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La sosia di Nanae Aoyama

Copertina di La sosia di Nanae Aoyama
In fondo, se ci pensi, hai sempre cercato di nascondere la vera te stessa.

La sosia

Recensione di Federica Cervini

Ritsu è una giovane scrittrice in cerca di ispirazione quando viene contattata da una donna misteriosa, Kyōko Kuki, che si offre di pagarla profumatamente per scrivere la biografia di sua sorella Yuri, morta da poco.
A rendere ancora più surreale questa strana richiesta c’è poi un dettaglio: la scrittrice somiglia in maniera impressionante alla defunta.

Seppur riluttante, Ritsu accetta l’incarico, persuasa anche da Seiji, l’affascinante marito di Kyōko, e inizia a documentarsi e a raccogliere informazioni sulla facoltosa famiglia.
Mentre la ricerca di Ritsu procede, vengono alla luce segreti e antiche faide e quella somiglianza all’apparenza così casuale assume contorni via via più inquietanti …

Scritto con uno stile squisitamente letterario, La sosia rievoca le atmosfere oniriche e surreali di Murakami e ci trascina con la protagonista in una spirale distorta e inquietante nei meandri della mente umana e delle sue zone d’ombra.

Recensione

A metà strada tra thriller e ghost story, La sosia è un romanzo costruito con le caratteristiche tipiche del thriller giapponese, e cioè attenzione all’aspetto psicologico e sviluppo della sensazione di paura tramite tensione, tramite il non detto ed il latente, più che sulla esposizione diretta.

Inquietudine, dubbio, curiosità, paura, indecisione sono alcuni dei sentimenti che vive il lettore mentre legge questo romanzo.

Ritsu

“sana come un pesce, disoccupata e senza particolari programmi per il prossimo mese

accetta l’incarico propostole da Kyoko Kuki di scrivere la biografia della sorella morta.

Per raccogliere informazioni sulla scomparsa, si reca quindi, una volta alla settimana, a casa della sobria, elegante ed intelligente Kyoko, al fine di ascoltarne i ricordi e prendere appunti sulla vita della ragazza deceduta.

Ma l’inquietudine subito la pervade, quando scopre di essere la sosia in carne ed ossa di Yuri:

“E’ il fantasma di Yuri-chan?

chiede la nipotina della defunta, non appena incontra Ritsu.

La protagonista non rinuncia all’incarico, sebbene preoccupata, perché vinta da una curiosità sfrenata e dal desiderio di capire la scelta fatta da Kyoko, nel momento in cui ha deciso di scegliere proprio lei per scrivere questa biografia.

Perché affidare un incarico così delicato proprio alla sosia della sorella morta?
Quale legame c’era fra le due sorelle?
Può lo spirito della morta essere ora tornato fra i vivi tramite la sua sosia?

Il lettore segue i passi della stesura del romanzo sulla vita di Yuri: è partecipe dei dubbi di Ritsu sull’incarico accettato e, parimenti, della sua incontenibile curiosità di capire, e la appoggia quando vuole darsi coraggio ripetendo all’infinito:

Quest’estate succederà qualcosa di bellissimo, me lo sento. Quest’estate succederà qualcosa di bellissimo, me lo sento

un mantra che, se da un lato nasconde il timore circa il proprio futuro, contemporaneamente, dall’altro, esprime la voglia di riscatto di una giovane che non riesce a sfondare nel mondo dell’editoria.

Far scrivere un memoir per non dimenticare la sorella morta è l’unico motivo che ha spinto Kyoko a cercare Ritsu?
Rievocarne la vita non è anche un tentativo, in definitiva, di fingere che Yuri non sia mai morta?

Il lavoro di “biografa di famiglia” rivela, di pagina in pagina, novità e pericoli inattesi: l’autrice crea un thriller in cui anche il lettore percepisce una minaccia imminente, eppure non resiste alla tentazione di approfondire la vita della defunta.

Nel raccogliere informazioni su Yuri, Ritsu scopre che esistono e si sovrappongono molte verità, e che ciascuno di coloro che hanno incontrato Yuri in vita, ha conosciuto una donna diversa da quella che Kyoko vuole ricordare – ed il compito di riassumere in uno solo tutti i volti della defunta, risulta per Ritsu più difficoltoso del previsto.

Ho cercato di trasporre tante vite possibili in un’unica storia

afferma la protagonista – che diventa la ghostwriter di Yuri, mentre piano piano un romanzo avvincente viene costruito nel romanzo, e la tensione ed il mistero su ciò che sta accadendo crescono di pagina in pagina.
Si tratta di metanarrazione, ovvero la tecnica narrativa di costruire un “romanzo nel romanzo”.

Il thriller si conclude con un finale spiazzante e non previsto che rimescola personaggi e verità, dimostrando che nulla è mai davvero come appare.

L’elemento chiave di La sosia è l’inquietudine di cui è pervaso il romanzo: il lettore vive con apprensione le ricerche che Ritsu compie sul passato di Yuri e l’agitazione cresce perché ogni personaggio della vicenda dipinge Yuri in modo differente.


Inoltre, sono piacevoli le descrizioni della città: l’autrice presenta in modo positivo il quartiere residenziale in cui vive la famiglia di Kyoko, con ville eleganti, moderne e giardini curati, in una metropoli di cui conosciamo, per contro, il traffico, l’inquinamento ed il rumore, tutte le volte che Ritsu si sposta da quella zona per incontrare di persona coloro che hanno conosciuto la defunta.

Inoltre, altro elemento di rilievo ne La sosia è la costruzione accurata di tutti i personaggi femminili: l’atteggiamento curioso di Ritsu, l’eleganza ed il carattere severo e rigido di Kyoko, le domande impertinenti di Sara si mescolano nelle pagine e rendono vivace la trama.

Traduzione: Rebecca Suter
Editore: Rizzoli
Pagine: 400
Anno pubblicazione:2024

Nanae Aoyama è una scrittrice giapponese (1983).

Con Un bel giorno per rimanere da sola (Salani 2010) ha vinto il prestigiosissimo premio Akutagawa, “il Nobel giapponese per la letteratura”, che prima di lei era stato vinto da Ryu Murakami.

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