Matcha al veleno
Milano, fine febbraio.
Nel cuore di Brera, il maestro Yamafuji Sowa inaugura la nuova sede della scuola del tè Tsubaki celebrando il koicha temae, l’esclusiva cerimonia durante la quale gli invitati degustano una miscela pregiatissima da un’unica tazza.
Per l’occasione, sono state chiamate le personalità più in vista della comunità nipponica – cantanti liriche, attrici di teatro No- e altre esponenti del mondo della cultura – nonché alcune appassionate della Milano bene, tra le quali spicca Ludovica Cattaneo, mecenate e regina dei salotti cittadini.
Ma, inaspettatamente, qualcosa va storto: dopo aver bevuto, la donna si accascia sui tatami in seguito a un malore.
A prima vista sembrerebbe trattarsi di un infarto, ma Nora Valli – intrepida giornalista di moda, amante del Giappone e rigorosa cultrice dello smalto rosso – intuisce subito che l’espressione della vittima tradisce una sofferenza di altra natura.
Ma quale potrebbe essere, allora, la causa del decesso?
E chi, tra i raffinati ospiti della cerimonia, potrebbe essersi macchiato di un simile delitto?
Costantemente in bilico tra passioni opposte – rincorsa da Agata, la sua direttrice, e spronata da Gigi, il suo mentore e caporedattore della cronaca –, Nora decide di seguire l’istinto per sbrogliare la matassa di un caso apparentemente irrisolvibile, cercando al tempo stesso di mettere ordine nel suo cuore in tumulto: ad avere la meglio sarà il fascino sfuggente del collega Arturo, oppure il misterioso charme del commissario Malacarne?
RECENSIONE
All’inaugurazione della nuova scuola del tè Tsubaki, mentre si svolge l’esclusiva cerimonia durante la quale gli invitati degustano una miscela pregiatissima di tè tutti da un’unica tazza, Ludovica Cattaneo moglie di un noto finanziere e regina dei salotti cittadini della Milano bene, si sente male e nonostante l’arrivo tempestivo dell’ambulanza, appena giunta in ospedale, muore.
Tra gli invitati, per scrivere un pezzo ordinatogli dalla sua direttrice, è presente Nora Valli giornalista di moda e cultrice delle tradizioni nipponiche che intuisce subito che non si tratta solo di un banale malore e decide di risolvere il caso, tra l’attrazione nei confronti di un collega e il seducente commissario Malacarne.
Tutti, in un modo o nell’altro, avevano qualcosa da nascondere, qualcosa che lui voleva assolutamente sapere.
Una trama ben strutturata, un giallo che tra un’indagine e l’altra ti introduce nell’arte e nella cultura giapponese ma senza troppi approfondimenti.
Una scrittura leggera e scorrevole, il mondo della moda e dell’arte contemporanea, legato a quello dell’alta borghesia e della finanza che tende a favorire il mondo delle arti a livello economico e che diventano protagonisti di questo racconto.
Gigi sapeva che Nora non l’avrebbe deluso, che sarebbe andata fino in fondo. Sapeva che per lei non c’era in ballo solo la morte della Cattaneo. Nora aveva bisogno di fare i conti con la morte per fare i conti con se stessa e con tutto il mondo che si portava dentro
I personaggi sono descritti molto bene con delle personalità molto ben definite e originali che ben si sviluppano con la trama del romanzo.
Su tutti spicca la personalità di Nora con un passato infelice e un vuoto interiore che cerca di riempire con una continua ricerca estetica, che rasenta la nevrosi: la scelta dell’outfit con cui presentarsi in pubblico, abiti, accessori, trucco e parrucco, aperitivi, diventano una scelta prioritaria che supera ogni altro scopo e che a tratti diventa più importante rispetto all’indagine e alla scoperta dell’assassino.
Capitoli brevi, dialoghi serrati, molti termini giapponesi corredati da segni grafici che incuriosiscono il lettore, ma in questo libro si legge anche la descrizione di una Milano inquieta, adultera, precaria nei sentimenti, presa più dal mostrare che dall’essere, che ha reso il libro a tratti noioso e frivolo.
Un giallo non giallo intriso di informazioni e notizie sul mondo giapponese della cerimonia del tè e sulla sua storia, ma legato alla frivolezza della protagonista, della Milano bene e delle amicizie poco sincere. Nonostante la protagonista non sia riuscita a convincermi ho apprezzato la storia in sé e tutto il contorno storico-culturale.
La “Milano da bere” sostituita dunque dalla “Milano del tè”, del sake, del kimono, del Matcha, anche se in questo caso, avvelenato, come i rapporti tra i diversi personaggi a cui la scrittrice ha dato vita, una Milano diversa da quella immaginata.
Editore: Sonzogno
Pagine: 253
Anno pubblicazione: 2023
AUTORE
Stefania Viti, giornalista, si è laureata in Lingua e Letteratura Giapponese all’Università Ca’ Foscari di Venezia, e ha vissuto a Tokyo per circa dieci anni.
Qui ha lavorato come editor nella rivista giapponese “amarena” e collaborato con numerose testate italiane.
Si occupa di Giappone contemporaneo e i suoi articoli sono pubblicati su testate nazionali e internazionali.
Segue, inoltre, progetti di comunicazione in ambito italo-giapponese.
È vicedirettore della testata “ArteCibo” web-magazine in italiano, giapponese e inglese dedicato all’agroalimentare italiano d’eccellenza.
È membro dell’AISTUGIA (Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi).
Per Feltrinelli ha curato il volume Il Sushi uscito nella collana “Real Cinema” insieme al DVD “Jiro e l’arte del sushi”.
Con Gribaudo ha pubblicato L’arte del Sushi (2015), edizione ampliata, aggiornata e illustrata del primo volume, Il sushi tradizionale (2016) e Noto. Libro-taccuino per gli appassionati di viaggi e cultura giapponese (2021).
Nel 2023 esce per Sonzogno, Matcha al veleno.