Tutti i particolari in cronaca
La corsa all’alba, la colazione al bar, poi nove ore di lavoro all’archivio del tribunale, una cena piena di silenzi e la luce spenta alle dieci: Carlo Cappai è l’incarnazione della metodicità, della solitudine. Dell’ordinarietà. Nessuno sospetta che ai suoi occhi quel labirinto di scatole, schede e cartelle non sia affatto carta morta.
Tutto il contrario: quei faldoni parlano, a volte gridano la loro verità inascoltata, la loro richiesta di giustizia. Sono i casi in cui, infatti, il tribunale ha fallito, e i colpevoli sono stati assolti “per non aver commesso il fatto” – in realtà per i soliti, meschini imbrogli di potere. Cappai, semplicemente, porta la Giustizia dove la Legge non è riuscita ad arrivare – sempre nell’attesa, ormai da quarant’anni, di punire una colpa che gli ha segnato la vita.
Walter Andretti è invece un giornalista precipitato dallo Sport, dove si trovava benissimo, alla Cronaca, dove si trova malissimo. Quando il capo gli scarica addosso la copertura di due recenti omicidi, Andretti suo malgrado indaga, e dopo iniziali goffaggini e passi falsi comincia a intuire che in quelle morti c’è qualcosa di strano. Un legame. Forse la stessa mano…
Antonio Manzini, il creatore dell’indimenticabile vicequestore Schiavone, entra nel catalogo del Giallo Mondadori con una storia serrata e sorprendente che si interroga sull’equilibrio tra legge e giustizia, e su ciò che saremmo disposti a fare pur di guarire le nostre ferite.
RECENSIONE
Premessa: è il primo romanzo di Manzini che leggo e, mea culpa, devo recuperare tutto perché la sua scrittura è fenomenale.
Una donna riceve un plico da un certo Walter Andretti e inizia a leggerlo…
Erano le dieci e un quarto di una giornata di fine ottobre. Per la precisione, era giovedì 25 ottobre 2018.
Questa lettura dà l’avvio alla vicenda, una vicenda talmente realistica da ricordare vecchi casi di cronaca: la donna misteriosa è la chiave di volta che ci introduce all’interno della storia. Sarà sempre lei a chiuderla, nell’epilogo del libro.
Il romanzo è suddiviso in tre parti, nelle quali si alternano i punti di vista dei due protagonisti.
Da un lato abbiamo Carlo Cappai, un uomo solitario e abitudinario che trascorre le sue giornate tra la corsa all’alba, il lavoro al tribunale e il suo studio, che è sempre chiuso a chiave:
nessuno lo conosceva per davvero, solitario, grigio e sfuggente, una macchia delebile che il tempo avrebbe pensato a cancellare. Carlo Cappai, invece, era un ragno che da quarant’anni tesseva la sua tela.
Dall’altro abbiamo Walter Andretti: giovane giornalista del quotidiano locale, che si occupava di sport e che è stato spostato alla cronaca nera, dove si sente un pesce fuor d’acqua.
Ben presto si trova a dover indagare sul misterioso omicidio di Flavio Zigon: chi è l’assassino? Perché è stato ucciso?
Walter arranca, cerca di scrivere l’articolo e cerca allo stesso tempo di stare sul pezzo: di muoversi bene in quella giungla che è la cronaca nera dove, se non si hanno gli agganci giusti, si arriva sempre tardi.
In questa provincia, che non è mai nominata, ma è ben descritta (e che, comunque, dai vari riferimenti sembrerebbe essere quella di Bologna), si muovono Carlo Cappai e Walter Andretti che, azzardo, sembrano l’uno l’alter ego dell’altro.
Questa provincia viene scossa da una serie di omicidi, che spingono Walter a cercare, a frugare nel passato delle vittime che, molto spesso, è macchiato di sangue.
Ed è così che i due si conoscono, ma attenzione: è una conoscenza superficiale, lavorativa, che però segna il punto di svolta per Carlo, il quale capisce di aver trovato sé stesso in un altro, di aver trovato qualcuno che come lui scava, cerca risposte e non si ferma di fronte alla verità, ma cerca la Verità perché:
A un giornalista non si chiede un finale, se la realtà il finale non lo svela, il finale non c’è. Quello è un problema degli scrittori.
Manzini è bravo nel preparare il lettore, lo prende per mano e lo accompagna attraverso la vita di Carlo e il diario di Walter nella prima parte, mentre nella seconda lo aiuta, alternando la narrazione tra vita quotidiana e processo.
Alla fine, nella terza, lo accompagna alla scoperta della verità che non sarà quella che il lettore si aspetta.
Il colpo di scena è lì ed è potente, ma soprattutto coerente con gli indizi che vengono disseminati nel libro.
Tutti i particolari in cronaca è un libro che si interroga sul concetto di giustizia: quella degli uomini, da una parte e quella più vera e profonda, dall’altra.
Un uomo che riesce a farsi assolvere è colpevole o innocente?
La giustizia degli uomini quanto è “giusta”?
Tutti i particolari in cronaca è la descrizione di una vendetta, di una tela tessuta per quarant’anni… la storia di un uomo che vive nel passato che:
ha archiviato la sua vita, con il suo dolore come fa con i faldoni dei processi, l’ha messa lì, su una parete, per poterla guardare sempre e impedirsi quindi di vivere.
Ma è anche la storia di un ragazzo che diventa uomo, che prende in mano il suo presente e combatte per costruire il suo futuro. È la storia di due uomini che si interrogano sulla verità e sulla giustizia e che sono più simili e vicini di quanto possano immaginare.
Editore: Mondadori
Pagine: 304
Anno pubblicazione: 2024
AUTORE
Antonio Manzini, attore, sceneggiatore e romano, ha esordito nella narrativa con il racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l’antologia Crimini.
Del 2005 il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi).
Con Einaudi Stile libero ha pubblicato La giostra dei criceti (2007).
Un suo racconto è uscito nell’antologia Capodanno in giallo (Sellerio 2012).
Del 2013, sempre per Sellerio, ha pubblicato il romanzo giallo Pista Nera.
Secondo episodio della serie: La costola di Adamo (Sellerio 2014).
Nel 2015 pubblica Non è stagione (Sellerio), Era di maggio (Sellerio) e Sull’orlo del precipizio (Sellerio).
Del 2016 è Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio).