Il sangue di Giuda di Gabriele Cantella

Giuda

Il sangue di Giuda

Sotto una pioggia fitta e ostinata, che in aprile a Gela non s’era mai vista, un serial killer invisibile e spietato semina una scia di morte e terrore. I delitti appaiono ancor più inquietanti perché commessi in Chiesa, durante la Messa nella settimana di Pasqua.

Accanto ai corpi delle vittime 30 pezzi d’argento e un santino raffigurante una delle stazioni della Via Crucis.

Mentre la polizia insegue un fantasma al quale non riesce a dare un nome né un volto, l’investigatore privato Giovanni Alma indaga parallelamente alla ricerca del colpevole e delle ragioni che hanno armato la sua mano.

Il caso del serial killer della via Crucis, ribattezzato così dalla stampa, diverrà per Giovanni Alma un’indagine su sé stesso, un’occasione per ritrovare il senso della vita perduta da quando la morte gli ha portato via Marcella, condannandolo ad un esilio dal mondo dei vivi.

In un aprile che sta per festeggiare la settimana Santa che precede la Pasqua, Gela, una città di 70000 anime, è sferzata da un vento indomabile, il draunara, che gli antichi paragonavano alla coda di un serpente.

Le tradizioni sono molto radicate, gli abitanti affollano le Chiese per assistere ai riti cristiani e anche Giovanni Alma, investigatore privato, è inginocchiato sul Cristo deposto per baciare i piedi del simulacro, nella Chiesa del Carmine.

È un uomo tormentato dai ricordi:

erano una fregatura, ti sbattevano di fronte il te stesso di una vita fa costringendoti al confronto tra quel che eri stato e ciò che non eri più da un pezzo

Il tessuto della sua anima è tormentato dal ricordo della moglie Marella, morta di cancro 10 anni prima. Si sente murato vivo, chiuso fuori dal mondo e tradito. Tradito dalla promessa di una vita insieme.

Mentre si trova assorto nei suoi cupi pensieri, la Chiesa diventa teatro di un omicidio: un uomo sulla quarantina giace accoltellato in un angolo, ucciso durante la funzione religiosa. Accanto al cadavere, 30 pezzi d’argento ed un santino raffigurante la prima stazione della via crucis.

Giovanni Alma intuisce subito il senso di quel ritrovamento: i 30 pezzi d’argento erano il prezzo del tradimento di Giuda. L’assassino si sentiva tradito e voleva vendicare un torto subito?

La vittima era un pappone: il suo sangue ne avrebbe lavato la colpa?

Ma i 30 lingotti d’argento da 50 grammi ciascuno valevano 2500 Euro, quindi l’assassino doveva essere, se non ricco, almeno facoltoso.

La sua indagine personale si affianca a quella ufficiale dell’ispettore Calogero Smecca, un ormone con l’aria di un notabile ottocentesco, arrogante, spocchioso, un incapace, ma con gli agganci giusti,

un coglione patentato di quelli che non sanno fare la O nemmeno col bicchiere

che non accetta le dritte di Giovanni Alma e si ostina a fare di testa sua.

Quello che viene chiamato “il killer della via Crucis” colpisce atre due volte, con lo stesso modus operandi, infierendo contro vittime innocenti. L’arma del delitto è sempre la stessa, ma cosa stanno a significare quei 30 pezzi d’argento?

La risposta arriva solo alla fine del giallo, ma nel frattempo al lettore appare chiaro che l’assassino si sente un “mezzo” per provare la sua verità e comunicarla al mondo.

Ed è proprio il tema del tradimento il fulcro de Il sangue di Giuda.

Giuda, l’archetipo del tradimento, avrebbe avuto una possibilità di scelta oppure no? E se fosse stato una vittima innocente e inconsapevole di un disegno superiore, di qualcuno che aveva già scelto per lui? Dove sta la verità? Quanti tipi di tradimento esistono? Nella traduzione dei Vangeli, Giuda consegnò Gesù al Sinedrio, quindi fu traditore o vittima? L’azione compiuta perché qualcun altro ci obbliga a compierla non può essere considerata un vero tradimento e se valutiamo il fatto di “consegnare” come un atto d’amore disperato ed estremo, ecco che arriviamo al movente del killer.

Ragionando sul tema del tradimento e del libero arbitrio, Giovanni Alma indaga anche su sé stesso, sul suo

buco nero al posto del cuore

e con la sua sensibilità sarà in grado di comprendere la portata del dolore che muove la mano del killer.

L’autore ci ha consegnato un poliziesco che ammicca alla filosofia, al pensiero dell’uomo che si sente vittima e carnefice, e lo fa con il gusto tutto italiano dei personaggi di provincia, inserendo intercalari dialettali e momenti maccheronici, citando canzoni e testi, vecchie pellicole e false piste. E’ un breve giallo, intrigante e accattivante, con i suoi protagonisti chiamati sempre con nome e cognome, quasi a volerceli presentare ogni volta. La trama magnetica rende la lettura scorrevole e piacevole. Una lettura che ci consente di oltrepassare il simbolismo e analizzare la verità.

Ogni giorno c’è qualcuno che facendo le proprie scelte, le toglie a qualcun altro. Ci sono centinaia, migliaia, milioni di Giuda ogni giorno al mondo. Nella vita c’è chi sceglie e chi, invece, non ha scelte perché subisce, inconsapevole e impotente, la scelta di qualcun altro.

Editore: Mursia Giunga gialla
Pagine: 174
Anno di pubblicazione: 2023

Gabriele Cantella siciliano ma da anni vive a Milano per studio, lavoro e scelta di vita, si occupa di comunicazione. Ha studiato legge poi cede a quella che è sempre stata la sua prima e genuina passione: la scrittura. Così diventa giornalista a tempo pieno e scrittore nel tempo libero. In un’altra vita, forse, avrebbe fatto il detective e chissà, magari anche da questo desiderio mai realizzato nascono i suoi personaggi e le loro storie nella cornice di un giallo un pò atipico, dalle atmosfere Hard Boiled, rivisitate in una chiave più intima e personale, e trasferite nella Sicilia di oggi.

Condividi questo articolo:

Potrebbero interessarti anche: