Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980.
Il mondo della narrativa lo ha attirato a sé fin da bambino.
Laureato a Firenze in Lettere e Filosofia, ha poi conseguito un master all’università di Bologna in Relazioni Internazionali.
Il mondo lavorativo lo vede impegnato nel campo della consulenza aziendale e della progettazione, settori in cui può utilizzare la scrittura quotidianamente.
Thomas Melis si occupa di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale per lo sviluppo.
Ha collaborato con diverse riviste on line, lavora come copywriter e crea contenuti per aziende attive sul web.
Thomas Melis ha pubblicato A un passo dalla vita , il suo romanzo d’esordio, e lo spin off Platino Blindato.
Dal 2017 collabora con il sito di critica letteraria MilanoNera. Nessuno è intoccabile è uscito nello stesso anno.
Milano. Il mondo non cambia è il nuovo libro uscito a Luglio 2022 per Fratelli Frilli Editore; un Noir metropolitano crudo, attuale, scritto con raffinata maestria, che farà la gioia di tutti i lettori amanti del genere noir e giallo.
Barbara ha letto il libro per Thriller Life e l’ha recensito QUI
Thomas Melis ha gentilmente risposto alle nostre domande
1. Milano. Il mondo non cambia è il tuo nuovo noir metropolitano in cui spiccano alcuni intercalari, quello slang milanese e calabrese che non trovi su internet, e che rendono la lettura ancora più immersiva. Essendo tu di origini sarde viene da chiedersi come tu faccia a padroneggiarle con tale naturalezza.
Posso dirti che questa peculiarità del mio romanzo deriva dalla vita stessa, prima di tutto, e dallo studio.
Ho passato circa dieci anni lontano dalla Sardegna. Sono stato a Firenze, Bologna e Barcellona, facendo regolari visite a Milano, città che ho iniziato a frequentare nella metà degli anni Novanta.
In questo lungo periodo ho avuto occasione di conoscere tante persone che provenivano da parti dell’Italia molto diverse tra loro e utilizzavano un codice vernacolare altrettanto differente.
Per una sorta di inclinazione personale, è un po’ come se in tutto quel tempo abbia studiato le forme espressive degli altri, prestando attenzione alle parole utilizzate, ai modi di dire.
Nella stesura di “Milano. Il mondo non cambia” sono stati fondamentali due ulteriori elementi: la mia predilezione per autori come De Cataldo, Wu Ming, Colaprico e Gangemi, che utilizzano sistematicamente un registro linguistico ibrido, e lo studio di documenti, saggi, carte processuali e testi musicali, attraverso il quale ho potuto individuare i termini gergali più indicati alla frase che intendevo scrivere in un determinato momento della narrazione.
2. Il libro è ricco di descrizioni particolareggiate dei quartieri periferici di Milano, dal Giambellino passando per Corvetto; la mappa urbana prende vita con tale realismo che sembra di percorrerla. C’è lo studio della città fatta a tavolino o un’esperienza visiva diretta del paesaggio che descrivi?
Entrambi i fattori che hai menzionato.
Prima di tutto c’è una conoscenza diretta dei luoghi: il Corvetto, la Barona e il Giambellino, così come Piazza Prealpi o Via Gola sono luoghi che ho visto con i miei occhi.
A questa esperienza personale si è aggiunto, necessariamente, lo studio della documentazione saggistica e giornalistica relativa alla storia, alle caratteristiche e alla cronaca dei territori menzionati.
Ogni elemento del paesaggio presente nella trama ha un ruolo preciso: che si tratti dei palazzi ALER della Comasina o di uno skybar affacciato sui grattacieli di Piazza Gae Aulenti.
3. In questo libro ci sono diversi tipi di malavitosi, provenienti da vari luoghi del mondo, ma non c’è traccia dello Stato, Polizia, Carabinieri… il deserto. Volevi sottolineare la concussione con le varie cariche dello Stato che dovrebbero invece sorvegliare? Sottotraccia c’è una denuncia alla mancanza di azione e/o concussione?
Volevo scrivere un noir puro che parlasse del lato oscuro di Milano, esplorando le molteplici realtà che si muovono nel sottomondo di questa metropoli.
Sul mercato ci sono abbastanza romanzi con marescialli o commissari nel ruolo del protagonista e non vedevo la necessità di aggiungerne uno mio.
“Milano. Il mondo non cambia” affronta i temi della corruzione e della concussione ma il suo obiettivo non è denunciare la presunta inazione delle cariche dello Stato o delle forze di polizia, malgrado l’Italia abbia visto decine di casi francamente inquietanti.
In ogni modo, il finire sul libro paga di un boss è una faccenda che riguarda il singolo, o i singoli, e non l’istituzione.
Nella penombra di “Milano. Il mondo non cambia”, infatti, si muove la figura del procuratore della Repubblica Gerace, che non compare mai sulla scena ma è nominato con timore reverenziale dai molteplici personaggi criminali del libro.
4. Milano il mondo non cambia è un noir malavitoso, che ruota intorno alla lotta per il dominio della città. La mafia penetra nei territori settentrionali nel tessuto economico e bancario senza troppo clamore, al contrario al Sud la malavita s’insinua anche nei gesti e nei costumi sociali. La capacità camaleontica di queste organizzazioni criminali le rende difficili da combattere e debellare. Quale idea ti sei fatto scrivendo questa storia?
La principale consapevolezza che la scrittura di questo libro mi ha portato è che la forza delle organizzazioni criminali è fuori da esse.
Sono i tanti colletti bianchi, i banchieri, i consulenti, gli avvocati a permettere alla malavita di accrescere geometricamente il proprio potere diventando antistato.
Questo vale al Nord come al Sud, anche se quest’ultimo soffre un livello di pervasività del fenomeno molto più grave, frutto malato di una storia iniziata ormai da due secoli.
Non è un caso che il protagonista del romanzo, Filippo Barone, sia un manager che appartiene a quel mondo di mezzo funzionale a mettere in contatto grande criminalità organizzata, politica, imprenditoria, jet-set e alta società.
5. Piergiorgio Pulixi, autore di spicco del Noir italiano, ti ha definito una delle nuove voci più interessanti del noir nel panorama nazionale. Da scrittore emergente quanto è difficile farsi spazio in questo settore narrativo?
Lo è molto. Ma la difficoltà non è un’esclusiva del noir o del poliziesco: è l’intero settore editoriale italiano a essere una sorta di campo minato.
Il problema principale è la penuria di lettori che, come naturale conseguenza, determina una redditività delle pubblicazioni molto bassa e una sorta di conflitto generale per rimanere sul mercato e mantenere visibilità.
In un mondo ideale non si dovrebbe parlare in termini economici dell’arte ma nella realtà le case editrici sono aziende e i libri sono i loro prodotti, quindi le prime hanno un obiettivo preponderante, che è il vendere i secondi.
Questa per un autore è la parte più difficile, anche quando si riesce nell’impresa di emergere.
Inoltre, in Italia, tra pubblicazioni tradizionali, self ed editoria a pagamento, finiscono sul mercato oltre ottantamila titoli ogni anno.
Un numero piuttosto alto per un paese che legge pochissimo rispetto al resto d’Europa.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già in mente una nuova storia oppure darai un seguito ai personaggi che abbiamo già conosciuto?
Al momento sono concentrato sulla promozione di “Milano. Il mondo non cambia” e credo che nei prossimi mesi mi dedicherò principalmente a questa fondamentale attività.
Per quanto riguarda la scrittura ho delle idee in testa e riguardano sia nuove storie sia possibili episodi che raccontano altre vicende di alcuni personaggi dei miei precedenti romanzi.
Ma sarà necessario molto tempo, da dedicare prima di tutto a raccogliere la documentazione e a studiarla.
Solo in una seconda fase, per adesso lontana, arriverà il momento della stesura.
7. Prima di essere scrittore, Thomas Melis è stato un appassionato lettore? Quali sono stati i tuoi maestri letterari?
Ho fatto alcuni nomi in precedenza e adesso allargherò un po’ il discorso.
I miei esempi letterari più importanti sono senza dubbio Giancarlo De Cataldo, per il modo unico di raccontare una storia al lettore, specialmente nei romanzi della serie romana iniziata con Romanzo criminale, e il collettivo Wu Ming, che mi ha ispirato molto per quanto riguarda l’utilizzo di codici di linguaggio diversi nelle varie parti dei miei romanzi.
Devo menzionare Carlotto, autore di opere magistrali con protagonisti negativi, come “Arrivederci amore ciao” o “Mi fido di te”, e proprio Piergiorgio Pulixi, un fuoriclasse nel creare e mantenere la suspense.
Per “Milano. Il mondo non cambia” sono stati fondamentali diversi autori milanesi di nascita o adozione, in particolar modo Alessandro Robecchi e Piero Colaprico, e calabresi, come Mimmo Gangemi, Gianfrancesco Turano e Gioacchino Criaco.
La realizzazione del libro è stata influenzata, inoltre, dalla Trilogia messicana di Don Wislow – Il potere del cane, Il cartello e Il confine –, soprattutto nella strutturazione e organizzazione della storia.
8. Passando alle domande più leggere, se ti dovessi rappresentare in tre parole, quale sceglieresti?
Testardo, meticoloso… festaiolo.
9. Escludendo la scrittura, quali sarebbero le tre cose di cui non potresti fare a meno?
L’affetto dei miei cari, senza il quale nulla avrebbe senso.
Poi direi musica, buon cibo e fitness.
Lo so: così sarebbero quattro, ma chiedo un bonus!
10. Prima di salutarci avresti un augurio o un messaggio da lasciare ai nostri lettori?
Stiamo trascorrendo uno dei periodi storici più bui dalla seconda metà del secolo scorso e credo che augurare ai vostri lettori serenità, in un futuro non troppo lontano, sia la cosa più sensata.
I libri possono aiutare a vedere la fine dell’incubo.
Per questo motivo: leggete.
Andate in libreria o nelle biblioteche a frugare tra gli scaffali, nei mercatini dell’usato, scegliete un titolo, date un’occhiata alla quarta di copertina e iniziate il viaggio.
Non risolverà i vostri problemi ma vi farà sentire meglio. E non è poco.
Thriller Life ringrazia Thomas Melis per la disponibilità
a cura di Barbara Terenghi e Patty Pici