Intervista all’autore de “La notte apparente”. Alberto Cola ci svela i segreti del suo brillante noir carico di suspence.

Alberto Cola

La notte apparente

Domande di: Silvia Deriu

Spazio a cura di: Sharon Lattanzi

La notte apparente

Alberto Cola lavora e vive nelle Marche. È autore di numerosi racconti di successo pubblicati in antologie e importanti riviste letterarie. Tra gli altri, ha pubblicato i romanzi Lazarus (Premio Urania, Mondadori), La notte apparente (Curcio. Trovate qui la recensione) e l’antologia Mekong (Delos Books)

ThrillerLife: Ciao Alberto, grazie per aver accettato questa intervista! Iniziamo con una domanda sul personaggio principale de “La notte apparente” Daniel ha perso il padre a causa di una vendetta. Quando incontra colui che gliel’ha portato via, perché decide di rimanere con lui e non di vendicarsi subito?

Alberto Cola: in realtà è un’empatia strana, e malsana, quella che si crea fra i due. Daniel è rimasto orfano e, in un certo qual modo, vede nell’assassino di suo padre una sorta di surrogato emotivo, oltre al fatto che è stata una lezione che gli ha insegnato come il leone, non l’agnello, sia il re della foresta, e lui vuole esserlo, non diventare una vittima come suo padre. E cosa c’è di meglio che imparare il mestiere da chi ha dimostrato di poter essere il miglior maestro? Tuttavia, l’idea di chiudere i conti con l’assassino è sempre presente e non lo abbandonerà. Ogni cosa al momento giusto.

ThrillerLife: Nella parte finale del libro “La notte apparente”, il padre di Alessia cita la tragedia di Baita Sole e dei cadaveri ritrovati. Non è però chiara la fine di Paolo. Fa parte anche lui delle vittime?

Alberto Cola: diciamo di sì, ma la sua è una scelta, cioè quella che gli offre Daniel con la Beretta posata sul tavolo. Se vogliamo, entrambi non avevano più nulla da chiedere a quella storia. Un bivio, due strade con soluzioni differenti, definitive o meno che fossero.

ThrillerLife: Daniel ha odiato per tutta la vita Ciccu Peppe che, però, diventerà il suo mentore. Perché hai scelto di far diventare Daniel come la persona che gli ha rovinato la vita?

Alberto Cola: a volte per trovare la tua strada, e il tuo posto nel mondo, sei costretto a diventare ciò che non vorresti. Non sempre accade, ma è la scelta più dolorosa, e Daniel porterà questa zavorra sempre con sé. Ma è una carta che fin da subito ho scelto di mettere in tavola, e infatti lettori e lettrici la scoprono già dal prologo. Anzi, direi già dalla prima riga del romanzo, giusto per non lasciare adito a dubbi. Daniel soffre una sorta di azzeramento emotivo e Ciccu Peppe rappresenta una specie di àncora: ciò che odi, ma allo stesso tempo l’unica cosa che potrai essere. E in quel preciso istante, non vede altre possibilità.

ThrillerLife: Il ruolo di sicario prevede freddezza, precisione e insensibilità su tutti i fronti. Ciccu e Daniel amavano, invece, due delle loro vittime. Il migliore amico e la donna amata. Non c’è davvero confine tra lavoro e vita privata?

Alberto Cola: un sicario che rifiuta un incarico perché è amico della vittima, è un sicario finito. Mostrerebbe di non essere un professionista, oltre al fatto che dietro Ciccu Peppe c’è la malavita di cui fa parte, ed è diverso dal sicario “freelance”; quanto a Daniel, Rachele non sarà una sua vittima, non nel senso stretto del termine almeno, e lui si rivelerà essere quasi un liberatore che esaudisce l’ultimo desiderio di lei. È la chiave che lo riporterà al punto di partenza, a ciò che non vorrà più essere.

ThrillerLife: Hai tre libri del cuore da consigliare ai nostri lettori?

Alberto Cola: Visto che siamo in tema, e per riallacciarmi all’ultima domanda, “Diario di un killer sentimentale” di Luis Sepúlveda. Aggiungo anche “Eroi normali” di Scott Turow e “Territorio Comanche” di Arturo Pérez–Reverte. E gli italiani? Certo. Leggete tutto Giampaolo Simi. Ma non è un consiglio.

ThrillerLife: Prima di lasciarci, hai un messaggio per chi ci legge?

Alberto Cola: Fa molto ultime volontà, ma non mi sottraggo. Prendo spunto da una frase di Anthony Burgess: “Una volta che cessassi di vedere il mondo come un oggetto di mistero, non avrei più la fantasia di scrivere”. Ecco, vale anche per chi legge: portate sempre con voi mistero, fantasia e passione, in fin dei conti le cose che ci servono davvero, sempre.

La redazione di Thriller Life ringrazia Alberto Cola per la disponibilità.

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