“Il trauma della perdita”: intervista ad Ashley Tate per 27 minuti

27 minuti

DOMANDE DI: Samantha Calligaris

SPAZIO CURATO DA: Laura Crottini

TRADUZIONE A CURA DI: Laura Crottini

27 minuti

Buongiorno cari lettori, la graditissima ospite del nostro spazio interviste di oggi è Ashley Tate con il suo nuovo libro “27 minuti” (Newton Compton Editore, 2024) letto e recensito dalla nostra Samatha (Link recensione).

Ha lavorato per oltre un decennio come editor per varie riviste cartacee e online. Vive a Toronto con suo marito, due figli e un cane. 27 minuti è il suo romanzo d’esordio.

THRILLER LIFE: In questo romanzo sono presenti molteplici argomenti e temi delicati e profondi, come il lutto, la manipolazione psicologica, il disfacimento di famiglie segnate dal dolore, che vanno a unirsi perfettamente l’uno con l’altro attraverso sentimenti di rabbia, rancore, solitudine e non solo. Qual è stata per te se c’è, la parte più difficile da scrivere o da elaborare a livello emotivo?

ASHLEY TATE: Ottima domanda. Sono stata ispirata a scrivere questa storia dopo la morte di mia madre, quando ho lottato con un dolore travolgente. La parte più difficile da scrivere è stata la fine; sebbene June abbia finalmente chiuso la sua storia e possa iniziare a guarire e andare avanti, dovrà fare affidamento su se stessa e farlo da sola (per il momento, spero che trovi la vera felicità in futuro).

Ma quella sensazione di solitudine, di dover contare solo su se stessi per rialzarsi, ricorda il sentimento e il peso del dolore, e quindi quella scena finale è stata la più difficile da scrivere per me, sia per la finalità della storia – la verità è stata scoperta – sia perché June è decisamente sola.

THRILLER LIFE: Due dei principali protagonisti sono dei ragazzi che hanno perso un fratello o una sorella. Un legame forte e unico quello tra fratelli che solo chi ne ha uno o più può comprendere fino in fondo. Come mai la scelta di incentrarsi su questo tipo di rapporto?

ASHLEY TATE: Volevo esplorare il modo in cui le dinamiche familiari, in particolare quelle radicate nell’infanzia, possono influenzare per il resto della vita, quindi non c’era modo migliore per farlo che incentrare la storia su due coppie di fratelli, entrambi portatori di un trauma profondo dovuto alle loro famiglie disfunzionali e alle devastanti perdite del passato.

THRILLER LIFE: Ci sono molteplici spunti di riflessione che si possono trarre da questo romanzo. Ognuno può ricavarne un messaggio in base alla prospettiva con cui analizza questa storia e in base al personaggio con cui prova più empatia. Ma c’è un messaggio in particolare che tu scrittrice vorresti arrivasse a tutti i lettori?

ASHLEY TATE: Mi piace sentire i lettori e capire quanto possano essere soggettive le esperienze di ognuno durante la lettura, e quali parti della storia hanno toccato un lettore e in che modo, ma nessuno mi ha mai chiesto qual è il mio messaggio, quindi apprezzo molto questa domanda. Come già dicevo sono stata ispirata a scrivere questa storia dopo la morte di mia madre e che mi ha sopraffatta da un profondo senso di dolore e anche se sono passati quasi sei anni ormai, ma mi manca ancora ogni giorno.

Per questo credo che il messaggio che vorrei trasmettere ai lettori sia che il dolore non è necessariamente qualcosa che si può “superare” completamente, ma che il dolore si attenua col tempo; e i tuoi cari non se ne vanno mai veramente perché vivono per sempre nei tuoi pensieri e nei tuoi ricordi.

THRILLER LIFE: In queste pagine viene messo in risalto come un atto egoistico, per proteggere se stessi possa influire in modo significativo su più persone di quelle che crediamo, portando allo sfacelo famiglie e rapporti. Tu credi che nella società di oggi, in qualità anche di madre, i ragazzi siano consapevoli che le loro azioni possono avere conseguenze a volte davvero drastiche, e che siano educati nel modo corretto a prendersi le proprie responsabilità?

ASHLEY TATE: Questa è una domanda davvero affascinante, perché le azioni di una persona possono davvero avere un terribile effetto a catena su molti altri. A volte sembra che le persone pensino di scegliere la via più facile – in questo caso, mentire per anni – quando in realtà non potrebbe essere più lontano dalla verità. Si stanno rendendo la vita più difficile vivendo con una bugia, o vivendo in modo non autentico, perché entrambe le cose possono causare molti danni a se stessi e a chi li circonda. Quindi forse noi, come società, dobbiamo impegnarci di più per fare la cosa giusta, anche se al momento è difficile.

THRILLER LIFE: Una bella bolla di sofferenza racchiude questo libro, dove però alla fine ci insegna che si può arrivare a vedere la luce in fondo al tunnel, che a volte la giustizia e la verità fanno il loro corso portando la nostra anima ad un senso di pace che ci permette di fare quel passo per ricominciare.

In un sistema in cui non sempre però le cose vanno come nei romanzi, e la giustizia e la verità a volte non riescono a farsi valere, credi che davvero la speranza sia l’ultima a morire? Credi che una persona possa lo stesso riuscire a trovare la pace, o almeno in parte, per continuare a vivere senza mandare in disfatta la propria vita?

ASHLEY TATE: Penso che le persone siano molto più forti di quanto pensino e siano in grado di sopravvivere più a lungo di quanto pensino (guarda la storia, guarda cosa hanno sopportato gli esseri umani), quindi in questo senso, sì, penso che la speranza sia una delle emozioni più potenti e possa guidarci attraverso i momenti più difficili.

THRILLER LIFE: In quanto autrice ti chiediamo quali sono 3 libri che per te sono stati fondamentali?

ASHLEY TATE: Sono prima di tutto una lettrice, quindi adoro questa domanda. Il primo libro che direi è “Somewhere Over There” di Maurice Sendak. L’ho letto moltissimo da bambina e mi ha quasi spaventata a morte; ma ne sono rimasta completamente affascinata. Probabilmente è stato il primo libro che mi ha davvero appassionata alle storie spaventose. Il secondo libro sarebbe “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie: questo mi ha letteralmente travolta, sia per il mistero che per il colpo di scena.

L’ultimo libro, che è il mio preferito dei tre, è “Sto pensando di finirla con le cose” di Iain Reid. È agghiacciante ma anche estremamente suggestivo, con un colpo di scena folle: questo libro mi ha dimostrato che non è necessario rientrare perfettamente in un solo genere, ma che si possono prendere spunto da diversi.

THRILLER LIFE: Prima di salutarci, c’è qualche messaggio che vorresti lasciare ai lettori di Thriller Life?

ASHLEY TATE: Sì! Come autrice canadese, è assolutamente incredibile per me che il mio libro sia stato tradotto e venga letto anche in Italia: nonostante i nostri diversi Paesi, culture e lingue, il messaggio del libro è universale. Quindi, ai lettori di Thriller Life: grazie per aver dedicato del tempo a leggere il mio libro, ve ne sono davvero grata.

La redazione di Thriller Life ringrazia Ashley Tate per la disponibilità.

Condividi questo articolo:

Potrebbero interessarti anche: