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Il cielo d’erba di Gianfranco Vergoni

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Il cielo d’erba

Francesco è un giovane disoccupato, spesso prigioniero delle proprie fragilità.
Viola per lui è una rivelazione. Gli dà forza e fiducia in se stesso e lui la adora, adora tutto di lei.
E anche Viola impara ad amarlo e ad aprirsi con lui, nonostante la propria natura un pò da gatto e un pò da istrice.

È soltanto grazie a lei che Francesco ha imparato a guardare il mondo da una nuova prospettiva, capovolta.

Le cose non sono come sembrano, e non devono per forza andar sempre male.
Così le loro vite – lui che trova finalmente un impiego in un mercatino dell’usato, lei che lavora nel bar dei genitori – si uniscono in modo indissolubile.

L’innamoramento porta alla convivenza e poi al matrimonio.
Ma l’idillio dura poco, perché Francesco si accorge che Viola è sempre più cupa e scontrosa, c’è qualcosa che la tormenta e la divora da dentro.
Il ragazzo decide di affrontarla e, sulla scorta di un terribile sospetto, le chiede se ci sia un altro uomo.

E un altro uomo, in effetti, c’è: è Viola stessa.
Viola che non è mai stata a suo agio dentro il corpo di una donna, dentro quell’identità. Viola che ha deciso di ascoltarsi, finalmente, e avviare il processo di transizione di genere.

L’amore che prova per Francesco non è messo in discussione e lui, sospinto da un sentimento assoluto e incrollabile, cerca con tutto se stesso di accettare la situazione e di sostenere la moglie.
Ma l’amore, il vero amore, può davvero resistere a tutto?

Nessun aspetto viene nascosto al lettore, né sentimentale né fisico o sessuale, in un percorso che sfida le convenzioni raccontando l’amore come non è mai stato raccontato prima.

Una narrazione matura, energica e allo stesso tempo delicata, che supera con coraggio gli stereotipi e trascina il lettore nei meandri più profondi dell’animo umano.

Proviamo a fare la verticale contro il muro, come quando eravamo ragazzini: il mondo risulterà all’incontrario e

i punti cardinali si scambiano di posto, la femmina che si rivela maschio, il sole di mezzanotte, il nord che diventa sud, il sotto che finisce sopra, l’erba che spunta dal cielo. Il cielo d’erba

Il mondo e la sua bellezza sono invertiti, il soffitto è sottosopra – e questo è ciò che succede a Francesco e Viola, i protagonisti di questo profondo, ironico, crudo e romantico romanzo.

Si tratta di un romanticismo tutto nuovo, modernissimo, che in un viaggio di introspezione intimo rivela la complessità assoluta dell’esperienza psicologica dei protagonisti.

Francesco e Viola si innamorano: sono due giovani romani alle prese con le difficoltà del precariato e di un domani incerto, che decidono di sposarsi imparando giorno dopo giorno a conoscersi a fondo.

Sono diversissimi, eppure complementari e simmetrici: Francesco trova lavoro in un mercatino dell’usato, è timido ai limiti del patologico,

impreparato su tutta la linea, né alto né basso, né questo né quello, fuori posto in ogni categoria

e, a proprio agio solo nella simmetria e nell’ordine.

Viola, che lavora nel bar dei genitori, è una gatta selvatica inaccessibile, la si può accettare solo così com’è, indossa sempre una tuta da ginnastica che possa celare le sue forme e non concede nulla alla frivolezza della femminilità:

Se mi vuoi mi devi prendere così come sono. Tanto poi passa. Dopo un po’ passa. Tutto passa

Quando la freddezza di Viola diventa insopportabile, Francesco divorato dal dubbio le chiede se fra di loro ci sia un altro: e l’inattesa risposta della moglie è che sì, un altro c’è – è Viola stessa che capisce che dentro di sé vive un uomo.

Viola, con energia e libertà, vuole affrontare il difficile percorso della transizione di genere e diventare Vittorio; Francesco, con amore infinito degno di un santo, e ostinazione, accetta di rimanerle accanto e supportarla in questo travagliato viaggio personale.

