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La morra cinese di Marco Malvaldi

La morra

La morra cinese

A Pineta la destra ha vinto le elezioni amministrative e nel BarLume i vecchietti si dividono tra chi sostiene la nuova giunta e chi no.

Massimo ha ben altri problemi perché fatica ad ottenere l’autorizzazione per il suolo pubblico all’esterno del suo locale ma non è l’unica questione a togliergli il sonno perché Matilde, la sua primogenita, non dorme mai. Intanto la nuova amministrazione comunale ha venduto un lotto di terreno, chiamato il Bosco Torto, a una ditta che intende realizzare un grande resort incontrando l’opposizione di molte associazioni ambientaliste locali, di cicloamatori e di scalatori.

Ben altro tipo di problema è il cadavere che viene rinvenuto nel parcheggio sul retro del municipio. Si tratta di uno studente di filologia della Normale di Pisa, Stefano Mastromartino, che stava conducendo delle ricerche su vecchi documenti nella casa del conte Valdemaro Serra Catellani, nobile decaduto.

Se tali documenti fossero ritrovati il conte ne avrebbe goduto di parecchi benefici ma perché uccidere lo studente? Alice Martelli indaga, come sempre aiutata e supportata dalle sagaci deduzioni dei vecchietti e da Massimo che, bazzicando nel comune per il suo permesso agognato, si rende conto che tra i corridoi del palazzo c’è qualcuno che entra troppo spesso in uffici che non gli competono.

I gialli appartenenti al ciclo del BarLume hanno un leit motive che li accomuna: quello del gioco.

Ad iniziare dal primo, la briscola per passare poi alle bocce, la battaglia navale e, in quest’ultimo, la morra cinese che altro non è che il nostro sasso – carta – forbici.

In questo caso, la metafora del guazzabuglio burocratico a cui vanno incontro i nostri protagonisti.

Con la consueta ironia a cui Malvaldi ci ha abituati, ha tessuto una trama più che mai attuale: l’amministrazione comunale ha cambiato colore politico, le pastoie burocratiche e le consuete lungaggini sono all’ordine del giorno.

Solo il bar di Massimo non cambia mai, è il punto di ritrovo, il centro delle vicende dei quattro vecchietti.

Il BarLume è la loro seconda casa e lì dentro si discute di politica, di economia, di storia; perché ne hanno di cose da raccontare.

Il barista deve avere occhio, orecchio e buon senso

Così veniamo a conoscenza degli affari comunali, degli intrighi riguardanti un appezzamento di terreno chiamato il “Bosco torto” sul quale non si sa bene se esistano o meno gli usi civici e che il comune vuole lottizzare ad uso abitativo contro il parere di ambientalisti e appassionati di escursionismo.

Gli usi civici sono un po’ come la morra cinese e l’affare del Bosco torto acquistato dal comune ne acquista il busillis: se gravano gli usi civici non può venderlo, se non si può vendere il comune ha un buco finanziario

Ma il comune ora ha anche un’altra gatta da pelare…

Chi era il ricercatore universitario che stava preparando la tesi di dottorato in lettere, indirizzo filologia, alla Normale di Pisa e che è volato da una delle finestre del comune?

Cosa ci faceva, di notte, nell’edificio?

Per saperne di più il vicequestore Alice Martelli, nonché compagna di Massimo e mamma della piccola Matilde, si reca alla facoltà che lei stessa ha frequentato, la prestigiosa “Normale”, uno dei più antichi atenei che può contare la firma dell’architetto Vasari.

La scuola Normale. La cosa più diversa che si potesse pensare dello squallido casermone dove aveva sede il comune di Pineta: Dalla Normale al comune, e viceversa. Curioso. Su quel caso si intrecciavano luoghi che, sul dizionario, erano sinonimi. Normale, comune significa usuale, ordinario, solito. Ma cosa c’è di analogo tra un municipio e una delle più prestigiose università del mondo? Una cosa a dire il vero c’è. Sono necessari entrambi

Ed è così che, tra vecchi documenti polverosi custoditi da un nobile decaduto con la passione per l’orticoltura, viene rinvenuta una lettera in cui Giacomo Leopardi cita un’antica fonte situata nel Bosco Torto.

Mentre Alice offre indizi a spizzichi e bocconi all’interno del bar, i nostri vecchietti assimilano e commentano offrendo, come sempre, un valido aiuto alla risoluzione del caso.

Malvaldi, in La morra cinese, tesse una trama di intrighi politico amministrativi, tra battibecchi sulla politica e coccole ai bisnipoti con gli spassosi toscanacci dalla parlata così piacevole e con dialoghi esilaranti.

Un giallo ben costruito, scorrevole e come sempre accattivante.

Editore: Sellerio
Pagine: 264
Anno di pubblicazione: 2023

Marco Malvaldi (Pisa 1974) si è laureato in Chimica all’Università di Pisa conseguendo il dottorato in ricerca.

Ha esordito nella narrativa con il giallo ambientato sulla costa toscana La briscola in cinque pubblicato da Sellerio nel 2007 dando il via alla serie divenuta nota come i romanzi del Bar Lume da cui sono stati tratti film per la tv salutati da un grande successo.

Per Sellerio ha pubblicato anche Odore di chiuso (2011) che ha ricevuto il premio Castiglioncello – Costa degli Etruschi, Il borghese pellegrino (2020) un giallo storico incentrato sulla figura di Pellegrino Artusi, Milioni di milioni (2012), Argento vivo del 2013, Buchi nella sabbia (2015), Negli occhi di chi guarda (2019).

E con la moglie Samantha Bruzzone ha scritto Chi si ferma è perduto del 2022 infine Oscura e celeste del 2023.

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