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I cani della pioggia di Tullio Avoledo

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I cani della pioggia

Marco Ferrari, ex poliziotto diventato autore di romanzi gialli in Germania, non ha più notizie della fidanzata Magda, scomparsa mentre era impegnata in un servizio fotografico ai confini tra l’Ungheria e l’Ucraina.

Infischiandosene dei rischi, nel tentativo di riportarla a casa sana e salva Marco si imbarca in un avventato e rocambolesco viaggio verso Est, ritrovandosi nel bel mezzo dell’Operazione militare speciale ordinata da Putin.
Troverà laggiù un alleato inatteso in un altro ex sbirro di origine italiana, Sergio Stokar.
Assieme, i due uomini percorreranno le strade e i campi di battaglia di un paese martoriato da una guerra feroce e sanguinosa.

Quella che hanno davanti è una mission impossible che solo due tipi fuori dagli schemi e dalle mille risorse come loro possono sperare di affrontare con successo.

Mentre cercano di ritrovare Magda evitando di lasciarci la pelle, si imbatteranno anche in un losco traffico di minori e droga tra le frontiere dei paesi in guerra.

Eroismo e crudeltà, luci e ombre, amore e morte si incrociano in un romanzo duro e vibrante, ambientato nel momento più drammatico del nostro presente, che procede inesorabile verso un epilogo inaspettato.

Per gli amanti dei romanzi di Tullio Avoledo, I cani della pioggia rappresenta un regalo inaspettato e meraviglioso in cui l’autore fa incontrare fra loro i protagonisti di altri suoi romanzi precedenti.

Avevamo conosciuto Marco Ferrari nel romanzo Come navi nella notte e Sergio Stokar in Nero come la notte e in Non è mai notte quando muori – due personaggi opposti, ma complementari; vicini, ma lontani, che in questo nuovo lavoro dell’autore affrontano fianco a fianco una mission impossible.

Marco Ferrari deve rintracciare e salvare la sua compagna Magda – fotografa di una “rivista tedesca per fighetti ecologisti di sinistra” – dispersa tra Ungheria ed Ucraina, e si affida ad un contractor, cioè un mercenario, per cercarla: è Sergio Stokar, esperto della realtà corrotta e violenta del paese in stato di guerra che i due dovranno insieme attraversare.

Marco è uno scrittore ex-poliziotto e vive in Germania; Sergio è la sua unica occasione di raggiungere e salvare Magda:

Non so se sono il tipo giusto; so che sono la migliore alternativa che c’è sul posto, per te. So che se c’è da morire morirò con te, o per te. So che ho visto più brutte cose negli ultimi anni di quante normalmente non ne veda un uomo in tutta la sua vita. So che se c’è da combattere non mi tiro indietro

Quando Marco ha paura, Sergio lo costringe a pensare che, ovunque sia, Magda è ancora viva – ma non è possibile immaginare ciò che la donna sta vivendo: è stata venduta a un gruppo paramilitare di “svalvolati aspiranti assassini delle etnie più diverse” e chissà dov’è, ma un impegno preso è per Sergio un dovere, e quindi il contractor farà di tutto per riuscire a trovarla e a mettere in salvo tutti e tre, anche a costo della sua stessa vita e nonostante si ritrovi a gestire una serie di piste false e notizie sbagliate.

Numerosi gli elementi chiave del libro: certamente l’ambientazione e i paesi che i protagonisti attraversano non sono mero sfondo alla vicenda, ma veri e propri protagonisti – territori martoriati dalla guerra, nei quali la violenza è senza regole e smisurata.

Nelle pagine del romanzo si alternano distese desolate con morti e rovine; paesi in cui non abita più nessuno, ridotti a macerie pericolanti; e campi incolti in cui sembra di essere in un paesaggio lunare.

Anche i rumori che accompagnano la lettura sono punto di forza della vicenda: si tratta dei rumori spaventosi della guerra in corso, rumori vicini e lontani che terrorizzano e accompagnano il lettore in caduta libera all’inferno

il clangore dei combattimenti, il rombo dei jet e degli elicotteri a bassa quota, le esplosioni e le mitragliatrici pesanti (…) il ritmo dei colpi sparati

La guerra non è più un resoconto TV o un reportage fotografico.

