Melchor Marín, il poliziotto appassionato di libri con un passato da galeotto, dopo la morte della moglie Olga ha lasciato la divisa e lavora come bibliotecario a Gandesa, in Terra Alta.
Con lui vive la figlia Cosette, ora adolescente, che non perdona al padre di averle nascosto per quattordici anni il vero motivo della morte di sua madre, causata dall’ostinazione di Melchor nel perseguire i colpevoli durante la sua prima indagine.
Amareggiata e confusa, incerta anche se proseguire gli studi, Cosette attraversa una fase di ribellione e parte per una vacanza a Maiorca con un’amica, facendo perdere le proprie tracce.
L’istinto di padre e di poliziotto suggerisce a Melchor che la scomparsa della ragazza non è un semplice capriccio; dopo aver allertato tutti i suoi ex colleghi, raggiunge precipitosamente l’isola per vederci chiaro.
A Maiorca trova però un muro di indifferenza, finché una mail anonima lo indirizza verso la villa di un finanziere ricco e potente, stimato da tutti come benefattore per il suo impegno umanitario; ma nel messaggio viene descritto come un predatore sessuale, che organizza feste con personaggi di spicco della politica e dell’imprenditoria per poterli ricattare.
Cosette sarebbe stata invitata proprio a una di queste feste.
Per Melchor comincia l’indagine più difficile della sua vita, in cui lo seguiranno solo pochi, fidati amici.
Violenza, vigliaccheria, abusi di potere sono i tratti oscuri di un nemico dall’apparenza irreprensibile, ma il senso di giustizia di un padre non può arretrare di fronte alla paura.
RECENSIONE
E dopo Terra Alta e Indipendenza eccoci al terzo capitolo della serie che vede come protagonista Melchor Marín. Il castello di Barbablù.
Siamo nel 2035, Melchor ha smesso i panni di poliziotto per abbracciare quelli di bibliotecario.
Se nelle sue storie precedenti ci aveva abituato al suo amore per i grandi romanzi, qui lo troviamo ad aver fatto della sua passione un lavoro.
Durante tutta la vicenda continuerà ad essere un lettore infaticabile di romanzi ottocenteschi, e lo troveremo sempre in compagnia di diverse opere di Ivan Turgenev.
I rimandi ai capitoli precedenti della serie sono presenti e ripetuti, soprattutto nella fase iniziale della storia.
La lettura risulta semplice e godibile anche a chi non ha letto il resto però, perché Javier Cercas inquadra bene ogni personaggio presentandolo e raccontandone brevemente il suo passato, intercalandolo nella storia attuale.
Focus della vicenda è Cosette, figlia, oggi, diciassettenne, di Melchor, ragazza gioiosa e piena di vita, con un buon rapporto con il padre.
Specie durante l’infanzia il rapporto con il padre era stato strettissimo. Lui la trattava con freddezza o con quella che un osservatore imparziale avrebbe ritenuto freddezza, in maniera distratta, assorta o un po’ assente. Questo non spiaceva a Cosette, in parte perché non conosceva altro e in parte perché pensava che, nella vita reale, gli eroi fossero così: freddi, distratti, silenziosi, assorti e un po’ assenti; per di più Cosette contava sul fatto che, almeno per un’ora o un’ora e mezza al giorno, il padre abbandonava la sua astrazione e si dedicava a lei senza riserve. Era il momento in cui, prima che lei si lasciasse trascinare dal sonno, lui le leggeva romanzi ad alta voce…
Tutto tranquillo finché Cosette non viene a scoprire che la madre non era morta in un incidente, come il padre le ha sempre raccontato.
Arrabbiata e delusa decide di partire per Maiorca, comunicando via whatsapp con Melchor finché un giorno non si perdono le sue tracce.
Javier Cercas riesce molto bene a trasmettere tutti i sentimenti in gioco, il rapporto padre figlia complesso, ma forte è il fondamento del thriller che da questo momento si verrà a sviluppare.
Melchor capisce che a Cosette è successo qualcosa, il suo animo di poliziotto viene fuori e smuove mari e monti per trovare la figlia.
Da questo momento in poi la storia prende una piega, per i miei gusti, un po’ troppo inverosimile, (a Melchor negli anni ne capitano davvero troppe!)
I temi trattati sono molteplici: corruzione, violenza contro le donne, abusi sessuali, abusi di potere.
Il focus rimane comunque l’ex poliziotto, il suo passato, i suoi segreti.
Insomma la scrittura di Javier Cercas in questo caso non mi ha pienamente coinvolta.
La narrazione si dilunga su pasti e pensieri, lasciando davvero poco spazio all’indagine e all’azione.
Il merito?
Javier Cercas racconta molto bene il rapporto genitoriale e i caratteri adolescenziali di Cosette, e compare un personaggio dall’alto potenziale, Carrasco, altro ex poliziotto con un passato importante e una lotta che dura una vita.
Nota curiosa, anche in questo romanzo Javier Cercas e si autocita, anche se ammetto che la prima volta fa sorridere, la seconda lascia indifferente, alla terza citazione mi chiedo a cosa serva!
Per concludere, questo thriller tratta davvero argomenti forti ed importanti, ma che alla lettura appare più leggero e veloce di quanto i temi trattati promettano.
Traduttore: Bruno Arpaia
Editore Guanda
Pagine 420
Anno 2022
AUTORE
Javier Cercas (1962) è uno scrittore spagnolo, collaboratore abituale dell’edizione catalana di “El País” e del supplemento del sabato, oltre che dal 1989 docente di letteratura spagnola all’Università di Gerona.
Ha raggiunto il successo con Soldati di Salamina (Guanda 2002); Il movente (Guanda 2004); La velocità della luce (Guanda 2006); La donna del ritratto (Guanda 2008); Anatomia di un istante (Guanda 2010); Il nuovo inquilino (Guanda 2011); La verità di Agamennone (Guanda, 2012); Le leggi della frontiera (Guanda, 2013); L’impostore (Guanda 2015, vincitore dell’European Book Prize 2016); Il punto cieco (Guanda 2016), Terra Alta (Guanda 2020), Indipendenza (2021).
Nel 2016 ha vinto la IX edizione del Premio FriulAdria “La storia in un romanzo”, per «l’audace esplorazione dei limiti fra realtà e finzione: per aver restituito nei suoi romanzi la coerenza e la simmetria della storia, ma anche tutta la forza drammatica e il potenziale simbolico che esigiamo dalla letteratura». Tra i premi che gli sono stati conferiti ricordiamo il Premio Nacional de Narrativa (2010), il Premio Salone Internazionale del Libro di Torino (2011) e il Premio Internazionale Mondello (2011).
Nel 2019 gli viene attribuito il Premio Sicilia, conferito nelle precedenti edizioni a Isabel Allende e Luis Sepúlveda. Un premio nato per omaggiare le massime voci del nostro tempo, per riconoscerne l’eccellente impegno personale, civile ed artistico.
Del 2022 il Premio Fulvia, prestigioso riconoscimento dedicato al personaggio femminile di Una questione privata, il romanzo che Beppe Fenoglio ha scritto nel 1963.