Speciale NebbiaGialla – Chiara Montani

Chiara Montani- Speciale NebbiaGialla - Thriller Life

Chiara Montani

Chiara Montani, architetto di formazione, ha lavorato nel campo del design, della grafica e dell’arte, esplorando varie tecniche e materiali, e partecipando a esposizioni in Italia e all’estero.

Specializzata in arteterapia, conduce da anni atelier sulle potenzialità terapeutiche del processo creativo.

Con Garzanti ha pubblicato anche “Il mistero della pittrice ribelle” (2021), suo romanzo d’esordio.

Nel 2023, sempre con Garzanti, è uscito il suo ultimo lavoro “Enigma Tiziano”, ambientato nel 1942.

Sabato 23 settembre, a Suzzara (MN), ci sarà la proclamazione del vincitore del Premio NebbiaGialla 2023 per la categoria romanzi editi, dove La ritrattista di Chiara Montani concorre, con Carlo Lucarelli, Danilo Pennone e Barbara Perna, al titolo finale.

Chiara Montani - Speciale NebbiaGialla- La Ritrattista

Con La Ritrattista, attesissimo seguito de Il mistero della pittrice ribelle, Chiara Montani presenta nuovamente un raffinato giallo storico, dall’intreccio complesso, accattivante, e dall’ambientazione sublime e istruttiva. 

Alessandro Quadri di Cardano ha letto e recensito La Ritrattista di Chiara Montani QUI

Lo Speciale NebbiaGialla di Thriller Life, in collaborazione con Paolo Roversi, ideatore di questo premio letterario, vi propone le recensioni dei titoli in concorso e le interviste ai protagonisti di questa finale.

Chiara Montani ha gentilmente risposto alle nostre domande

1. Lavinia, nipote di Domenico Veneziano, protagonista, insieme a Piero Della Francesca, di questo romanzo e del precedente, è un personaggio molto affascinante. Una donna di grande acume e sensibilità che si scontra con un mondo dominato dagli uomini, almeno in apparenza. Perché hai deciso di far narrare questa vicenda in prima persona da una donna?

In un’epoca pervasa da un fervore creativo e culturale senza precedenti, mi piaceva l’idea di dar voce a chi, pur bramando di farne parte, è condannato a restarne escluso.

Da sempre nutro grande ammirazione verso le pioniere della pittura i cui nomi, in una sorta di damnatio memoriae, sono stati invariabilmente cancellati da una storia dell’arte non solo fatta ma scritta dagli uomini.

Per quanto d’invenzione, il personaggio di Lavinia vuol essere un omaggio a ciascuna di loro e l’uso della prima persona mi ha offerto la possibilità di uno sguardo privilegiato sull’animo di questa donna, sulle sue emozioni e sulla trasformazione che si innesca in lei a partire dalla scoperta della propria creatività. 

2. Dicevamo che Lavinia, per seguire i propri desideri, tanto artistici che sentimentali, deve scontrarsi con una serie di regole e di codici etici e comportamentali. Nel Quattrocento, il mondo pare dominato dagli uomini. Eppure, proprio nella conservatrice Roma papale, Lavinia scopre un mondo parallelo fatto di donne. Ce ne vuoi parlare?

Per quanto difficile da credersi, la locanda dell’Aquila e la sua proprietaria anticonformista hanno una solida base di verosimiglianza.

Proprio nella Roma del tempo infatti non erano rari i casi di donne, perlopiù vedove in possesso di capitali, che si dedicavano a varie attività imprenditoriali, soprattutto nel settore alberghiero.

Come spesso capita, ricerca e invenzione hanno interagito strettamente e così ha preso vita il personaggio di monna Florina, imprenditrice di successo dai modi spicci e dall’indole generosa, titolare di una locanda altolocata che nasconde però una realtà parallela tutta al femminile, dove le regole del mondo di fuori possono essere ignorate. Lì giovani senza sostanze hanno garantito vitto e alloggio, la vedova di uno speziale può tenere bottega e Lavinia è libera di dedicarsi all’arte, ricevendo persino ciò che mai avrebbe pensato, ovvero la commissione per un ritratto.

