Non sparare di Roberto Pegorini

Non sparare
Accanto a lui c’era un folle che sognava di ripristinare le Brigate Rosse.

Non sparare

Recensione di: Federica Cervini

TRAMA:

Marco Polenghi ha 63 anni, lavora in una tipografia dove sposta bancali, è solo, non ha amici, non ha una vita sociale e da anni convive con un segreto.

Gli unici contatti li ha con un tenente dei carabinieri in congedo, alcolizzato, che saltuariamente gli dà il tormento.

Nulla sembra scuoterlo dalla sua apatia e indifferenza, quando un giorno un collega più giovane lo avvicina, lo chiama Nebbia e gli dice di essere a conoscenza del suo segreto.

Marco nega, cerca di evitarlo, ma alla lunga dovrà fare i conti con il suo passato.

Già, perché il Nebbia è stato un militante delle Brigate Rosse, ha trascorso trent’anni in galera e ora si trova nella delicata posizione di persuadere alcuni ragazzi, tra cui la giovanissima Manuela, a rinunciare all’idea di riportare in auge la lotta armata senza per questo rinnegare il suo passato.

RECENSIONE:

“Non sparare” è un noir un po’ atipico perché non vi è una vera e propria indagine investigativa e là dove c’è, è marginale rispetto alla trama complessiva.

Con uno stile giornalistico definito dalla narrazione tutta al presente indicativo, Roberto Pegorini trasporta il lettore nella mente del suo protagonista, Marco Polenghi, un uomo taciturno, solitario, che non ha e non vuole amici, segnato da un passato che lo ha fatto profondamente soffrire ma che non rinnega.

Parlando della lotta armata delle Brigate Rosse nel nostro Paese, sempre senza darne un giudizio sociale o politico, Pegorini costruisce un personaggio indimenticabile che vive un conflitto interiore. Infatti, Marco Polenghi vuole fermare un gruppo di giovani intenzionati a fare “resuscitare” le BR (li definisce “i dilettanti”) e convincerli a rinunciare alla lotta armata. Memore del proprio passato e dei dolori che ha personalmente vissuto, Polenghi è convinto che i tempi siano diversi e che ci siano degli errori storici nel movimento delle BR percui non ha senso ripercorrere oggi quel cammino di lotta.

Al contempo, però, il protagonista non rinnega il proprio passato di militante BR; il divario generazionale che lo separa dagli “sbarbatelli” Manuela, Arianna, Francesco è parte del conflitto interiore che è l’anima delle pagine. Marco è diviso tra il volerli convincere a rinunciare alla lotta e l’essere convinto di non aver ai tempi sbagliato.

Il linguaggio potente di Pegorini e il suo stile narrativo incisivo, implacabile e magnetico costringono il lettore a un’analisi storica degli anni ’70 in comparazione con la realtà contemporanea, ossia la società degli anni 2000.

L’elemento chiave di “Non sparare” è la sua portata emotiva costituita dall’analisi psicologica del protagonista, dal suo sguardo disincantato sulla società contemporanea e su una ideologia ora superata.

La parola chiave del romanzo è “perdono”. Questo tema è affrontato da Pegorini da vari punti di vista, ad esempio nel rapporto tra il protagonista e l’ex-tenente Saverio Foschi, che di capitolo in capitolo gli dà il tormento – ma solo nella parte finale del libro si scoprirà la sofferenza che a un tempo ha legato i loro destini.
Il “perdono” è anche verso se stessi, come mostra Foschi, distrutto dall’alcolismo. Vivide e spietate le pagine in cui viene rivelato il suo dramma.

Convince anche l’analisi condotta dall’autore sul gruppo di giovani avventati che si credono preparati alla lotta armata e che fanno propria un’ideologia nata con la generazione precedente.

“Chi cazzo ve lo fa fare di rimettere in piedi un qualcosa che la storia ha già condannato e archiviato da tempo?”.

Queste le parole di chi è passato attraverso, letteralmente con anima e corpo, attraverso “un inferno da cui non si fa ritorno”.

Le BR e le loro vittime (Aldo Moro in primis) sono nella penna di Pegorini singole persone, non un movimento di lotta. Solo specifici individui che hanno vissuto, amato, combattuto, sofferto.

In “Non sparare” indimenticabile il capitolo della “notte prima degli esami”: l’autore si sofferma sui pensieri di ciascuno dei suoi personaggi appena prima che si compia l’attentato, esplorandone timori ed entusiasmo, e permettendo al lettore di vivere con loro la palpitante attesa che precede la lotta.

Infine, c’è Milano, le cui vie Marco attraversa con la sua bici. Una città che non ha dimenticato gli anni di piombo e l’escalation di violenza politica, terrorismo e lotta armata che l’hanno segnata.

Traduzione: /

Editore: I Dobloni Editore, collana Enigmi

Pagine: 360

Anno di pubblicazione: 2025

AUTORE:

Roberto Pegorini

Roberto Pegorini è nato a Milano nel 1969 ed è laureato in giurisprudenza. Di professione giornalista, da oltre trent’anni si occupa prevalentemente di cronaca nera. Già ospite di Thriller Life con il suo romanzo “Lo hijab mancante”, Todaro Editore 2024 (qui recensione), di sé dice: “La solitudine mi sa fare buona compagnia e io la so fare a lei. Dico troppi pochi no, amo il vino rosso e Dublino, odio la neve in città e mi emoziono ancora davanti al mare.”

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