Il coccodrillo di Palermo
Recensione di: Barbara Casavecchia
TRAMA:
Rodolfo Anzo è un regista di documentari che abita a Roma. Da più di dieci anni non torna nella sua città natia, Palermo, con cui ha un rapporto conflittuale tanto che sarebbe felice di non farvi più ritorno. Improvvisamente, però, è costretto a cambiare i suoi piani: la vicina di casa dei genitori, ormai defunti, lo avverte che qualcuno si è introdotto nell’abitazione, dileguandosi senza trafugare alcun oggetto di valore.
Sembrerebbe un furto andato a vuoto, ma in casa Rodolfo si imbatte in sei bobine di intercettazioni telefoniche che il padre poliziotto aveva illegalmente conservato, insieme a un messaggio in cui si chiede di restituirle alle persone intercettate. L’uomo decide di mettersi alla ricerca dei misteriosi intercettati, ma non sa fin dove questo incarico lo porterà: con la complicità di una Palermo stregata, dai contorni sinistri e surreali, Rodolfo affronterà la verità tra le ombre della memoria di suo padre.
Seguendo l’indagine di un figlio sui misteri di un padre, Roberto Andò ci accompagna tra le strade e gli incontri di una città fascinosa e malata, sospesa tra il peso della colpa e il desiderio di redenzione e giustizia. Un labirinto magico di voci e volti che emergono da un passato ambiguo e reticente.
RECENSIONE:
Il coccodrillo di Palermo è il nuovo romanzo di Roberto Andò, regista, scrittore e sceneggiatore palermitano, già vincitore del Premio Campiello nel 2012 con “Il trono vuoto”.
Il protagonista è Rodolfo Anzo, un documentarista di successo che torna a Palermo dopo dieci anni dalla morte dei genitori, avvisato da una vicina di casa che lo informa di un tentativo di furto nella loro abitazione. Qui trova delle bobine di intercettazioni telefoniche illegali che il padre, un ex poliziotto, aveva conservato in una scatola insieme ad un messaggio con le istruzioni per restituirle ai diretti interessati.
Rodolfo, anziché seguire semplicemente le disposizioni del padre, decide di indagare, cercando un nesso tra le persone intercettate e il contenuto dei nastri.
Questo lo porterà a confrontarsi con la vera natura del padre, con i suoi segreti e con il presunto mistero sulla sua morte.
La sua ricerca sarà una battaglia silenziosa con il padre defunto e un tentativo postumo di comprendere la complessa personalità del genitore, con il quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale.
Alla fine, con questo espediente, mio padre sembra voler condizionare la mia vita anche da morto (…)
Rodolfo decide quindi di non contattare le persone coinvolte, ma inizierà a seguirle nel labirinto di strade e vicoli di Palermo. L’indagine lo porterà a scoprire una Palermo stregata, una città “bambina”, costellata di personaggi ambigui, ognuno a suo modo legato al padre.
Mescolando elementi onirici e filosofici, attraverso una narrazione intricata e ricca di citazioni, Roberto Andò in “Il coccodrillo di Palermo” riesce a creare un ritratto vivido e poetico di Palermo, rendendo la città, con tutte le sue luci e le sue ombre, un personaggio centrale della storia.
I pedinamenti si susseguiranno senza un apparente filo logico e il lettore si perderà per le strade di Palermo senza riuscire a capire, al pari di Rodolfo, cosa hanno a che fare con suo padre un posteggiatore, due amanti, un politico e un regista teatrale, un padre ed un figlio adolescente, una contessa e un giornalista, un docente universitario e un’assistente, un imprenditore edile e una psichiatra.
A quale indagine stava lavorando l’ex poliziotto prima della sua morte? Le misteriose registrazioni sono in qualche modo legate ad essa?
Il giornalista si era presentato come un amico e, dopo pochi convenevoli, mi aveva sussurrato che era consigliabile che pretendessi l’autopsia. “Non si sa mai, dalle nostre parti non si muore mai di morte naturale, è considerato noioso e inelegante,” aveva proseguito. Poi era sparito.
Pian piano, districando i nodi della vicenda, Rodolfo placherà la sua impazienza e il suo furore nei confronti del padre e della sua città natale.
Le ultime pagine regaleranno al lettore un epilogo inaspettato o, forse, la conclusione che ciascuno vorrà vedere. Il finale è, infatti, racchiuso nell’aneddoto del coccodrillo di Palermo che dà il titolo al romanzo e che rappresenta “il paradigma del confine tra il possibile e l’impossibile, tra la verità e l’immaginazione”.
Dal punto di vista della scrittura, “Il Coccodrillo di Palermo” è ricco di dettagli e immagini vivide, ma anche di elementi filosofici e onirici che si fondono in modo armonioso con gli elementi narrativi. Questa combinazione è frutto del background cinematografico e letterario di Roberto Andò: il suo amore per la letteratura e la filosofia traspare in ogni pagina di questo insolito racconto giallo, che a volte sembra quasi un saggio filosofico.
I riferimenti colti, il linguaggio sofisticato e le profonde riflessioni contribuiscono a fare de “Il coccodrillo di Palermo” un libro dalla prosa elegante che merita assolutamente di essere letto, sebbene il suo stile complesso potrebbe non incontrare il gusto di ogni lettore.
Editore: La Nave di Teseo
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2025
AUTORE:

Roberto Andò è nato a Palermo nel 1959. Regista e scrittore italiano. Ha esordito nel lungometraggio cinematografico con “Il manoscritto del principe”, dedicato agli ultimi anni della vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Le sue regie, per il teatro e per il cinema, lo hanno reso noto al pubblico italiano e internazionale. Vive a Roma con la moglie e la figlia.
Dopo aver seguito studi filosofici, giovanissimo collabora come assistente alla regia con Francesco Rosi e Federico Fellini. In seguito con Michael Cimino e Francis Ford Coppola. Nella sua formazione è decisivo l’incontro con Leonardo Sciascia, con cui stringerà legami di profonda amicizia. Dal 1980 ha alternato regie teatrali e cinematografiche.
Lavora principalmente come regista a numerosi lavori per il grande e il piccolo schermo. Tra le sue opere di maggior rilievo: “Viaggio segreto”, “Sotto falso nome” e “Il manoscritto del principe”.
“Diario senza date o della delazione” (Gea Schirò, 2008) è stato il suo esordio letterario, a cui hanno seguito vari romanzi, tra cui “Il bambino nascosto” (La nave di Teseo, 2020) dai cui è stato tratto l’omonimo film.