3. Piero Della Francesca, l’altro personaggio della vicenda, sembra l’opposto di Lavinia. È un uomo già maturo. Come sappiamo, la data esatta della sua nascita è sconosciuta, ma all’epoca in cui è ambientato il romanzo ha sicuramente più di quarant’anni. Difatti, ha un carattere riflessivo, meditabondo, quasi ombroso. Il sole e la luna se lo si compara con la freschezza di Lavinia. Perché hai scelto di opporre questi personaggi e cosa apportano alla vicenda?

Piero è uno degli artisti più enigmatici della storia dell’arte, su cui generazioni di critici si sono arrovellati senza venire mai a capo dei suoi misteri.

Geniale come i suoi dipinti, insondabile come i suoi personaggi, intriso di neoplatonismo, dotato di una maniacale attenzione al dettaglio e di una sovrumana intelligenza matematica, Piero era semplicemente perfetto per vestire i panni di uno Sherlock Holmes del ‘400.

Nello scegliere la voce di Watson come tramite tra il genio e il lettore, volevo che fosse del tutto diversa da quella di Piero e ho subito optato per una donna. Una giovane donna appena affacciatasi alla vita, fresca, spontanea, entusiasta, consapevole di essere condannata a un destino già tracciato eppure indomita nel perseguire il sogno di un futuro diverso.  E sarà proprio quel sogno il terreno di incontro fra i due protagonisti e la nascita di un’alleanza che finirà per mutare profondamente entrambi.

4. I protagonisti, nonostante le loro differenze, sono uniti da una grande passione per la pittura e da un’intelligenza fuori dal comune. Credi che l’arte sia capace di creare ponti tra gli esseri umani? Credi che possa durare un amore, nonostante differenze culturali e anagrafiche, grazie a una comune passione per l’arte?

Non solo l’arte può creare ponti, ma è un canale di comunicazione straordinario, spesso molto più efficace e sincero della parola.

Lo dico forte dell’esperienza maturata nei laboratori di arteterapia che ho condotto per anni, ottenendo risultati sorprendenti anche con persone tanto compromesse da poter a malapena reggere un pennello. Che questo vissuto riverberi nella mia narrazione è inevitabile.

L’intuitiva sensibilità artistica di Lavinia è ciò che le permette di entrare in comunicazione con un uomo ostico e imperscrutabile, da cui inizialmente è un po’ spaventata. Ma nel vedere Piero dipingere La Flagellazione ne riconosce subito la grandezza e comincia a sentirsene attratta. E proprio quel quadro è il luogo dall’incontro fra i due, il tramite con cui aprono gradatamente i loro animi l’uno all’altra.

Credo che una comune visione artistica della vita possa essere un’ottima base su cui costruire un amore. Quel sentire condiviso lega anche i miei due protagonisti, mediando le loro divergenze e guidandoli verso un’intesa sempre più profonda, in cui spesso l’arte si fa tramite anche della dimensione fisica e sensuale. Del resto il desiderio è una delle funzioni dell’arte.

5. I romanzi storici sono sempre complessi e irti d’insidie. Trovare un giusto equilibrio che permetta al lettore d’immedesimarsi e comprendere un periodo storico a lui lontano, senza tediarlo con descrizioni prolisse, riuscendo a mantenere un ritmo narrativo incalzante, non è certo facile. Tu, come ci sei riuscita?

Più o meno come in una ricetta, credo che gli ingredienti vadano dosati e bilanciati in modo armonico, perché il rischio di essere a tratti prolissi o didascalici esiste sempre, a prescindere dal fatto che un romanzo sia storico o ambientato nel presente.

Certo, la ricostruzione di un’epoca richiede una maggiore quantità di dettagli, necessari per rendere credibile l’illusione di un viaggio sensoriale nel tempo. Ma se questi dettagli vengono disseminati all’interno della narrazione, fusi nelle scene d’azione e resi funzionali alla trama, il ritmo non ne risente. Insomma, più che raccontare un’epoca, il mio intento era quello di metterla in scena e, da appassionata d’arte e di storia, ammetto di essermi divertita un mondo.

Scoprendo fra l’altro che, come ambientazioni di un thriller, la Firenze e la Roma del ‘400 non hanno nulla da invidiare alla Los Angeles o alla New York dei giorni nostri. 

6. Sono pochi gli autori che si cimentano con ambientazioni storiche tanto lontane dalla nostra epoca. Tra questi, in Italia, pensiamo subito a Umberto Eco. All’estero, forse più vicino allo stile dei tuoi due primi romanzi, c’è C.J. Sansom, con la sua bellissima serie di romanzi con protagonista l’avvocato Shardlake, durante il regno di Enrico VIII. Ti sei ispirata a qualche autore in particolare? 

Eco è un maestro inarrivabile, oltre che l’autore del primissimo giallo storico in cui mi sono imbattuta come lettrice.

Delle sue atmosfere e della sua lezione sono ovviamente debitrice, come credo chiunque si cimenti con questo genere.

Nella mia scrittura ci sono anche molte altre suggestioni, dai maestri del giallo classico che divoravo in gioventù, Agatha Christie in testa, ai romanzi d’avventura, da Salgari a Dumas, a tutti quelli che uniscono arte e fiction, alle storie con eroine forti, a tante letture di saggistica. C’è inoltre moltissimo cinema, soprattutto quello classico, dagli anni ‘30 ai ’60, che ha nutrito il mio immaginario lasciandomi in eredità la predilezione per una struttura di tipo cinematografico e il gusto della narrazione per immagini.

7. Thriller, Noir e Gialli si trovano anno dopo anno sempre in vetta alle classifiche dei libri più venduti. Perché ci piace così tanto leggere storie che declinano il Male in tutte le sue varie sfumature?

Da amante io stessa delle storie nere, che già da bambina chiedevo a mia madre di raccontarmi perché mi interessavano molto più delle favole, mi accorgo che non esiste una ragione univoca.

C’è senz’altro il gusto del brivido, il piacere adrenalinico di provare forti emozioni, la suspense, che è l’antitesi della noia e che tiene incollati allo svolgersi della vicenda, il fatto che i personaggi sfaccettati, con una prevalenza di ombra o totalmente negativi incuriosiscono molto più di quelli positivi. In un giallo ben congegnato poi scatta il gioco intellettuale e allora la risoluzione degli enigmi diventa una sirena irresistibile, mentre la paura o lo sgomento di fronte agli abissi dell’animo umano vengono in qualche modo contenuti all’interno di una struttura rassicurante, dove tutto alla fine potrà essere svelato e trovare una motivazione.

8. Il premio Nebbia Gialla riunisce ogni anno i migliori talenti italiani della narrativa crime. Cosa rappresenta per te questo premio?

La ritrattista è un romanzo con molte anime, in cui la componente storica e quella artistica, possono forse apparire prevalenti.

Nella mia intenzione la trama gialla non riveste però meno importanza, anzi sono partita proprio da lì, congegnandola in ogni minimo dettaglio, in modo da farne funzionare gli ingranaggi e renderla l’ossatura su cui poggiano tutte le altre componenti del romanzo.

Il fatto che una giuria tanto autorevole in materia di noir e polizieschi abbia deciso di selezionare il mio lavoro fra i quattro finalisti mi riempie quindi di soddisfazione. 

Thriller Life ringrazia Chiara Montani per la disponibilità

a cura di Alessandro Quadri Di Cardano e Patty Pici

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