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Morte di un trapper di Giovanni Robertini

Morte di un trapper

Morte di un trapper

Marijuana e musica: questo è X, l’ex rapper che ora vive vendendo on-line sneakers rare. O meglio, questo era X prima della morte di Aelle, ragazzo ucciso tra le strade di Milano e di cui parlano tutti i giornali. Aelle è uguale a X vent’anni prima.

Lo stesso tatuaggio sul collo (una X) e stesso mondo di appartenenza: il rap per l’appunto. Come resistere alla tentazione di partecipare al funerale? Sarà questo l’inizio di tutto.

Aelle è Aliseo Landini Della Santa, figlio di Nicola Landini Della Santa, un milionario della Milano bene (?). Il padre del ragazzo trovato morto riconosce X tra la folla e decide di ingaggiarlo.

Cento euro all’ora per indagare sulla morte del figlio, e duecentomila in caso di risoluzione del mistero. Rifiutare un ingaggio simile, pur essendo distante anni luce dalla figura del detective, è praticamente impossibile, soprattutto per X che oramai non riesce a vivere più di rendita.

Uno solo è l’album che ha pubblicato e le cose, dal punto di vista economico, non vanno per il meglio.

L’indagine porterà X ha scontrarsi e incontrarsi con la Milano dei super attici, dei festini, della droga e della povertà più assoluta. X incontrerà violenza e amore in una storia che sembra avere dell’incredibile ma che, a pensarci bene, sembra uscita da qualche fatto di cronaca moderna.

Morte di un trapper è l’esordio nel noir di Giovanni Robertini che conosce fin troppo bene il mondo hip-hop del panorama italiano.

Tutto luccica senza splendere.

A dover scegliere una frase riassuntiva di Morte di un trapper, probabilmente questa sarebbe la più sintetica e “azzeccata”.

Giovanni Robertini, infatti, ci parla, a più livelli del successo e del suo opposto, dei soldi e della povertà, della Milano dove tutto è luccicante e dove tutto, in realtà, fa fatica a splendere.

Droga, musica (rap e trap per la precisione), sesso e potere sono i protagonisti indiscussi di questo primo noir di Robertini che, dopo aver studiato a lungo il mondo della “nuova musica”, intervistando vari artisti per la rivista Rolling Stone Italia, ha voluto mettere nero su bianco uno spaccato di un’Italia spesso dimenticata ma più presente che mai in questi anni duemila dove l’apparire conta più dell’essere.

È la storia di una morte, forse per overdose, di un ventenne che ricorda in tutto e per tutto un rapper, X, della vecchia scuola.

Mister X si troverà, suo malgrado ad investigare sulla morte di Aelle. Queste indagini, al limite del realismo, saranno in realtà il pretesto per ritrovare (forse) se stesso e soprattutto per parlare di questi tempi moderni in cui l’uguaglianza, intesa come omologazione, è la parola chiave per la sopravvivenza.

Tutti seguono lo stesso ritmo, non c’è più distinzione. A meno che non si gratti forte.

Giovanni Robertini non divide il romanzo in capitoli, bensì in Track proprio per sottolineare il fine ultimo dell’opera che parla, in modo particolare, ai giovani.

Quei giovani che nella Milano moderna, città nella quale è ambientata la storia, popolano le piazze di spaccio e gli attici di lusso.

Quei giovani che hanno perso di vista il vero benessere per andare incontro alla falsa ricchezza, povera di valori e di etica.

La scusa narrativa è la musica e la sua evoluzione che Robertini dimostra di conoscere a menadito.

…la musica era militanza pacifica ma incazzata. Ora le hit da classifica sembrano la lista della spesa di uno sceicco annoiato.

Un mondo, insomma, fatto di nickname e follower in cui il sesso diventa mero strumento di potere e il benessere la porta di ingresso verso la povertà economica e intellettuale.

Morte di un trapper agli occhi di un boomer potrebbe apparire un libro leggero e senza troppi colpi di scena.

Un libro senza suspense e non propriamente un noir eppure è un libro che farebbero bene a leggere proprio le due generazioni che si tendono la mano: i pre tecnologie e i nativi digitali.

Aiuterebbe, senza troppe pretese, a comprendere le dinamiche di una società divisa tra chi ha e chi non ha ma desidera e farebbe di tutto pur di appropriarsi dell’oggetto del desiderio.

C’è chi ha tutto e c’è chi vuole tutto. E se lo prende.

Morte di un trapper che ci piaccia o meno è storia e la storia va studiata, analizzata e compresa se la si vuole emulare o combattere.

Giovanni Robertini fa uscire il suo protagonista, X, da un fast-food per andare a vedere cosa è successo a quel giovane steso in terra.

Sono uscito per andarmi incontro.

Queste sono le parole che gli mette in bocca. Parole semplici ma dense di significato.

Ecco, forse il senso di Morte di un trapper è racchiuso in questa presa di coscienza: conoscersi e ri-conoscersi.

Studiarsi e affrontarsi per capire, comprendere a fondo e andare avanti. E, magari, smettere di suonare (e ascoltare) musica a dir poco discutibile.

Adesso? Al posto della fica ci sono i follower, i ragazzini non scopano e fanno musica di merda…

A leggere Robertini ti chiedi se sia mai possibile che alcune cose accadano proprio a Milano, la super mega metropoli del lusso.

Chiudi Morte di un trapper con qualche dubbio che ti frulla per la testa.

Ci sono passaggi che ti rimandano indietro nel tempo e no, non ci si riferisce solo alla musica e al modo di rappare, è proprio una questione di cronaca, delle più brutte che ti ronza nel cervello.

Non ti resta che aprire un motore di ricerca e fare un paio di tentativi.

Zac! Quello che cercavi è sotto i tuoi occhi.

Giovanni Robertini ha descritto il sommerso della Milano bene, quella Milano che è salita alla ribalta della cronaca con la storia del mago delle start-up (che non citeremo) e delle sue serate a base di musica, droga e sesso non consenziente in un super attico del capoluogo lombardo.

Insomma, Morte di un trapper è tutto fuorché fantasia.

Impossibile dire se la vicenda citata abbia davvero ispirato in qualche modo l’autore de Le invasioni barbariche, fatto sta che con questo romanzo, scritto con slang giovanile, proprio del secondo decennio degli anni duemila, Robertini è riuscito a proporre un quadro completo della società moderna dove ricchezza e povertà, benessere e malavita, si mescolano in un cocktail dal gusto assai amaro.

Editore: HarperCollins Italia
Pagine: 224
Anno pubblicazione: 2023

Nato a Milano, nel 1975, Giovanni Robertini ha diretto Linus e Rolling Stone. Autore televisivo, ha lavorato a Avere Vent’anni, Le invasioni barbariche e Splendida cornice. Prima di Morte di un trapper ha pubblicato L’ultimo party (2013) e La solitudine di Matteo (2020).

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