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Eco dall’inferno di Manuela Fanti

Eco dall'inferno

Eco dall’inferno

Recensione di Claudia Pieri

Si narra che dal lago di Grenze, durante le notti di luna piena, le anime urlanti di bambini che lo infestano risalgano sino alla cima della torre, generando un sentiero di orme insanguinate. Quando d’inverno la superficie si congela, restano invece imprigionate e attendono di incrociare uno sguardo a cui trasmettere il proprio tormento. È solo una leggenda, ma quando Clara Steiner cade mentre pattina sul lago ghiacciato, inizia per lei un incubo fatto di voci, lamenti e flashback improvvisi che condurrà alla scoperta di un cadavere. Il male, però, affonda le sue radici nel passato, viaggia nel tempo come un’eco lontana, sino ad arrivare al 1945 e agli esperimenti compiuti dai nazisti, in una storia che serba colpi di scena dalla prima all’ultima pagina.

Sono la prigioniera K317, codice completo KRB10317, e sono considerata una cavia.
Il giorno che mi hanno portata al campo con mia madre e mio fratello è stato l’ultimo in cui li ho visti.

Recensione

Eco dall’inferno è un viaggio nella storia e nei meandri più oscuri della mente umana.

Un viaggio che il lettore compie trattenendo il respiro, immerso, pagina dopo pagina, nell’oscurità di un’atmosfera che si fa sempre più rarefatta e cupa, con la consapevolezza che non sempre possiamo spiegare ogni avvenimento con la razionalità.

Il racconto si svolge su un triplice piano temporale alternando il passato, rappresentato dagli anni dell’occupazione nazista, i primi anni settanta e il presente, anni distanti tra loro ma legati dalle vicende che vedono coinvolti i protagonisti.

Una trama articolata che mescola sapientemente thriller, horror e soprannaturale, sviluppata sempre in maniera coerente e che regala brividi e colpi di scena fino all’ultima pagina.

Oltre alla particolarità e originalità della storia, diversi sono gli aspetti da mettere in risalto e che contribuiscono alla riuscita di questo romanzo, rendendone consigliata la lettura.

L’ambientazione in un piccolo ed innevato paese di montagna, che accentua la sensazione di isolamento e solitudine di chi si trova a fare i conti con qualcosa di irrazionale e di inspiegabile.

Le figure femminili che animano la storia, dominandola e intessendone la trama, sono personaggi forti che lasciano il segno in chi legge per i sentimenti che incarnano: il bene e il male, la crudeltà e la follia, ottimamente caratterizzati dall’autrice, attenta ad ogni singola sfumatura psicologica.

La parte storica, una delle pagine più buie del secolo precedente, viene affrontata senza filtri, in maniera cruda, ma estremamente efficace tanto da raggiungere il lettore colpendolo duramente, come un pugno al centro dello stomaco.

L’autrice, infine, dimostra grande abilità e talento nel descrivere gli ambienti e i singoli accadimenti, attraverso una scrittura che pennella la storia, dove l’uso delle parole, estremamente accurato e mai casuale, evoca immagini vivide, odori e suoni, stimolando al massimo la sensorialità del lettore.

È un libro che ti assorbe completamente, ti incatena alle sue pagine e ti trascina in un vortice di emozioni forti, lasciandoti alla fine senza parole e senza respiro.

Manuela Fanti nasce a Bologna nel 1976. Oggi fa la retail manager per un’azienda tessile e vive in Sicilia. Ama la pittura, gli animali, la solitudine e l’arte sotto ogni sua forma. Esordisce nel 2014 con il romanzo autobiografico Semplicemente Complicato (Edizioni Creativa). Ultime pubblicazioni: Ciatu miu, edizioni Nulla Die (2018), Livore ed infine Anima oscura.

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