La cattiva terra
Recensione di: Alessandra Boschini
TRAMA:
Veneto, marzo 1987. In una fredda mattina di fine inverno viene ritrovato il cadavere di un camionista alla guida di un autocarro che trasporta rifiuti tossici. L’indagine sul delitto è affidata al maresciallo dei carabinieri Giovanni Piconese e al suo più stretto collaboratore, il brigadiere Giacomo Zanella. Vicino alla sessantina, di temperamento riflessivo e pacato, Piconese è un Maigret di provincia, che al pari del suo omologo transalpino è dotato di un intuito infallibile e di una naturale capacità di comprendere l’altrui psicologia.
Indagando sull’omicidio del camionista, Piconese e Zanella s’imbattono in una storia piena di ambiguità, di inganni e rispecchiamenti: nulla di ciò che appare è vero, tutto rimanda ad altri luoghi, ad altre persone e perfino ad altre epoche: fino a misteri e vecchie leggende che ammantano l’antica storia alemanna legata a doppio filo con quel territorio. Comincia così un viaggio nel Veneto profondo degli ‘80, al tempo in cui quella regione operosa comincia a vendersi l’anima e a trasformarsi nel Nordest del miracolo economico, della piccola impresa affamata e arrembante, locomotiva d’Italia che cresce a ritmi forsennati, evade le tasse e non si fa problemi a violare le regole.
RECENSIONE:
Umberto Matino ha collocato la storia de La cattiva terra nel 1987, ma quello che racconta potrebbe benissimo accadere oggi.
Il traffico illecito dei rifiuti è cominciato chissà quando, ma è proseguito fino ad oggi, incrementandosi, ampliandosi e allungando i suoi tentacoli in ogni campo.
Dopo “Tutto è notte nera”, tornano il maresciallo Giovanni Piconese, uomo che considera il lavoro “un impegno totalizzante” e il brigadiere Giacomo Zanella, un brillante elemento che “ama rimpinzarsi di dolciumi per compensare il gusto amaro della vita quotidiana”.
Stavolta i due sono alle prese con l’omicidio di un camionista, freddato nella cabina del suo trakker, lungo un tornante dell’alto vicentino. Ma il cassone del camion, tra i rottami ferrosi diretti al porto di Chioggia, nasconde bidoni di fanghi tossici, prodotti da una delle concerie della zona.
Nel 1985, in Italia, è stato istituito il NOE e, per la prima volta, si regolamentano classificazione e smaltimento dei rifiuti, uniformandosi alle direttive europee.
Fino ad allora la società povera e austera considerava un’eresia gettare qualsiasi cosa, il riciclo ed il riutilizzo erano la parola d’ordine. Il benessere, al contrario, ha portato ad un consumismo sfrenato e, di conseguenza, ad una quantità sempre maggiore di rifiuti da smaltire.
E se, quanto meno all’inizio, ogni anfratto, rivolo d’acqua, forra o cava abbandonata, potevano tranquillamente lavare le coscienze di molti e nascondere “le scoasse sotto il tappeto” senza pentimenti, finalmente qualcosa si muove.
Eppure, quella che è stata la Locomotiva d’Italia “è uno dei territori più inquinati d’Europa: la gente lo tiene pulito e in ordine solo per illudersi che ciò non sia vero…occhio non vede, cuore non duole”.
Ha inizio così l’indagine dei Carabinieri che, pezzo dopo pezzo, si allarga fino a portare il brigadiere Zanella nel Salento “lu sule, lu mare, lu jentu”, inseguendo il filo conduttore della movimentazione dei rifiuti. Scopre così documenti clonati e contraffatti, società fantasma che nascondono appoggi con la malavita organizzata, abili industriali senza scrupoli, scaltri avanzi di galera che lucrano sui rifiuti.
Dal Vicentino al Salento, dai boschi innevati alle distese di fichi d’India, da “Piconese che si precipita a chiudere le finestre perchè piove, a Zanella che, mentre gli sta telefonando, apre le porte della cabina telefonica perchè soffoca dal caldo”.
Mentre la trama de La cattiva terra si snoda alla ricerca dei mandanti dell’omicidio e conosciamo personaggi dall’identità nascosta, donne bugiarde ed ex appuntati in pensione, Umberto Matino ricostruisce la storia di un territorio.
Per voce del brigadiere Zanella “cintura nera di storia locale”, scopriamo un parallelismo tra il brigantaggio del sud con quello dei pastori che varcavano i confini delle Alpi, bande di rapinatori e latitanti vendicatori dei poveri. Veneto e Puglia destini simili e crocevia dei popoli.
“Quando se ne parla e si prova ad elencare tutte quelle genti e le loro lingue, sembra di ritrovarsi tra gli avventori del bar di Guerre Stellari”.
Ed è proprio questa la peculiarità de La cattiva terra, un giallo come stratagemma per raccontare il passato di un popolo e del territorio che sente suo perchè sì, si sente che Umberto Matino ci mette il cuore ed il sapere di una vita.
Persino attraverso i personaggi valichiamo la storia del territorio così come, con qualche ora di treno, superiamo i confini regionali: il dialetto veneto e quello pugliese si mescolano, i bomboloni di cui Zanella è ghiotto diventano i pasticciotti pugliesi.
Rimangono uguali e inalterate, purtroppo, le profanazioni del territorio e le violazioni ambientali, le navi dei veleni, la bramosia e la disonestà.
Umberto Matino con La cattiva terra ha intessuto una trama scorrevole che risveglia la curiosità e arricchisce, attraverso un linguaggio semplice ma frizzante, a tratti ironico. La sua capacità descrittiva sembra innata e spicca per il carattere figurativo e descrittivo.
Altre morti condurranno il lettore ad un finale dove il cerchio si chiude, dove mandanti ed esecutori troveranno la giusta collocazione e in cui la parola fine ha il sapore di un arrivederci.
Quanto durerà l’attesa per un’altra storia in cui Zanella e Piconese torneranno a intrattenerci con le loro indagini?
EDITORE: SEM LIBRI
PAGINE: 288
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE:
Umberto Matino è nato a Schio (1950) e vive a Padova. Nel 2007 ha esordito con La Valle dell’Orco, con la prefazione di Eraldo Baldini. Nel 2011 ha pubblicato L’ultima Anguàna (Premio GialloLimone – Piemonte e Finalista al Premio Cortina), e con il terzo romanzo, Tutto è notte nera, del 2015, ha completato quella che è stata definita la “trilogia cimbra”. Nel 2018 ha pubblicato I Rossi e nel 2022il nuovo romanzo Giallo Palladio. Accanto ai romanzi ha pubblicato anche, nel 2016, la Storia degli Uscocchi e, nel 2019, Cimbri.