Residenza per persone sole
Recensione di Valentina Pace
La Residenza K, un palazzo di mattoni rossi che ospita donne nubili, appare agli abitanti di Tokyo come una dimora tranquilla per signore per bene, ma nasconde in realtà un passato sinistro. Quando dalla portineria sparisce misteriosamente il passe-partout, la chiave universale che apre tutte le centocinquanta stanze affacciate sui lunghi corridoi dei cinque piani, le inquiline cominciano a vivere nell’ansia. Ogni camera, infatti, oltre a un’immensa solitudine, custodisce colpe che ciascuna di loro tiene scrupolosamente per sé: strani furti, incidenti sospetti e persino un suicidio aleggiano tra quelle mura, abitate da donne assorte nel ricordo dei tempi andati. E adesso, in previsione dello spostamento dell’edificio che deve far posto a una strada, queste donne temono che succeda qualcosa di orribile: i lavori potrebbero portare alla luce un crimine avvenuto anni prima, e con esso tanti altri segreti che le pareti spesse della Residenza K – e la sua curiosa portinaia con la passione per i libri – serbano con discrezione.
Recensione
Una dimora apparentemente tranquilla che ospita donne nubili, un gruppo di signore malate di solitudine e un passe-partout che può svelare segreti inconfessabili sono gli ingredienti di questo ottimo giallo d’impianto classico, che non lesina sorprese e colpi di scena.
La residenza K. è un grande edificio di cinque piani e centocinquanta stanze riservate alle sole donne. L’uso degli spazi comuni e le visite dall’esterno sono rigidamente regolamentate. Due custodi, donne anch’esse, vigilano sul buon nome della residenza e delle sue inquiline, utilizzando un registro in cui annotare il nome degli eventuali visitatori che, se di sesso maschile, dovranno uscire dall’edificio prima di sera, e un passe-partout di cui servirsi all’occorrenza, per aprire tutte le stanze. Dietro ogni porta si celano dei segreti e aleggia il sospetto che sia stato commesso un crimine atroce, per cui, quando il passe-partout viene sottratto dalla portineria, il panico serpeggia nei corridoi del pensionato.
Uno dei punti di forza del romanzo è l’approfondimento psicologico dei personaggi. Infatti, Togawa Masako si sofferma sulle vicende personali di alcune di queste donne; si tratta di creature “oppresse dall’angoscia, spiritualmente fragili”. Molte di loro vivono recluse nella propria stanza e, credendo di non avere più un futuro, si sentono vive solo guardando al passato.
La solitudine e la malinconia regnano sovrane nella Residenza K., e alcune delle protagoniste, nel corso del tempo, si sono ammalate di depressione oppure hanno sviluppato dei disturbi psicosomatici; ciò fa di loro le prede ideali del Maestro, sedicente profeta di un nuovo culto, personaggio subdolo e inquietante che sembra conoscere troppi segreti.
L’autrice incanta il lettore e semina indizi che non potranno che condurlo fuori strada; infatti, con rara maestria ed uno stile essenziale, Togawa Masako riesce ad intrecciare le storie dei vari personaggi in un crescendo di tensione che si concluderà con un finale del tutto inaspettato.
Togawa Masako, (1931 – 2016) è stata una delle più importanti scrittrici giapponesi di noir. Nata a Tokyo, cantante, attrice e per anni titolare di un nightclub, ha raggiunto la fama non solo come giallista, ma anche come icona gay e femminista.
Residenza per signore sole ha vinto il prestigioso premio per il genere intitolato a Edogawa Ranpo.