Forte dell’amore profondo che lo lega a Viola, Francesco narra tutti i dolorosi passaggi e le difficoltà a cui Viola si espone nella transizione FTM: psicologici in primis, ma anche e soprattutto fisici (l’uso di un binder per nascondere il seno; di un packer per simulare la forma del pene; le iniezioni mensili di testosterone e la conseguente lentissima crescita di peli, baffi, muscoli; il ciclo mestruale che inaspettatamente ricompare dopo mesi di testosterone e che fa ripiombare Viola/Vittorio nel baratro della depressione; la gravidanza indesiderata; la mastectomia bilaterale; la falloplastica).

Come una spada di Damocle sulla testa di Viola/Vittorio pende l’incubo della disforia di genere (“Disforicchio” la chiama ironicamente Francesco, per allentare la tensione).

La disforia è un disturbo psichiatrico che causa l’angoscia assoluta in cui può cadere chi sta percorrendo il faticoso percorso a ostacoli della transizione, è la persistente sofferenza dovuta alla propria non ancora definita identità.

Accanto a Francesco e Viola/Vittorio vive una esilarante combriccola di parenti ed amici – letteralmente di ogni genere – la maggior parte dei quali ha sempre saputo dell’identità mancata di Viola, che sin da ragazzina ha sofferto di disforia e palesato il proprio interesse per tutto ciò che è tipicamente maschile.

Con estrema ironia l’autore fa sfilare tra le pagine de Il cielo d’erba, in un trenino brasiliano, Cheope “uomo delle caverne dall’indomabile spirito cazzaro” (il miglior amico di Francesco), Graziarcà (la “stronza al cubo” con cui Cheope ha avuto un figlio), Paradisea (l’omosessuale amico di Viola/Vittorio), i genitori della coppia di protagonisti – ciascuno con le proprie contraddizioni, drammi ed insicurezze, “uno più strambo e problematico dell’altro”.

Una lettura che è stata al contempo divertentissima – per la dose di ironia che Francesco esprime ad ogni riga, persino nelle situazioni più dolorose – e di grande impatto emotivo.

L’autore sa sia far sorridere che commuovere, nonché riflettere su quello che è a mio avviso il nodo principale affrontato, e cioè che amare chi ci sta accanto significa anzitutto accettare noi stessi, pienamente e senza esprimere giudizi.

Molto interessante l’idea di parlare della transizione FTM non dal punto di vista di chi la affronta (Viola/Vittorio), ma da quello di chi sta accanto (Francesco) – con le proprie insicurezze, i dubbi, il desiderio e l’eccitazione sempre creati dal corpo femminile di Viola, che Francesco non smette di amare anche quando quest’ultima lo allontana e rifiuta.

Mi sfugge. Si ritrae. Bruscamente. Molto bruscamente. Troppo bruscamente. Come se i miei baci le dessero fastidio. Come se non mi amasse più

Sbalorditivo, irriverente, dolorosissimo: Il cielo d’erba è una storia d’amore e di trasformazione in cui si descrive il cambiamento più radicale che una coppia può oggi affrontare.

Ci sono coppie che resistono e superano la transizione, ma il più delle volte il duo originale si sfalda; e così Francesco, il fedelissimo marito, alla fine si allontana dall’amore della sua vita.

Sono felice di averti accompagnato fin qui. Cioè, non sono stato sempre felice. Però, quando lo sono stato, lo sono stato come non mi era mai successo prima
Anch’io. Insieme a te sono stato la donna e l’uomo più felice del mondo”.

Editore: Longanesi
Pagine: 552
Anno pubblicazione: 2023

Gianfranco Vergoni, perugino trapiantato a Roma, è stato ballerino, cantante, attore.

In più di trent’anni di teatro – con oltre cinquanta titoli al suo attivo – ha tradotto e adattato copioni e canzoni, curato regie e coreografie, scritto e messo in scena sei recital, quattro monologhi, due commedie e sei commedie musicali, vincendo il Broadway World Award per il miglior testo.

Grandissimo lettore da sempre, con Il cielo d’erba esordisce come scrittore di romanzi.

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