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Ryan Gattis: Il sistema

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6 dicembre 1993, Los Angeles: Lucrecia Lucero, spacciatrice nota nell’ambiente come Scrappy, viene ferita gravemente davanti alla casa della madre. Alla scena assiste un suo cliente, Augie, ex paramedico della Marina che, grazie alle sue competenze, riesce a salvarle la vita, ma approfitta della situazione per portarsi via la droga e la pistola rimaste abbandonate sull’erba. Un gesto impulsivo che rischia di essergli fatale: qualche giorno dopo l’agente Petrillo, che ha l’incarico di tenere sotto controllo Augie, in libertà vigilata, le ritrova durante una perquisizione. Pur di non tornare dentro, Augie è pronto a testimoniare il falso, accusando due membri di una banda rivale, Dreamer e Wizard, di avere sparato a Scrappy. Ma se Wizard in effetti è colpevole e non sarebbe la prima volta che finisce in galera, il discorso è diverso per Dreamer, che non ha mai sparato a nessuno e non è affatto sicuro di avere la stoffa del criminale. E che, soprattutto, quella sera non si trovava lì. Perché Petrillo vuole incastrarlo? Come reagiranno le gang? Quando gli ingranaggi del Sistema si mettono in moto nessuno è più al sicuro… Un racconto a più voci, in perfetto equilibrio fra thriller, legal drama e romanzo di denuncia sociale, una storia di violenza tra bande ma anche la descrizione di una comunità, quella ispanica, che fatica a sfuggire al controllo della malavita e a trovare la propria strada.

Recensione

Cos’è il sistema raccontato da Ryan Gattis? È la giustizia, con i suoi meccanismi per individuare, processare e condannare i colpevoli. Ma è anche la malavita, quella dei sobborghi di Los Angeles, con le sue leggi non scritte, riassumibili con il concetto che il più forte prevale, sempre. E poi c’è la città stessa, una Los Angeles tagliente come un rasoio, quella che negli anni Novanta viveva le medesime tensioni raziali che ancora oggi infettano il tessuto sociale americano.

Sta proprio in quest’ultimo aspetto il grande valore narrativo del romanzo di Gattis, che sceglie di raccontare una storia solo apparentemente lontana dal tempo presente ma che, in realtà, potrebbe essere ambientata anche negli anni Duemila, come a voler testimoniare che dopotutto nulla è cambiato. Le disparità sociali, la corruzione, la povertà, i giochi di potere che sporcano la giustizia. Sono questi i temi di fondo del romanzo, un’enorme e lacerante grido di denuncia rivolto proprio a coloro che l’auspicato cambiamento non lo hanno ancora reso possibile e che anzi n determinano la sopravvivenza.

Ma Il Sistema è anche un noir, lucido e crudele, capace di colpire il lettore al fianco, obbligandolo a chinarsi sulla pagina scritta, mentre la storia lo cattura e lo trascina nei vicoli sporchi della grande città americana, dove la speranza sembra aver ceduto definitivamente il passo alla prevaricazione, alla violenza impartita come lezione di sopravvivenza, prima ancora che come unica regola di vita.

Gattis ha scelto di scrivere una storia corale nella quale non esistono protagonisti principali e secondari e nemmeno vincitori e vinti. I noir sono anche questo, non si tratta quasi mai di storie a lieto fine e il punto non è mai il mistero in sé, la necessità di giungere alla soluzione di un giallo, di un delitto, che pure esiste e rappresenta lo snodo attorno al quale la vicenda si sviluppa.

Lo scopo è un altro. Nasce con tutta evidenza dall’urgenza di narrare una storia profondamente umana, capace di non prendere le parti di nessun personaggio. Sembra quasi che Gattis ami incondizionatamente tutti coloro che recitano nel suo teatro del vero, tanto gli appartenenti al sistema giustizia, quanto coloro che invece stanno dall’altra parte della proverbiale barricata. Tutti contribuiscono alla narrazione offrendo il loro punto di vista, le motivazioni e le emozioni che li spingono a fare le proprie scelte.

Tra le pieghe del sistema si agita una umanità dolente, spesso contraddittoria, incapace di rappresentare un solo valore morale, come del resto accade anche nella realtà. Perché nessuno può dirsi realmente esente dal proprio lato oscuro, nemmeno quando è solo di passaggio in una delle vicende che gli pone di fronte l’esistenza.

Straordinaria la capacità di Gattis di raccontare la storia ogni volta da un punto di vista diverso, adottando per ogni capitolo una voce differente, una gamma emozionale sempre diversa, costruendo così un meccanismo di immedesimazione per ogni personaggio che alla fine spinge il lettore a guardare con occhi sempre diversi la vicenda che si evolve pagina dopo pagina.

I dialoghi sono serrati ed efficaci, caratterizzati dall’uso non invasivo dello slang tipico dei bassifondi multietnici di Los Angeles. La ricostruzione delle procedure della polizia, delle carceri e del sistema processuale sono credibili e frutto evidente di uno studio accurato della materia. Ogni passaggio è sottolineato dall’indicazione di data e ora, quasi a voler suggerire una scansione temporale da cronaca in diretta, con le scene che si susseguono senza soluzione di continuità, togliendo al lettore il respiro ma offrendogli in cambio il bisogno di sapere come andrà a finire, quale sarà il destino dei personaggi.

Un noir originalissimo e moderno, un romanzo di denuncia firmato da una penna di enorme talento, qui alla sua ottava prova, il cui nome merita di essere accostato a quello dei grandi autori del genere, primo fra tutti quel James Ellroy che per Gattis deve essere qualcosa di più di una semplice fonte di ispirazione.

Autore

Ryan Gattis è scrittore e insegnante. Vive e lavora a Los Angeles, dove è membro di UGLARworks, una crew di arte urbana, e di Heritage Future, una organizzazione no profit per la difesa e la diffusione del patrimonio culturale e letterario. Guanda ha pubblicato i romanzi Giorni di fuoco e Uscita di sicurezza

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