,

Omicidio a Mizumoto Park di Tetsuya Honda

Omicidio a...

Omicidio a Mizumoto Park

Nome: Reiko Himekawa. Età: 29 anni. Segni particolari: lentiggini d’estate, un intuito formidabile, un’adolescenza difficile, una passione un po’ morbosa per le autopsie ben fatte. Professione: la più giovane detective della sezione Omicidi di Tokyo.

Quando nei pressi del laghetto artificiale di Mizumoto Park, in un tranquillo sobborgo di Tokyo, viene ritrovato un cadavere, Reiko Himekawa è ben felice di ricevere la telefonata che – in quanto detective della polizia metropolitana di Tokyo, sezione Omicidi – la convoca immediatamente sul posto.

L’alternativa sarebbe stata passare un’altra serata con genitori e zia, a sentirsi dire che a ventinove anni è ora di smetterla di giocare a guardie e ladri e cercarsi un marito.

Arrivata a Mizumoto Park, che già pullula di suoi colleghi, Reiko si trova davanti una strana scena del crimine: un corpo avvolto in un sacco di plastica blu è stato lasciato sul ciglio della strada, tra i cespugli, in piena vista, quasi come se l’assassino volesse a tutti i costi che qualcuno lo trovasse…

Più tardi, si scoprirà che anche le molte ferite inferte alla vittima presentano delle stranissime caratteristiche; e quando, proprio nel laghetto del parco, un secondo corpo viene ritrovato nello stesso tipo di sacco, per Reiko è chiaro che la caccia al più enigmatico serial killer di Tokyo è appena cominciata…

Da un autore di culto in Giappone, finalmente in Italia il primo volume di una serie poliziesca che diventerà la vostra nuova ossessione.


RECENSIONE


L’incipit di “Omicidio a Mizumoto Park” è di quelli che fanno sperare di essersi imbattuti in un thriller grandioso, ma chiariamo subito: non sono i cruenti fatti narrati a creare la magia, anzi, al contrario, essi passano in secondo piano rispetto all’intensità con cui le parole si trasformano in immagini palpitanti, e i colori evocati trasportano in un palcoscenico privo di confini.

Le emozioni soverchiano il lettore e ciò che la bambina, protagonista delle prime pagine, vede, sente e subisce è percepito con pathos, in una sorta di translazione emotiva profonda.


Tuttavia, per quanto promettente e avvincente sia l’inizio di questa storia, la presa narrativa tende, successivamente, a evaporare in un numero considerevole di snodi non sempre approfonditi.


La trama ruota attorno al personaggio di Reiko, nome della brillante detective che ha il compito di scoprire gli autori di numerosi crimini efferati. Man mano che la poliziotta si addentra nelle indagini scopre elementi nuovi e inaspettati che compromettono in parte i suoi piani e la catapultano in situazioni rischiose.

Quando mette insieme gli indizi e segue le diverse piste, si ritrova in una intricata “tana di coniglio” piena di storie contorte, figure sfuggenti e perverse, connessioni improbabili, che improvvisamente si disvelano in tutta la loro crudezza.

Come se questa pressione da sola non bastasse, la detective sa che il tempo è un fattore chiave: se i colpevoli non saranno scoperti ogni giorno che passa altre vite saranno in pericolo.

Il viaggio di Reiko attraverso le indagini permette di unire tra loro gli indizi e approdare a scoperte scioccanti, e tramite le sue peripezie il lettore viene introdotto anche nelle dinamiche di un corpo di polizia, dove vige una gerarchia molto rigida, e l’appartenenza di genere è una poderosa discriminante, molestie comprese.

Tuttavia, nonostante gli ostacoli, Reiko ha una straordinaria capacità di trovare soluzioni e di mettere al palo i colleghi maschi.


Per molti aspetti, quindi, la storia – Omicidio a Mizumoto Park – presenta le carte in regola per essere una valida narrazione thriller/poliziesca: ci sono crimini spietati da risolvere, una detective con intuizioni brillanti, situazioni sinistre, personaggi truci e nemici imprevisti che tramano alle spalle; la storia è inesorabilmente cruda, con drammi celati che balzano improvvisi sulla scena.

Allora cosa non coinvolge completamente?
Nella vicenda ruotano molti personaggi, alcuni centrali alla narrazione, altri con un ruolo di comprimari, altri ancora guadagnano spazio poco alla volta, ma complessivamente lo sforzo di arricchire la trama di numerosi volti rende meno fluida la trama.


Inoltre, i personaggi, alcuni dei quali decisamente inquietanti, privi di freni inibitori e ricchi di perversioni, non sembrano essere sufficientemente nutriti di spessore emozionale, e appaiono deboli sul piano dell’introspezione.

Questo fronte avrebbe meritato un maggior approfondimento, un’esplorazione non banale che permettesse di entrare maggiormente nel loro mondo, al di là di alcuni stereotipi proposti un po’ scontati.

Di conseguenza la tensione narrativa è creata, principalmente, a partire dalla descrizione di fatti truculenti, ma la sovraesposizione accumulata, pagina dopo pagina, crea un effetto paradosso di appiattimento, senza l’atteso brivido freddo.

Traduzione: Cristina Ingiardi
Editore: PIEMME
Pagine: 350
Anno pubblicazione: 2023

AUTORE

Tetsuya Honda
Classe 1969, è uno dei maggiori autori giapponesi, pluripremiato e con quasi cinque milioni di copie vendute solo in patria.

I gialli della serie con protagonista la detective della Omicidi di Tokyo Reiko Himekawa sono tradotti in molti Paesi, e hanno ispirato diverse serie tv e film.

Honda vive a Tokyo ed è membro dei Mystery Writers of Japan.

Condividi questo articolo:

Potrebbero interessarti anche: