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I Protagonisti: Salvo Montalbano

I Protagonisti, con Salvo Montalbano di Andrea Canilleri

Salvo Montalbano, classe1950, è nato dalla penna del grande maestro Andrea Camilleri.

Appare per la prima volta nel romanzo La forma dell’acqua del 1984.

Nato a Catania è commissario di polizia presso l’immaginario paese di Vigata.

Per ammissione dello stesso autore il nome venne scelto in omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vasquez Montalban, ideatore dell’investigatore Pepe Carvalho.

I due personaggi condividono la passione per la buona cucina e la lettura, entrambi hanno relazioni amorose piuttosto turbolente e complicate e hanno modi anticonvenzionali spesso infrangendo le regole e senza sentirsene in colpa.

È laureato in giurisprudenza.

Verso i 30 anni entra in polizia e all’inizio viene assegnato, come vicecommissario, in un paesino di montagna dove vive le pene dell’inferno perché lui è uomo di mare, ha bisogno di averlo accanto.

Ne La prima indagine di Montalbano infatti il vicecommissario si trova a Mascalippa ma il paesaggio di montagna gli toglie persino l’appetito e capisce che lì non potrebbe mai viverci.

Per fortuna ottiene il trasferimento a Vigàta, provincia di Montelusa dove ha dei bei ricordi, trascorsi insieme al padre.

Qui prende casa nella località Marinella, una villetta sul mare (nella fiction televisiva si trova nella frazione di Porto Empedocle) dove, quando può, lo raggiunge la storica fidanzata Livia Burlando.

Lei vive a Boccadasse, un quartiere di Genova.

Nei libri la presenza di Livia appare come un file-rouge che lo accompagna sempre, i due vivono una relazione a distanza da molti anni tra alti e bassi ma ne Il ladro di merendine i due si affezionano tantissimo a François, un bambino vittima di uno sbarco clandestino in cui ha perso la madre e che Livia vorrebbe adottare ma Montalbano non ne ha mai trovato la forza salvo pentirsene quando il ragazzo rimarrà ucciso durante un’indagine per un traffico d’armi in Una lama di luce.

Ogni storia vede la presenza di Livia anche solo sotto forma di telefonata serale che spesso si conclude con un’azzuffatina.

Un’altra presenza femminile costante nella vita del commissario è la cammarera Adelina, cuoca bravissima nel preparare piatti tipici siciliani che gli lascia da scaldare, sempre in porzioni molto abbondanti.

Adelina ha due figli che non sono proprio stinchi di santo e che Montalbano ha arrestato più volte ma fra loro si è instaurato un forte legame e, quando può, cerca di dar loro una mano, in cambio di informazioni o soffiate.

Montalbano ama la buona cucina e, quando non mangia in casa i piatti che gli lascia Adelina, frequenta abitualmente la trattoria “da Enzo” dove assapora i piatti tipici della Sicilia, soprattutto i famosi antipasti di pesce ed i tagliolini al “nivuro di siccia” annaffiati sempre da un buon vino del territorio.

Una condizione che il commissario pone agli eventuali commensali che lo accompagnano è che si mangi sempre in rigoroso silenzio per poter gustare al meglio il cibo.

Un altro rituale a cui Montalbano non rinuncia è la “passiatina” verso il molo, che si concede ogni volta che deve pensare e ragionare sul caso che si trova ad affrontare in quel momento.

Non manca il divertente dialogo con un granchio che spesso è appoggiato sullo scoglio del molo al quale il commissario racconta i suoi pensieri.

Un’altra presenza femminile importante è l’amica Ingrid Sjöström che Montalbano incontra per la prima volta nell’indagine La forma dell’ acqua resistendo alle avance della donna per rimanere fedele a Livia.

I due finiranno per diventare molto uniti, in un’amicizia che si consolida quando la svedese, in più occasioni, darà un grosso contributo alle indagini grazie alle sue numerose e altolocate conoscenze.

Ad affiancare Salvo Montalbano nel commissariato, c’è il suo vice Domenico Augello, Mimì per gli amici: alto, elegante, impenitente “fimminaro” che perde la testa per ogni bella donna che vede fino a quando in La gita a Tindari incontra Beba, giovane studentessa universitaria che poi sposerà.

Tra i due c’è grande sintonia anche se finiscono spesso a battibeccare perché in disaccordo sulla conduzione delle indagini, ma sono molto uniti anche nella vita privata tanto che il commissario sarà il padrino del loro primo figlio che chiameranno Salvo.

La persona più affidabile all’interno del commissariato è senz’altro l’ispettore Giuseppe Fazio: efficiente, solerte, riesce ad intuire al volo i pensieri di Montalbano e ad anticiparne le mosse.

Una cosa però manda in bestia il commissario: l’abitudine di Fazio a prodursi in “pizzini” dove annota i trascorsi e l’albero genealogico dei sospettati su cui gli viene chiesto di indagare.

Montalbano lo chiama il complesso dell’anagrafe.

Altro elemento fondamentale del commissariato, il personaggio che più caratterizza l’atmosfera e ne colora gli aspetti col suo dialetto ed il modo di storpiare i nomi mischiando italiano e siciliano in modo maccheronico è senz’altro l’agente Agatino Catarella, centralinista abilissimo nell’uso dei computer, una vera macchietta che regala uno humor sorprendente e che dona alla vita del commissariato una vena di ilarità.

Ne Il giro di boa è proprio Catarella a dare l’input a Montalbano per la risoluzione del caso. Nutre nei confronti del commissario un timore reverenziale, è ossequioso e oltremodo lusingato quando il capo lo interpella.

 In Un mese con Montalbano spiccano gli aspetti più significativi del suo essere sbirro, la capacità di saper cogliere, a pelle, a naso, un dettaglio anche impercettibile che non quatra con l’insieme, la minima differenza rispetto all’ordine consueto e prevedibile dei fatti.

Ha metodi poco ortodossi ed un approccio istintivo con le persone e con i casi che segue.

È introverso e scontroso, per cercare la concentrazione ama farsi lunghe nuotate solitarie nello splendido mare sotto casa ma quando il cielo è “tinto” anche il suo umore ne risente e sembra essere “pigliato dai turchi” diventa insofferente e scostante.

Odia e gli danno sui nervi la burocrazia e le scartoffie che deve compilare o firmare, privo di ambizioni e sfuggente ai media ha però un alleato a “Rete Libera” la rete privata regionale, in Nicolò Zito con cui opera sottotraccia scambiando informazioni e favori che lo aiutano a raggiungere spesso la soluzione dei casi.

Ma soprattutto per ripicca nei confronti dell’altra rete, “TeleVigata” che, invece, sembra sempre remare contro le azioni di Montalbano.

Altra presenza costante e d’effetto è quella del medico legale, il dottor Pasquano.

Scontroso, d’umore altalenante a seconda dell’esito delle giocate a poker della serata, viene punzecchiato dal commissario che sa bene di irritarlo e il medico puntualmente ribadisce con un “non mi scassi i cabbasisi” ma basta una guantera di cannoli di cui Pasquano è ghiotto, per rabbonirlo.

Intuitivo e sensibile ha un’autenticità che lo caratterizza e che lo rende umano, familiare e sono queste doti a renderlo così popolare.

È uno sbirro nato, pronto a cogliere tutto quello che non quatra ma è anche abile nel saper leggere le espressioni delle persone, usa metodi poco ortodossi che lo portano ad avere parecchi contrasti con le autorità, specialmente con il questore Bonetti-Alderighi (incontrato per la prima volta ne La voce del violino).

Il personaggio letterario diventa protagonista in carne ed ossa a partire dal 1999, anno in cui la RAI manda in onda le avventure di Montalbano facendolo interpretare da un bravissimo Luca Zingaretti.

Da quel momento il personaggio letterario ha e avrà il volto di Zingaretti nell’immaginario collettivo.

A livello di audience la serie ha ottenuto risultati eccellenti con i suoi 37 episodi suddivisi in 15 stagioni riuscendo ad affermarsi come la serie più seguita nella sua messa in onda ventennale, grazie al fatto che ogni episodio è a sé stante ed è legato agli altri da una sottile  trama orizzontale.

I punti di forza della fiction sono da attribuire al cast di ottimo livello, (per rendere la lingua più “vera” alcuni attori sono stati scovati nei teatri dialettali siciliani), alla strepitosa bellezza delle location, alla sceneggiatura ed alla bravura di Zingaretti.

Negli anni, la fiction del regista Sironi, è stata esportata in 15 paesi.

Ormai quando  pensiamo al personaggio Salvo Montalbano, lo visualizziamo in Luca Zingaretti ma la descrizione nei romanzi lo presenta in tutt’altro modo: baffi, tanti capelli, viso segnato dalle rughe.

La scelta del regista Sironi cadde su Zingaretti perché i primi due che dovevano sottoporsi al provino non si presentarono mentre Zingaretti fu bravissimo.

Più volte Camilleri ha ribadito che la sua idea incentrata sul commissario Montalbano prevedeva solo un paio di romanzi per poi farlo “sparire” temendo di cadere nella banalità e nella ripetitività di trame e situazioni che i lettori avrebbero potuto classificare noiosi.

Ed è così che dal quarto romanzo, La voce del violino Camilleri introduce nuovi personaggi e cambiandone altri cercando di dare una ventata di novità.

Inoltre, mano a mano che escono nuovi racconti, Salvo Montalbano sente l’età avanzare, cinquant’anni e un bagaglio di esperienze che pesano, la paura per il futuro, il sentirsi inadeguato ala cambiamento dei tempi e l’orrore/odio verso ogni tipo di tecnologia.

Nell’evoluzione del personaggio Montalbano diventa sempre più introverso e “nirbuso” di fronte ai cambiamenti, l’introspezione si fa sempre più assillante così come la paura di invecchiare.

Così anche il rapporto con Livia subisce parecchi scossoni, le “azzuffatine” serali al telefono più pressanti e la concessione ad un paio di divagazioni amorose solo per il gusto di sentirsi giovane, salvo poi pentirsene ogni volta con un grande senso di colpa.

La raccolta completa conta 28 titoli, editi da Sellerio, più uno scritto a quattro mani con Carlo Lucarelli Acqua in bocca dove il commissario collabora con l’ispettrice Grazia Negro che gli chiede aiuto per un caso riguardante un cittadino di Vigata morto a Bologna e altre raccolte e racconti.

Il primo romanzo è La forma dell’acqua edito nel 1994, l’ultimo è Riccardino pubblicato postumo nel 2020.

Camilleri lo aveva rimaneggiato dopo dieci anni dalla stesura per correggerne il linguaggio adeguandolo alle ultime produzioni ed è disponibile in doppia versione: una classica ed un speciale che contiene le due versioni del romanzo ovvero quello scritto nel 2005 e quello con la stesura definitiva del 2020 con i rimaneggiamenti dell’autore.

Secondo Camilleri in questo modo il lettore avrebbe potuto seguire le evoluzioni della lingua, il “vigatese” dal punto di vista stilistico.

Citando l’autore

La fine di Montalbano l’ho già scritta più di tredici anni fa. Recentemente (2016) l’ho rimaneggiato dal punto di vista stilistico, ma non del contenuto. Finirà Montalbano quando finisco io

Già, perché il linguaggio usato da Camilleri è fortemente contaminato dal siciliano e se questo può apparire come uno scoglio alla lettura, dopo un secondo approccio se ne apprezza totalmente il colore e lo splendore di una sicilianità calda, con sonorità proprie così caratteristiche da farle diventare una lingua vera e propria, non a caso un giornalista, Mario Genco, ha pubblicato sul “Giornale di Sicilia” il dizionario siciliano- italiano.

Secondo una ricerca pubblicata nel Nuovo Annuario della Società Dante Alighieri, Salvo Montalbano è, insieme a Renzo e Lucia e Pinocchio, il personaggio più rappresentativo dell’immaginario letterario italiano.

In alcune interviste Camilleri ha dichiarato più volte di essere meravigliato dal successo ottenuto dal suo personaggio Salvo Montalbano, nato quasi come una sfida con sé stesso: si chiedeva infatti se, come Sciascia aveva scritto

il romanzo giallo è la migliore gabbia dentro alla quale uno scrittore può mettersi, perchè ci sono delle regole

lui sarebbe stato in grado di scrivere 300 pagine senza barare sul rapporto logico, temporale e di spazio.

Sicché, essendo un grande lettore di gialli (a sette anni e mezzo lesse Simenon) e avendo tra le mani “Il pianista” Di Vazquez Montalbano, diede alla luce La forma dell’acqua.

Creando Salvo Montalbano, Camilleri ci ha donato una vera e propria icona del genere poliziesco, una squadra senza eguali, un territorio ricco di luce ed acqua ed un linguaggio da assaporare e centellinare come un buon bicchiere di passito.

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