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Le sette donne di Jamie Spellman di Rose Wilding

Copertina di Le sette donne di Jamie Spellman di Rose Wilding
“A chi è riuscita a uscirne viva, a chi non ce l’ha fatta, e a chi sta ancora combattendo. Con amore”.

Le sette donne di Jamie Spellman

Recensione di Erika Giliberto

È il 31 dicembre e manca poco a mezzanotte. In una desolata stanza d’albergo alla periferia di Newcastle, sette donne sono sedute intorno a un tavolino su cui giace la testa insanguinata di un uomo. L’uomo si chiamava Jamie Spellman, e ognuna di loro aveva un motivo per ucciderlo – anche se tutte giurano di non averlo fatto.

Chi sono quelle donne, e cosa le ha portate a incontrarsi proprio lì, in quel posto abbandonato? Quando la polizia ritrova la testa, le indagini vengono affidate a un’ispettrice con i ricci rossi e le lentiggini, che ancora non sa quanto quel caso la farà vacillare.

Sarà lei a scoprire cosa lega le sette donne a Jamie Spellman; sarà lei a portare alla luce come ognuna di loro l’abbia conosciuto, amato, e infine profondamente odiato.

Recensione

Questa è una storia che fa paura, sotto tanti punti di vista.

Chiudiamo gli occhi e immaginiamoci la prima scena.

È il 31 dicembre 1999, siamo in una stanza d’albergo in disuso da anni, utilizzata più che altro come magazzino.

È buia e la timida luce tremolante di sette candele illumina a malapena otto volti dagli occhi incavati. Sedute a semicerchio ci sono sette donne stanche, impaurite, sole.

L’ottavo volto è quello di un uomo, Jamie Spellman, che si è posto al centro di ognuna delle loro vite e, in quel momento, si ritrova, ancora un’ultima volta, là in mezzo.

I suoi capelli biondi alla Brad Pitt sono tutti arruffati stavolta, il naso che negli anni ha annusato i colli e i corpi delle donne è un ammasso grumoso di sangue, quegli occhi magnetici che hanno fatto vacillare tutte senza tregua, ora sono spenti.
Il suo aitante corpo, però, è assente.

Rose Wilding ha deciso di aprire così il suo romanzo d’esordio, cercando di colpire il lettore subito dalla prima pagina con una immagine tetra e agghiacciante.

Ci è riuscita benissimo.

È impossibile non entrare immediatamente anche noi in quella stanza d’albergo ed è altrettanto impossibile non farsi già mille domande.

Chi sono queste donne?

Cosa ci fanno lì?

Di chi è quella testa mozzata?

Cosa sarà successo?

E, soprattutto, chi è stato?

Insomma, un’apertura degna dei migliori thriller in circolazione.

Ecco che inizia la storia, divisa in quarantatré capitoli, ognuno intitolato con il nome di una donna e una data.

Ed è così che iniziamo a conoscere le protagoniste di questo intenso romanzo e le loro vite.

Sette donne, Kaysha, Maureen, Ana, Sadia, Olive, Sarah e Josie.

Tutte diverse tra loro e che non hanno apparentemente nulla a che fare l’una con l’altra, ma tutte hanno conosciuto e frequentato Jamie Spellman.

L’autrice ci presenta ognuna di loro descrivendone dettagliatamente l’estetica e il carattere.

Ci accompagna nelle loro vite, una ad una, e, per ognuna di esse, nessuna esclusa, ci fa provare empatia e affetto.

Grazie alla tecnica dei flashback, si passa dalla scena iniziale, ai giorni appena successivi al ritrovamento della testa mozzata, per poi andare a diversi anni prima, così che il lettore possa iniziare a farsi un quadro generale dei rapporti tra le donne e Jamie.

L’autrice ci conduce passo passo nell’intreccio del racconto, in modo delicato, ma allo stesso tempo deciso, così da riuscire a mettere insieme i pezzi del puzzle con una tecnica narrativa di tutto rispetto, fluida, immediata e mai banale.

Nella storia entra poi in gioco la figura fondamentale di un’altra donna, Nova Stokoe, l’ispettrice che si fa carico del caso.

È una donna dai capelli rossi, affascinante, decisa.

Scoprirà che non tutto è come sembra e si ritroverà a fare i conti con una realtà che la tocca da vicino.

Questo è uno di quei romanzi che ti si incollano addosso e a cui continuerai a pensare durante la giornata, cercherai in tutti i modi un attimo libero per finirlo subito.

Ma Le sette donne di Jamie Spellman è molto più di un semplice thriller.

Da una nota dell’autrice:

“Ho scritto questo libro perché sottopelle, dietro il sorriso cortese, sono sempre, assolutamente furiosa

La Wilding ci racconta della condizione delle donne nella società di oggi, di quanta fatica deve fare a volte una donna per essere ascoltata.

Sia a causa del suo sesso che del colore della sua pelle o per la sua sessualità.

Sei lesbica? L’uomo si eccita.

Sei nera? Pulisci il cesso.

Sei una donna trans? Fila sul marciapiede.

Sei semplicemente una donna che lavora in un laboratorio di analisi e hai anche delle idee brillanti? Bene, ti concediamo un minuscolo ufficetto, faremo battutine idiote in continuazione e poi ti ruberemo le idee.

Sei una ispettrice di Polizia? Ok, mi sento comunque in diritto di chiamarti tesoro quando sei in servizio, anche se non ti conosco.

E ancora.

Troppe grida sono spesso inascoltate.

Quante donne vorrebbero urlare, scappare e non riescono a farlo perché ipnotizzate e intimorite da uomini crudeli che le sottomettono con manipolazioni psicologiche e a suon di pugni?

Quanti Jamie Spellman ci sono in questo mondo malato che si gira dall’altra parte?

Quando si arriva all’ultima pagina, alla scoperta della colpevole, il lettore viene pervaso da un senso di rabbia e frustrazione.

Questa storia ci deve far riflettere e incazzare tutti.

Traduzione Irene Gandolfi
Editore Marsilio
Pagine 352
Anno di pubblicazione 2024

Rose Wilding è una scrittrice di Newcastle.

Ha conseguito un master in scrittura creativa presso l’Università di Manchester, città dove vive, e quando non è occupata a uccidere qualcuno sulla carta, beve caffè, legge fantascienza femminista o posta su Instagram nuove foto dei suoi due cani.

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