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Le schegge di Bret Easton Ellis

Le schegge

Le schegge

Nel 1981 Bret ha diciassette anni e frequenta l’ultimo anno alla Buckley, la scuola della gioventù dorata di Los Angeles: feste in piscina, amori promiscui, Bmw, coca, vodka e succo di pompelmo, nell’autoradio cassette piene di Ultravox, Blondie e Duran Duran. Un mondo falso e perfetto, ma tutto sommato piacevole, di certo eccitante.

Almeno finché in classe non arriva uno studente nuovo: «se la primavera e l’estate del 1981 erano state il sogno, qualcosa di paradisiaco, allora il mese di settembre rappresentò la fine di quel sogno con l’arrivo di Robert Mallory».

Robert è intelligente, bello, carismatico e presto entra a far parte della ristretta cerchia di amici di Bret. Robert però nasconde un segreto, indecifrabile anche per le persone che gli sono più vicine. Ammaliato dal fascino ambiguo di Robert, Bret sviluppa una vera e propria ossessione nei confronti del nuovo compagno.

Ma Bret non può assecondare fino in fondo quell’attrazione perché c’è qualcosa, anzi qualcuno, il cui pensiero lo sconvolge più di ogni altro: il Pescatore. È questo il nome con cui è stato ribattezzato un pericoloso serial killer che sta mietendo vittime a Los Angeles in quegli anni, e che sembra deciso a colpire il gruppo di amici di Bret, e Bret stesso…

Minacce terrificanti, atti di violenza casuali, inquietanti coincidenze: questa serie di eventi va a comporre un quadro che viene continuamente interpretato da Bret attraverso il filtro della sua immaginazione di adolescente dalle grandi doti narrative, in un momento in cui sta scoprendo la sua vocazione letteraria e la sua omosessualità.

Bret si può fidare degli amici? E con la sua capacità di leggere la realtà riuscirà a trovare un senso al pericolo che sembra incombere su di lui?

Leggere Le schegge significa avere a che fare con una esperienza molto particolare.

L’autore ci porta dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo con una manciata di pregnanti parole.

Ci descrive innanzitutto l’America degli anni ’80.

Da Le schegge si ricava una lista molto ben articolata di libri, film, musica di quegli anni, che ci aiuta, o meglio, aiuta di sicuro coloro che hanno vissuto quegli anni, a ricostruire il contesto della vicenda.

In un attimo passiamo dall’America ad uno stato in particolare: la California…

Anche qui, l’autore ci descrive luoghi, paesaggi e strade prima di soffermarsi su una delle megalopoli simbolo dell’America, quindi del “grande”.

Siamo proprio a Los Angeles, ma basta che l’auto del protagonista acceleri di poco che ci troviamo in una zona particolare della città…

La stessa auto poi la vediamo parcheggiare in una precisa scuola di quel quartiere e il nostro protagonista può “godersi” l’ultimo anno assieme ai suoi cinque “amici”.

Siamo passati all’infinitamente piccolo, perché il protagonista parla in prima persona della sua adolescenza in quella città, in quel quartiere, in quella scuola, attorniato da quegli amici.

È l’individualismo spinto di Bret a portarci nel suo mondo piccolissimo che, ci accorgiamo subito, gli sta stretto.

Bret non è come gli altri, ma ha un disperato bisogno di essere circondato dagli altri, di essere popolare… non può farne a meno.

È l’ultimo anno in quella scuola e a lui, che sta scrivendo il suo romanzo già da un annetto, non importa nulla di niente e di nessuno, ma ha paura di essere isolato e perciò decide scientemente di recitare una parte, che gli permetta di arrivare a fine anno costruendo pezzo per pezzo la sua popolarità.

Mentre col microscopio, ne Le schegge, Bret ci parla di sé, siamo di nuovo catapultati nel “grande”.

A Los Angeles c’è un serial killer che miete vittime proprio tra i quartieri bene della città, lasciando indizi caratteristici della sua opera.

Potrebbe essere chiunque, e sarebbe anche giusto preoccuparsi di certi “segni”, ma di nuovo Bret, che ora è lo scrittore, che parla quarant’anni dopo aver vissuto quell’autunno del 1981, a dirci che non si poteva aver paura di ciò che non si sapeva, perché i giornali all’epoca hanno sempre omesso e camuffato la verità dei fatti.

Per cui il Bret diciassettenne, più che temere il “Pescatore a Strascico” (il soprannome dato al serial killer) è preoccupato della novità di quell’inizio anno scolastico…

Un nuovo studente si è trasferito proprio in quella città, proprio in quel quartiere, proprio in quella scuola, proprio in quell’ultimo anno.

Robert diventerà parte del gruppo di amici, ma per Bret diventa un’ossessione… o meglio l’arrivo di Robert scatena in Bret tutta una serie di ossessioni fino ad allora tenute a bada.

L’autore è maestro nel mostrarci lo stretto mondo interiore di Bret dove si agitano le sue ossessioni.

Ne Le schegge, ci sono parole che si ripetono volutamente e ne caratterizzano la figura: Bret parla della sua casa chiamandola sempre “casa vuota” come a farci capire quanto pesi quel vuoto su di lui.

Bret ci parla dei suoi genitori come “genitori lontani”, nuovamente a spingerci a scommettere su quanto pesi su di lui quella lontananza.

Affronta le sue giornate a suon di “Valium” e “Quaalude”, perché altrimenti la pantomima della sua vita non reggerebbe di fronte alla realtà.

E quindi per Bret è “normale” associare il killer al nuovo arrivato a scuola.

Non arriva mai a pensare alle miriadi di abitanti di Los Angeles… per lui il responsabile è troppo vicino… ci sono troppe “connessioni” (altra parola chiave nel suo racconto).

E la vicenda del killer? Viene completamente schiacciata dalla massiccia cornice con cui l’autore circonda tutta la storia.

I diciassette anni del protagonista e dei suoi amici pesano come macigni… la sua “diversità” pesa ancora di più, i suoi vuoti non gli lasciano respiro e lo terrorizzano… in più il Pescatore ha mire e connessioni precise…

Traduzione: Giuseppe Culicchia
Editore: Einaudi
Pagine: 752
Anno pubblicazione: 2023

Bret Easton Ellis è uno scrittore e sceneggiatore statunitense.

Noto per le sue brillanti e controverse critiche alla società dei consumi, la sua opera più celebre e citata è sicuramente American Psycho (1991), divenuto un best seller globale.

Si ricordano anche Meno di zero (1985), Le regole dell’attrazione (1987), Glamorama (1998) e Lunar Park (2005).

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