Ne I cani della pioggia, la guerra è “qui ed ora”, e l’autore non risparmia descrizioni strazianti di villaggi ucraini in cenere, carcasse di carri armati fumanti, cadaveri abbandonati di uomini, donne e bambini, case sventrate, trincee putride in cui nascondersi.

Il lettore deve essere forte di stomaco per tollerare scene che ritraggono una realtà molto violenta e cruda, anche a causa del linguaggio spesso volgare di Sergio, che non cela nulla delle atrocità della guerra in corso.

Altro elemento chiave del romanzo è il rapporto conflittuale tra Marco e Sergio, due uomini estremamente diversi tra i quali c’è inizialmente solo un legame opportunistico dettato dall’interesse – da cui però scaturiranno affetto ed amicizia.

La penna esperta di Avoledo ci propone riflessioni di una bruciante, dolorosa ed amara attualità, intervallate a molte pagine piene di poesia e persino di humour.

Il tutto reso in modo estremamente efficace e schietto dal ricorso al discorso diretto, che l’autore predilige e che contribuisce a rendere la trama intrigante, avvincente e magnetica, nel bene e nel male.

Là dove sono descritte torture “precise e disumane” nel conflitto tra ucraini e russi, la trama assume per il lettore valore di documento storico: si incontrano di volta in volta (oltre a russi ed ucraini) serbi, ceceni, zingari, doppiogiochisti e persino disertori, in un misto spaventoso di lingue, pulsioni sessuali e morte, che accrescono il degrado morale di ognuna delle parti, senza eccezioni – perché in tempo di guerra tutti, senza scrupoli, fanno affari relativi a donne e bambini, droga ed armi.

Il lettore non saprà più chi sono le vittime e chi i carnefici: ovunque regnano il marcio e la corruzione; i militari imparano presto a pensare al nemico come a un orco: risulta loro più facile uccidere quelle “creature mostruose al servizio del Male” che sono i nemici, dal momento che non li considerano come ‘normali’ uomini e donne.

I cani della pioggia è

un libro su una guerra non ancora finita. Sulla violenza. Sulla morte

è un romanzo ambientato non troppo lontano da casa nostra, in un drammatico presente la cui trama difficile è un pugno nello stomaco – una realtà a cui forse stiamo piano piano facendo l’abitudine.

Avoledo ce la pone davanti agli occhi, costringendoci a guardare un po’ più in là dei nostri ristretti confini nazionali, per ricordare che la guerra che doveva durare 3 giorni è in corso ormai da molti, troppi mesi.

Editore: Marsilio
Pagine: 375
Anno pubblicazione: 2023

Tullio Avoledo, friulano, è nato nel 1957.

Dopo aver esordito con L’elenco telefonico di Atlantide (Sironi 2003, Einaudi 2003, Marsilio 2021), ha pubblicato Mare di Bering (Sironi 2003, Einaudi 2004), Tre sono le cose misteriose (Einaudi 2005), Breve storia di lunghi tradimenti (Einaudi 2007), La ragazza di Vajont (Einaudi 2008), L’ultimo giorno felice (Edizioni Ambiente 2008, Einaudi 2011), Le radici del cielo (Multiplayer.it 2011) e La crociata dei bambini (Multiplayer.it 2014) – due romanzi ambientati nel Metro 2033 Universe inventato da Dmitrij Gluchovskij –, Furland® (chiarelettere 2018).

Insieme a Davide Boosta Dileo ha scritto Un buon posto per morire (Einaudi 2011).
Oltre all’Anno dei dodici inverni, per Marsilio sono usciti anche i romanzi Chiedi alla luce (2016), Lo stato dell’unione (2020), Nero come la notte (2020, premio Scerbanenco), Come navi nella notte (2021) e Non è mai notte quando muori (2022) e L’anno dei dodici inverni (2023).

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