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I protagonisti: Teresa Battaglia

Nel 2018 Ilaria Tuti pubblica Fiori sopra l’inferno, ottenendo un grande e immediato successo editoriale e televisivo, grazie al volto di Elena Sofia Ricci.

Il pubblico intuisce la potenza racchiusa nella figura della protagonista, la profiler Teresa Battaglia, persino il nome non sembra scelto a caso: se Teresa vuol dire “colei che è cacciatrice”, il cognome ci garantisce che è una vera combattente.

Teresa nasce in una terra impervia e poco accogliente, nella quale il modello dominante di famiglia è quello patriarcale, ricca di leggende e segreti ancora da svelare, ma lei la conosce a fondo e, attraverso le numerose descrizioni della natura, sembra che voglia farla scoprire anche al lettore.

Ben presto ci rendiamo conto del fatto che Teresa è una donna sola e che, durante il corso della vita, ha dovuto affrontare molti ostacoli e difficoltà.

La solitudine era una coinquilina discreta, che non invadeva mai gli spazi e lasciava tutto com’era. Non aveva odore, né colore. Era un’assenza, un’entità che si definiva per contrapposizione, come il vuoto, ma esisteva

Nonostante questo dolore persistente, Teresa riesce ad essere empatica nei confronti degli altri, soprattutto dei bambini (come infatti vediamo in Fiori sopra l’inferno, primo libro della serie).

Alla fine della storia, resta il desiderio di capirla meglio, di approfondirne la conoscenza.

Con il secondo libro della serie, Ninfa dormiente, Ilaria Tuti ci porta nella Val di Resia insieme a Marini, con lei dal primo libro, un ragazzo semplice e un po’ ingenuo appena arrivato dal meridione, che fatica a inserirsi nel gruppo di lavoro di Teresa, ma con la quale si svilupperà un legame fortissimo.

Questo è anche il romanzo in cui la commissaria prende ancora più coscienza della sua malattia.

La sua tenacia di combattente non viene meno di fronte alla malattia che l’ha colpita, anche perché la donna è avvezza al dolore, soffrendo già da tempo di forme pesanti di diabete e di sciatica.

Come già detto però, questo non la ferma e continua dunque a indagare tra i propri demoni e quelli altrui.

Non conosciamo mai veramente noi stessi, né chi abbiamo accanto. Possiamo definirci in molti modi, ma alla fine sono le nostre scelte davanti a un bivio a mostrare chi siamo

Si intuisce che ha veramente delle grandi difficoltà, ma lei le camuffa, le insabbia, mente a Marini che intuisce che qualcosa non va…

Ma, nonostante tutto, la sofferenza emerge comunque nel suo modo di seguire le indagini, di relazionarsi alle persone.

A portare una buona dose di positività, ecco che compare un personaggio nuovo, frizzante, pieno di voglia di vivere, una vera e propria ‘luce’, che l’autrice renderà coprotagonista anche di altre avventure.

È Bianca, una ragazza non vedente (sempre accompagnata da un cane), che costituisce per Teresa una forma di distrazione rispetto al pensiero della malattia.

In lei, giovane, attiva, caparbia, la Battaglia rivede se stessa, soprattutto perché Bianca ha in comune con Teresa un passato di sofferenza e di segreti.

Il terzo romanzo della serie, Figlia della cenere, è ambientato ad Aquileia, una città particolarmente cara all’autrice.

Fin dall’inizio, si capisce che le varie malattie di cui Teresa soffre e soprattutto l’Alzheimer, ormai conclamato, stanno prendendo il sopravvento su di lei.

Per memorizzare ciò che deve fare è costretta a scrivere ovunque appunti e annotazioni; inoltre, tende a perdersi nei ricordi più dolorosi della sua vita, in particolare dopo aver rivisto l’uomo che molti anni prima l’aveva fatta tanto soffrire, lasciandole nell’anima cicatrici mai rimarginate.

L’unica valigia con cui sarebbe potuta uscire da quel matrimonio era quella fatta con la sua pelle.

Teresa è consapevole del fatto che tutti ormai si sono accorti che qualcosa in lei non va.

Benché la commissaria sia ancora dura e graffiante come sempre, la sua squadra assume nei suoi riguardi un atteggiamento protettivo.

Il suo team la vuole difendere da se stessa, dai suoi mostri interiori e dai ricordi dirompenti che non le danno tregua.

Il romanzo successivo, Luce della notte, secondo quanto dichiarato dalla stessa Tuti, nasce dall’esigenza di scrivere per colmare un’assenza, quella di una figura importante della sua vita che le è venuta a mancare.

Teresa Battaglia, ancora una volta protagonista, è sempre più schiacciata dai suoi fantasmi e dalle malattie, ma questa volta la vediamo alle prese con un’inchiesta impensabile.

Insieme alla sua squadra, che continua a seguirla, a proteggerla e ad assecondarla.
Questo è un libro che potremmo definire onirico, con un’aura di sovrannaturale.

Troviamo una Teresa ormai più tenera e accondiscendente, quasi materna poi nei confronti della bambina che ha sognato.

Un centimetro di spazio che rappresentava un ponte su un oceano

Questo volume, scritto in modo particolare, va letto con occhi diversi rispetto agli altri, senza fare paragoni, ma con la consapevolezza che la sua realizzazione ha avuto un valore terapeutico per la scrittrice.

Eccoci dunque al 2023 e all’ultimo romanzo della serie (per ora), Madre d’ossa (QUI la recensione).

Teresa è coinvolta nell’omicidio di un ragazzo, la malattia è avanzata e, anche se lei continua a fare di tutto per nasconderlo, la sua mente non è più lucidissima.

Proprio per questo, entra in scena un nuovo commissario, che dovrà dirigere la squadra al posto suo.

Teresa sentiva il calore della sua mano sul braccio e il freddo del mondo sul viso

Riaffiorano spesso i ricordi del passato: la perdita del figlio, la violenza, i vari dolori.

Ma c’è anche il presente da gestire: Teresa è finita in un brutto guaio, che non può risolvere da sola.

Fortunatamente nessuno dei suoi l’ha abbandonata; oltre a Marini e a Bianca, anche il suo vecchio capo comprende la gravità della situazione.

Del resto, per gli altri la vita continua, mentre lei ha ben chiaro che la sua, di vita, è stata divorata.

Non può fare altro che arrendersi all’evidenza e appoggiarsi a coloro che ama e che la amano.

Ed è forse questo il suo dolore più grande; svegliarsi una mattina, anche domani e non sapere chi sono i volti amici che la circondano e la guardano con preoccupazione e tenerezza.

Alla fine di questa avventura, lasciamo dunque Teresa molto provata e malandata.

Ciò nonostante, non possiamo che sperare in nuove indagini e nuove inchieste che la vedano, in qualche modo, ancora protagonista.

Per ora ci accontentiamo del racconto La ragazza dagli occhi di carta (QUI la recensione), ma solo per ora.

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