Una maschera color del cielo
Recensione di: Maria Teresa Peirano
TRAMA:
Una maschera color del cielo ha vinto nel 2024 l’International Prize for Arabic Fiction, il più prestigioso riconoscimento per la letteratura di lingua araba. Il protagonista Nur è un giovane rifugiato palestinese che vive nel campo profughi vicino a Ramallah, in Cisgiordania e per il suo aspetto (occhi e capelli chiari) viene spesso scambiato per un ebreo ashkenazita. Si è laureato in archeologia e ha deciso di scrivere un romanzo sulla vita di Maria Maddalena basandosi sui Vangeli gnostici.
Ha una corrispondenza clandestina con l’amico d’infanzia Murad, detenuto nelle carceri israeliane, con cui discute spesso di questioni politiche e ideologiche relative all’occupazione israeliana. Un giorno Nur trova nella tasca interna di un cappotto che ha comprato nel mercatino dell’usato di Giaffa una carta d’identità di un cittadino israeliano che ha pressappoco la sua età. Vinto dal desiderio di lasciarsi alle spalle il campo profughi e potersi spostare liberamente per il Paese, visitando i siti archeologici di cui è appassionato, decide di far falsificare il documento apponendo la sua fotografia e di spacciarsi per israeliano, anche in virtù del fatto che padroneggia la lingua ebraica.
Riesce a farsi assumere per una missione di scavi nei pressi di Megiddo. La sua falsa identità e la frequentazione dei colleghi allo scavo gli permetteranno di capire meglio la mentalità degli israeliani. Sarà anche l’occasione per creare e approfondire storie di amicizia e di amore. Nel frattempo, porterà avanti un dialogo interno, intenso e spesso doloroso, tra le sue due identità in conflitto: Nur (il palestinese) e Ur (l’israeliano). Un quadro originale della tragedia israelo-palestinese, che ci aiuta a capire lo stato d’animo di una delle due parti in lotta.
RECENSIONE:
Bassem Khandaqji è un autore palestinese che attualmente scrive da una prigione israeliana, in cui si trova dal 2004. “Una maschera color del cielo”, prima sua opera tradotta in italiano, arriva fino a noi grazie all’aiuto dei fratelli dell’autore che trascrivono ciò che lui riesce a far uscire dalla prigione illegalmente.
Il protagonista del romanzo è il giovane Nur, arabo palestinese che vive in un campo profughi. Grazie ai tratti ereditati dalla defunta madre, pelle chiara e capelli biondi, riesce a muoversi con una certa libertà nella sua amata Gerusalemme perché scambiato per un ebreo ashkenazita. Laureato in archeologia e desideroso di scrivere un romanzo sulla figura di Maria Maddalena, grazie al fortuito ritrovamento di un documento israeliano appartenente a Ur Shapira e sfruttando i suoi tratti somatici, si infiltra tra i componenti di uno scavo archeologico in corso.
Qui conosce Ayala, giovane sionista che lo accoglie a braccia aperte e Sama’, ragazza araba palestinese che non teme di difendere ad alta voce i diritti del proprio popolo. Lei partecipa allo scavo portando avanti fieramente la propria identità culturale, al contrario di Nur, che nasconde la propria identità palestinese dietro a una comoda maschera ebraica. Nur, pur essendo palestinese, grazie al suo aspetto ebreo viene trattato con una deferenza e un rispetto che normalmente ai suoi concittadini non vengono elargiti. Saranno proprio questi giovani a fargli mettere in dubbio le sue azioni e la sua doppia identità.
Il libro, pur trattando un tema tanto forte e crudo, che soprattutto oggi non può essere ignorato, trasmette sì il dolore interiore del protagonista, ma lo fa con molta calma e chiarezza, quasi in una sorta di serena rassegnazione. Il lettore sentirà l’anima di Nur dilaniata dai suoi dialoghi interiori con Ur ed empatizzerà con la storia di un popolo che a partire dal 1948 è stato via via eliminato, disumanizzato, confinato e annullato.
Bassem Khandaqji con “Una maschera color del cielo” porta alla nostra attenzione una questione reale e tangibile: come può l’archeologia avere connotazioni politiche? Ebbene, in queste terre storicamente condivise da tanti popoli, ciò che per uno è la storia della gloriosa nascita di un insediamento, per l’altro è l’orrore della deportazione e dell’assassinio di interi villaggi, spazzati via per fare posto ai nuovi arrivati.
Mentre un difetto del libro è il ritmo non proprio incalzante, non c’è dubbio che Una maschera color del cielo ci faccia riflettere prepotentemente su una situazione storica e politica che forse, in quanto europei, fatichiamo a sentire vicina: un popolo che ha subito soprusi in passato, diventa detentore di diritti maggiori rispetto ad altri popoli? Al momento pare che la risposta a questa triste domanda sia sì.
Traduzione: Barbara Teresi
Editore: edizioni e/o
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: settembre 2024
AUTORE:

Bassem Khandaqji è stato arrestato a 21 anni, il 2 novembre del 2004, con l’accusa di aver partecipato alla pianificazione dell’attentato avvenuto nel mercato del Carmelo, nel centro di Tel Aviv, il 1° novembre 2004. Nell’attentato sono state uccise tre persone, a opera di un attentatore suicida sedicenne che si è fatto esplodere.
L’azione è stata rivendicata dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina, un’organizzazione di stampo marxista-leninista. Khandaqji, allora studente universitario, è stato condannato da un tribunale militare israeliano a tre ergastoli. Da parte araba, invece, si scrive che è stato arrestato per aver partecipato alla seconda Intifada e si sottolinea come le condizioni dell’arresto e il processo siano stati criticati dallo Human Rights Council (organismo dell’ONU). In prigione ha terminato gli studi universitari e ha scritto quattro romanzi, due raccolte di poesie e circa duecento articoli.