,

Il mostro di Trieste di Gianluca Rampini

Copertina de Il mostro di Trieste di Gianluca Rampini
“Come allora, lo condivideva con suo fratello, ma questa volta erano loro i mostri che sarebbero sbucati dal buio. Mostri contro i mostri. Non faceva una piega”.

Il mostro di Trieste

Recensione di Chantal Guzzetti

Zeno Pentecoste è un poliziotto molto inquieto. La malattia della moglie e la ribellione della figlia Rebecca si sommano al suo passato tormentato: è stato adottato e della sua famiglia d’origine non sa nulla. Lo accompagna però il ricordo, vividissimo in lui, della paura del buio.

In questo momento di crisi personale, Trieste è scossa da una violenza brutale. Un killer seriale uccide le sue vittime sottoponendole a un incomprensibile, macabro rituale: i loro corpi, semi sbranati, vengono attaccati a degli alberi e resi tutt’uno con essi.

Dai corpi, dalle mani, spuntano rami. Un sasso rosso si trova in genere sulla scena. Più le indagini vanno avanti, più gli indizi portano Zeno sulle tracce di una macabra vicenda del passato, collegata a qualcosa o qualcuno che lo riguarda molto da vicino.

Recensione

Ci vuole un mostro per cacciare i mostri?

Questa domanda può sembrare assurda, posta a questo punto, ma leggendo Il mostro di Trieste appare più che pertinente e potrebbe rimanere l’unica sensata da porsi, fino alla fine.

Le indagini cominciano con un ritmo strutturale piuttosto lento, e non si evince subito che Zeno Pentecoste è il vero fulcro di quello che diventerà un thriller investigativo avvincente.

Pentecoste ha un carattere apparentemente duro.

È irriverente e sicuro di sé, sempre all’apparenza, ed è un personaggio costruito sulla base di una forte sofferenza, un disagio interiore che tende a celare verità.

I motivi di tali atteggiamenti vengono svelati pian piano durante la lettura e questo è un segno positivo, se visto in alternativa a scenari in cui i protagonisti vengono presentati in blocchi.

Nell’ultima scelta stilistica, infatti, il lettore tende a dimenticare molti aspetti di un personaggio.

La scelta più efficace, fatta da Gianluca Rampini, è invece quella di dare assaggi di caratteristiche e atteggiamenti e quindi di aiutare il lettore a farsi una sua idea su, ad esempio, Zeno o la figlia.

L’idea che si fa il lettore rimane meno fittizia e molto più fondata, come se conoscesse una persona reale, giorno per giorno.

Pentecoste ha paura del buio, ma sarà la storia a spiegarci il motivo.

Con Zeno Pentecoste ci si scontra, ci si specchia e ci si contrappone ai suoi comportamenti.

Va apprezzato il fatto che ogni lettore sia portato a scontrarsi con i personaggi.

Così facendo si famigliarizza con l’opera e ne Il mostro di Trieste ci sono parecchi spunti di riflessione.

Vale la pena dilungarsi su Zeno, essendo il fulcro del romanzo.

La sua è l’immagine di un uomo all’oscuro del suo passato più remoto, lo spauracchio che dovrà affrontare perché, in parte, pertinente al caso.

È proprio questo che rende interessante Il mostro di Trieste nel suo genere.

Un altro colpo di genio dell’autore è il personaggio di Margherita, la moglie dell’ispettore Pentecoste con problemi mentali e che lui non vuole abbandonare.

Un argomento, come gli altri, toccato con delicatezza.

Il viaggio di Zeno, ne Il mostro di Trieste, è anche un viaggio interiore che lo condurrà a risolvere il caso non senza sorprese e un finale inaspettato.

Un viaggio che inizia un tantino lentamente ma che, arrivati a metà, è difficile abbandonare.

L’ambientazione è ben rappresentata, soprattutto le condizioni ambientali che appaiono palpabili, ma che non sembrano amalgamarsi alla narrazione, e poco la determinano.

A livello di investigazione, l’opera gode di un ottimo schema, senza intoppi o grattacapi, dove i tasselli prendono man mano il loro posto in uno svolgimento omogeneo, con un ritmo accattivante.

Il personaggio misterioso che appare tra un capitolo e l’altro, con la sua storia e il suo passato, dovrebbe essere il punto di vista di un assassino.

Tuttavia colpisce dritti al cuore.

Insegna che ci sono molti modi di vedere le stesse cose, giuste o sbagliate che siano.

Domandarsi più volte se si agirebbe come l’indiscusso protagonista è naturale, e azzeccato dal punto di vista dell’autore.

Gianluca Rampini solleva argomenti importanti.

Uno su tutti è il rischio che corrono i minorenni con in mano i cellulari che i genitori non possono, in apparenza, controllare.

Un altro spunto di riflessione.

Editore: Newton Compton Editori
Pagine: 320
Anno pubblicazione: 2024

Gianluca Rampini è nato a Trieste nel 1974.

Marito felice e padre orgoglioso, di giorno è socio della Cooperativa Sociale Lavoratori Uniti Franco Basaglia, prima cooperativa sociale in Italia; di notte scrittore.

A muoverlo è la ricerca verso l’origine del male, il tentativo di comprendere cosa spinga gli individui e le comunità a compiere azioni altrimenti incomprensibili.

Il mostro di Trieste è il primo romanzo pubblicato con la Newton Compton.

Condividi questo articolo:

Potrebbero interessarti anche: