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Il fantasma del vicario di Éric Fouassier

Il fantasma

Il fantasma del vicario

Parigi, marzo 1831. Non ha ancora ventiquattro anni, Valentin Verne, l’ispettore di polizia dal volto angelico ma dal cuore pieno di ombre, e già occupa un ruolo quantomeno originale in prefettura: è il responsabile dell’Ufficio degli affari occulti, un reparto non ufficiale creato per risolvere i crimini sovrannaturali, o presunti tali.

Un giorno al suo cospetto si presenta una donna elegante, il viso dai lineamenti delicati sotto ricci ramati e gesti lenti da convalescente alla prima uscita dopo una lunga malattia.

Madame Mélanie d’Orval, moglie del ricco Ferdinand d’Orval, ha un peso sul cuore: dopo la morte della figlia adolescente per un’inspiegabile e violenta crisi di convulsioni, suo marito ha perduto il senno, finendo tra le grinfie di una specie di medium, Paul Oblanoff, un losco individuo che lo ha persuaso di poter entrare in contatto con lo spirito della defunta.

Madame d’Orval è convinta che a Verne basterebbe assistere a una di quelle famose sedute di spiritismo per smascherare il lestofante, ma l’ispettore, che ha la mente occupata da ben altri pensieri, cede il caso al suo collaboratore Isidore Lebrac.

Proprio da poco, infatti, c’è stato uno sviluppo nell’inchiesta segreta che Verne porta avanti da tempo, una faccenda personale che l’ispettore intende risolvere a modo suo, a costo di spingersi ai margini della legalità: il Vicario, l’abietto criminale, il mostro perverso che si lascia dietro cadaveri di bambini come l’orco delle fiabe, è tornato a seminare il panico per le strade di Parigi, risvegliando in lui ricordi troppo dolorosi.

Ma ecco che, quando si tratta di difendere l’esistenza stessa dell’Ufficio degli affari occulti, minacciata dall’incerta situazione politica in cui versa la Francia, il caso d’Orval potrebbe rivelarsi sorprendentemente cruciale.

Dopo il successo de Il ministero degli affari occulti, Éric Fouassier ci propone un nuovo episodio della serie dedicata a Valentin Verne. 

Come nel precedente volume, il bellissimo e tenebroso commissario segue contemporaneamente due indagini: 

la prima, quella ufficiale, ha l’obiettivo di svelare le truffe e i raggiri di un impostore, che, fingendosi medium e maestro di occultismo, è riuscito ad abbindolare un ricco parigino, facendogli credere di poterlo mettere in contatto con la figlia adolescente, scomparsa da alcuni mesi. 

La seconda indagine, personale e privatissima, è finalizzata alla cattura del Vicario, l’incarnazione del Male assoluto, di cui Valentin ha sperimentato personalmente la perversa crudeltà:

 un mostro che si lasciava dietro cadaveri di bambini, come l’orco delle fiabe

In questa sua ossessiva ricerca emergono i lati oscuri del carattere di Verne, le paure più profonde, i timori mai superati.

Ma, rispetto al libro precedente, ne Il fantasma del vicario, i ruoli sembrano invertirsi: non è solo Valentin a cercare il Vicario, ma è il Vicario a farsi cercare da Valentin.

Una vera e propria caccia al tesoro, fatta di indizi, codici, enigmi da risolvere: una strada insanguinata, disseminata di tanti sassolini che, passo dopo passo, lo condurranno alla “tana” della Bestia. 

Come il Pollicino della fiaba, seminerò preziosi sassolini e farò in modo che tu li scopra a tempo debito.

Se lo scontro tra il Vicario e Verne si configura quasi come una battaglia epica tra il Male e il Bene, la prima indagine, quella che, come dicevamo, riguarda il finto medium e le sue frodi, ci consente di venire a contatto con lo stimolante e vivace ambiente culturale e letterario della Parigi ottocentesca. 

Già ne Il ministero degli affari occulti emergeva un nitido quadro sociale e politico della città, ancora attraversata dai fermenti della Rivoluzione.

Anche in Il fantasma del vicario, non mancano accenni alle difficoltà e alle contraddizioni della monarchia orléanista e, ad esempio, alla diffusione delle teorie sansimoniane.

Fouassier si concentra poi su altri aspetti: ecco, per esempio, che insieme a Verne il lettore è introdotto nello studio di Louis Daguerre e nei segreti meccanismi del diorama; e, nel salotto di Monsieur d’Orval, può fare la conoscenza nientemeno che di Theophile Gautier e di Alfred Musset.

Il primo, che insieme a Victor Hugo si interessa di occultismo, oltre che di poesia e teatro, è descritto come

un ragazzone alto di una ventina d’anni, con i baffi all’insú e i lunghi capelli neri che gli arrivavano quasi alle spalle. L’abbigliamento tradiva un gusto pronunciato per l’esuberanza e sembrava scelto apposta per urtare le menti più grette

Il secondo

doveva avere la stessa età di Gautier, ma aveva l’aspetto di un dandy, con la barba castano chiaro ben curata e un abito di buon taglio

Le più accurate descrizioni fisiche e psicologiche, neanche a dirlo, sono riservate a Valentin Verne, “quel dandy dalla bellezza quasi irreale” , “quel dandy dal viso di angelo caduto”.

I traumi dell’infanzia hanno gravi ripercussioni sulla sua vita privata, lo rendono incapace di lasciarsi andare ad una relazione “normale”.

Ma le sue difese crollano poco a poco di fronte alla tenacia dell’ammaliante Aglaè. 

Moderna, intelligente e combattiva, la giovane attrice è una convinta sostenitrice dei diritti delle donne.

Grazie a lei e alle sue amiche, aggiungiamo un altro tassello alla già ricca ricostruzione del contesto: 

Donne affascinanti! Vedrete, sono sicura che sarete conquistato dalla lotta che conducono per ravvivare lo spirito dei Lumi e liberare la donna dai vincoli imposti dalla società

Il finale, forse leggermente frettoloso, lascia intendere che ci sarà un seguito.

Traduttore: Maddalena Togliani
Editore: Neri Pozza
Pagine: 336
Anno: 2023

Éric Fouassier, nato nel 1963, è professore universitario, membro dell’Accademia Nazionale di Farmacia e Cavaliere della Legion d’Onore.

Ha scritto diversi romanzi e racconti. L’ufficio degli affari occulti ha vinto il premio Maison de la Presse nel 2021 ed è il primo di una serie con protagonista l’ispettore Valentin Verne. 

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