,

La pietra del rimpianto di Arnaldur Indriðason

La pietra

La pietra del rimpianto

Reykjavík, un quartiere residenziale dove i palazzoni si alternano a placide villette e le strade sono ben illuminate. Davanti a uno dei condomini arrivano pattuglie a sirene spiegate, un’ambulanza, il furgone della Scientifica.

Una donna è stata trovata stesa a terra nell’ingresso di casa sua, è morta da poche ore, probabilmente soffocata con un sacchetto di plastica. La casa è sottosopra e sulla scena del crimine, passata al setaccio dalla polizia, spunta un biglietto con un numero di telefono ben noto agli investigatori: è quello dell’ex detective Konráð, ormai in pensione.

Immediatamente contattato, Konráð racconta che tempo prima una certa Valborg, anziana e gravemente malata, lo aveva cercato chiedendogli di ritrovare il figlio dato in adozione quasi mezzo secolo prima…

Allora non aveva accettato l’incarico, perché temeva di alimentare false speranze e inoltre stava cercando di risolvere il mistero attorno alla morte di suo padre, accoltellato nel 1963 davanti alla Cooperativa di Macellazione del Suðurland.

Adesso, però, tormentato dai sensi di colpa per non aver aiutato la signora Valborg, Konráð decide di mettersi sulle tracce di quel bambino scomparso. Ma alla nuova indagine si intrecciano scoperte inquietanti che lo porteranno sempre più vicino alla verità sull’assassinio di suo padre, una verità che vuole e insieme teme più di ogni altra cosa al mondo.

La pietra del rimpianto è un giallo matrioska: l’indagine di partenza, l’omicidio di Valborg, è la miccia per accendere una serie di indagini e misteri paralleli.

Siamo a Reykjavik, in Islanda, in un quartiere residenziale: è qui che avviene l’omicidio di Valborg, un’anziana signora benvoluta da tutti nel suo condominio.

Valborg, diventa così il filo che legherà le varie storie: tra passato e presente capiremo di più di lei, ma soprattutto di Konrao.

Perché Konrao nonostante non lavori più in polizia, è implicato nella vicenda?

Semplicemente perché Valborg lo ha contattato per aiutarla a trovare suo figlio, ma lui ha rifiutato… e i sensi di colpa si fanno sentire.

se lui non aveva accettato di occuparsene era solo perché non voleva lasciarsi coinvolgere nelle vite degli altri, come se fosse stato ancora in polizia. Con tutto ciò che la cosa comportava. Calarsi nelle tragedie della gente era un compito ingrato. Un fardello di cui faceva volentieri a meno.

Inizia così un continuo salto temporale tra il presente, ossia l’indagine sulla morte di Valborg, e il suo passato a cui, però si aggiunge l’indagine personale che Konrao sta svolgendo su suo padre.

Un padre descritto da tutti come un truffatore e che è stato ammazzato in modo brutale davanti alla Cooperative di Macellazione del Suourland nel 1963.

La pietra del rimpianto potrebbe sembrare lenta e banale, ma Indridason sa dosare bene i colpi di scena e così in un crescendo di false piste, documenti e testimoni spariti troviamo un uomo che cerca di trovare la verità per espiare un’unica colpa: quella di aver rifiutato di aiutare una persona che voleva semplicemente ritrovare suo figlio.

Reykjavík diventa così lo sfondo di una corsa per la ricerca della verità, una verità che in tutti e tre i casi fa paura:

“Chi più di te è nella posizione per farlo? Di cosa hai paura?” “Della verita” aveva detto infine Konrao.

E in ogni caso non ci saranno né vincitori, né vinti: la verità spariglierà tutte le carte, il lettore si troverà di fronte a un vaso di Pandora che è stato scoperchiato da personaggi, siano essi semplici comparse o protagonisti veri e propri, che sono tristi, soli e solitari e si muovono in una Reykjavik cupa, quasi da romanzo noir.

Ci tengo a dire che non ho letto i romanzi precedenti della serie; quindi, il mio giudizio non è totalmente centrato, ma mi sento di dire che Konrao ricorda molto i vecchi detective alla Raymond Chandler: uomini ossessionati dalle loro debolezze e dal loro passato, che cercano di trovare la verità ad ogni costo.

Traduzione: Alessandro Storti
Editore: Guanda
Pagine: 348
Anno pubblicazione: 2023

Arnaldur Indriðason è uno scrittore islandese di romanzi polizieschi che hanno come protagonista il personaggio di Erlendur Sveinsson.

Ha lavorato come giornalista indipendente e come critico cinematografico. Laureato in storia, ha scritto il suo primo romanzo nel 1997.

Ha vinto numerosi premi fra i quali il Glasnyckeln e Gold Dagger.

Tra i suoi romanzi pubblicati da Guanda: Sotto la città (2005), La signora in verde (2006), La voce (2008), Un corpo nel lago(2009), Un grande gelo (2010), Un caso archiviato (2010), Un doppio sospetto (2011), Cielo Nero (2012), Le abitudini delle volpi (2013), Sfida cruciale (2013), Le Notti di Reykjavík (2014), Una traccia nel buio (2015), Un delitto da dimenticare(2016), Il commesso viaggiatore (2017), La ragazza della nave (2018), Quel che sa la notte (2019) e I figli della polvere (2021).

Condividi questo articolo:

Potrebbero interessarti anche: