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La luce delle stelle di Licia Troisi

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La luce delle stelle

Una sera uguale alle altre, in uno sperduto osservatorio astronomico. La luce delle stelle illumina, ma non abbastanza, la piccola comunità di scienziati residenti che si trova alle prese prima con un black-out, forse un sabotaggio, e poi con un cadavere trovato nella sala comune, forse un assassinio: la vittima potrebbe essere caduta da una balaustra, o essere stata spinta.

L’osservatorio è isolato, i telefoni sono muti, i cellulari non prendono, i copertoni delle automobili sono stati tagliati e la città più vicina, se si riesce ad attraversare il deserto, si trova a due ore di macchina.

Come in una macabra barzelletta, due italiani – Gabriele, che ha appena finito il dottorato, e Pinetta, che ancora lo sta finendo –, un’americana – Samantha, star dell’astrofisica mondiale –, un inglese – Matt, pettegolo come una suocera – e una sudamericana – Mariela, medico dell’osservatorio – si trovano a dover valutare l’ipotesi che l’omicida o il sabotatore sia non solo tra loro, ma uno di loro.

Essendo scienziati, però, sanno che, date le ipotesi, per giungere alla tesi non c’è che da tessere un ragionamento. Sarà Gabriele, lettore di gialli e abile astrofisico, capace di empatizzare anche con gli assassini, a trovare il bandolo dei delitti che, come tutta la sua vita, è scritto nelle stelle.

È che fare l’astronomo è un po’ come fare il detective: hai delle prove e devi tirare fuori la legge che le unisce. È un po’ la stessa cosa

Licia Troisi con La luce delle stelle raccoglie una doppia sfida, quella di scrivere il suo primo thriller, nonché il suo primo romanzo indirizzato ad un pubblico adulto, e quella di creare una nuova figura investigativa in un ambito decisamente poco o per nulla “battuto” dagli scrittori di genere: quello dell’astrofisica.

Una duplice sfida che si rivela vincente, grazie ad una serie di fattori che concorrono alla riuscita del romanzo.

La storia “gialla” richiama alla mente del lettore un’impostazione classica, stile Agatha Christie, con il delitto che avviene in un luogo isolato e difficile da raggiungere dall’esterno e la caccia al colpevole necessariamente circoscritta ai soli presenti sulla scena del crimine.

L’ambientazione in uno sperduto osservatorio astronomico, di cui per scelta narrativa non si conosce il nome, costituisce una novità per la letteratura di genere thriller e trasporta il lettore in una specie di universo parallelo dove

in principio era l’occhio nudo, e qualcuno che decise di alzarlo verso il cielo e il telescopio era di là da venire

per giungere poi

all’epoca dei telescopi spaziali, delle sonde interplanetarie e dell’astronomia delle onde gravitazionali

il tutto descritto dall’autrice con precisione e competenza, incuriosendo chi legge senza mai annoiare.

L’arco temporale in cui si svolgono gli eventi è concentrato tutto in una sola notte, e conferisce alla storia il ritmo serrato e la giusta dose di pathos e adrenalina tipici dei migliori thriller.

I personaggi sono perlopiù giovani, freschi e dinamici, capaci di stabilire sin da subito una forte corrente di empatia con il lettore grazie ad una caratterizzazione puntuale che riflette la profonda conoscenza che ha l’autrice del mondo giovanile.

Gabriele, il protagonista, astronomo di supporto e detective improvvisato, “buca le pagine” e si conquista di diritto un posto nel cuore di chi legge grazie alla sua timidezza

…e questa volta Gabriele non poté in alcun modo evitare di arrossire fino alla punta dei capelli

al suo

amore impossibile che non avrebbe mai rivelato ad anima viva neppure sotto tortura, figurarsi a lei

alla sua scarsa autostima

non si era mai sentito portato per il confronto con gli altri, che gli sembravano sempre migliori, più bravi e ambiziosi di lui

tutte caratteristiche che lo rendono vicino al lettore permettendogli di riconoscere se stesso in alcune di esse, e di immedesimarsi facilmente in una figura che non ha nulla di eroico, ma che, al momento giusto, sa uscire fuori dal guscio e trasformarsi per portare avanti “quell’indagine sgangherata” e risolvere il mistero.

A Licia Troisi va riconosciuto infine, il merito e il coraggio di aver acceso i riflettori sull’ambiente della ricerca, denunciando le condizioni lavorative dei giovani ricercatori, in particolare lo sfruttamento e l’eccessiva competitività presenti

Il mondo della ricerca è un casino, un casino vero, e lo stesso vale per l’università. Ci vengono richiesti dei sacrifici incredibili e tutti danno per scontato che sia normale … dicono che non dovremmo lamentarci, e fare tutto il necessario per rimanere nel sistema. E il sistema è spietato

e

il fallimento non è contemplato, e neppure le lamentele lo sono: è una missione, no ? E allora devi portarla avanti fino in fondo

perché

la performance è l’unica cosa che conta

più della persona.

La luce delle stelle, a lettura ultimata, si rivela un romanzo giovane e dinamico, a tratti divertente, che si legge tutto d’un fiato anche grazie ad una scrittura vivace e brillante, una sfida vinta sotto tutti i punti di vista.

Editore: Marsilio
Pagine: 192
Anno pubblicazione: 2024

Nata a Roma nel 1980, Licia Troisi è scrittrice di romanzi fantasy, appassionata di cinema e fumetti, è laureata in Astrofisica.

Laureata con una tesi sulle galassie nane, per Mondadori, nel 2015, ha pubblicato Dove va a finire il cielo, il suo primo libro di divulgazione scientifica.

Consegue il dottorato in Astronomia all’Università di Roma Tor Vergata.

È autrice delle saghe del Mondo Emerso, della Ragazza Drago, dei Regni di Nashira, di Pandora, di La saga del dominio, tutte edite da Mondadori. Nel 2019 pubblica con Mondadori I casi impossibili di Zoe e Lu del 2020 è invece La sfrontata bellezza del cosmo (Rizzoli).

Nel 2023 esce per Rizzoli, Astrofisica per ansiosi. Tutti i modi in cui l’universo potrebbe ucciderci.

Nel 2024 fa il suo esordio nel giallo con La luce delle stelle (Marsilio).

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