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Il misfatto della Tonnara di Francesco Abate

Il misfatto

Il misfatto della tonnara

Siamo agli inizi del 900 in Sardegna a Cagliari, Clara Simon è una donna bellissima , in lei si mescolano il sangue del bellissimo padre Capitano e della madre cinese. E’ una giornalista per il giornale l’Unione, punto fermo delle notizie della città .

Un giorno viene avvicinata dal rivale di sempre il conte Cappai Pinna che le chiede aiuto: un lontano cugino è in stato di fermo per il misfatto della tonnara: una giovane maestra è stata rinvenuta picchiata e priva di conoscenza in una tonnara dopo una manifestazione femminile , a Clara il duro compito di indagare e scoprire il colpevole.

I primi movimenti femministi della Sardegna a inizio novecento, lo scontro tra l’aristocrazia e la borghesia , i primi movimenti di gruppi che sfoceranno nel fascismo : questi sono i 3 temi principali del romanzo.

Partiamo con ordine.

Il misfatto della tonnara è il ritrovamento di una giovane maestra picchiata e priva di sensi.

Chi sarà il colpevole passa quasi in secondo piano, perché è il movimento delle suffragette a prendersi la scena.

Le “maestrine” (nomignolo dispregiativo perché indicava che non erano ancora sposate) si riuniscono sotto la guida di Floriana Lepori per far sentire la propria voce.

Manifestano per avere un’identità che non sia quella solo di donne mogli e madri.

Il lavoro è già un’emancipazione in sé ma non basta, all’epoca senza la protezione di una famiglia forte, le donne sole non avevano futuro.

Clara stessa è un esempio lampante, può permettersi di lavorare come giornalista perché ha le spalle coperte dal nome di famiglia e dal nonno.

La testimone chiave per “salvare” il cugino del conte parla chiaramente: è vedova con un figlio, che futuro può avere se la sua reputazione viene macchiata?

Una ricostruzione lucida e pesante della condizione femminile che trova il suo apice nell’attrice Italia Vitaliani a cui viene negato per timori di scontri di interpretare Casa di bambola di Ipsen.

Sembra una donna che non prende posizione e che si adegua alle imposizioni ma con un “patto femminile” stravolge tutto.

Chiaro, lo può fare perché non vive a Cagliari, ma la sua presa di posizione e la sua scelta è forse una delle scene migliori del romanzo.

L’aristocrazia incarnata dal Conte Cappai Pinna è fortemente legata alle apparenze e alla forza del titolo.

Il Conte non conosce quasi il cugino ma il suo terrore è che il proprio nome venga infangato, per questo chiede aiuto a Clara nonostante la rivalità, per questo sposta la maestrina in una clinica privata assicurandosi che i giornalisti siano ben presenti all’evento.

Conta solo l’apparenza, il titolo, i privilegi, l’umanità passa decisamente in secondo piano.

È Clara stessa a smontare la “boria” del conte nella scena finale, sarebbe bastato poco per dimostrare di essere una persona migliore, ma quel poco, al Conto, non è nemmeno passato per la testa.

La borghesia al contrario è dinamica, vitale, basti pensare all’impero navale dei Simon, alla forza del nonno di Clara, che nonostante la perdita del figlio regge le redini della famiglia e del lavoro senza mai arrendersi.

Stanis Pietro Ledda è il personaggio più difficile da digerire del romanzo.

È bello e ricco, è uno studente di medicina, ma le sue idee conservatrici lo portano ad osteggiare tutto ciò che è nuovo.

È antifemminista , retrogrado e con un gruppo di seguaci denominati gli “ascari” semina terrore per le vie della città.

Stanis è l’incarnazione dei conservatori locali, tutti sanno delle ronde notturne del suo gruppo ma nessuno denuncia.

Le modalità degli ascari ricordano terribilmente quello che succederà pochi anni dopo con le ronde fasciste.

E purtroppo lui e il suo gruppo rimangono impuniti.

Cagliari e il mare meritano una menzione d’obbligo.

Le vie della città vengono descritte con amore, ci sono descrizioni che potrebbero rientrare tranquillamente in una guida turistica!

Il mare poi è sempre presente con la sua forza, la sua potenza, la sua bellezza.

La scena finale del ricordo in mare del padre di Clara sembra una cartolina struggente e bellissima.

Editore: Einaudi Editore
Pagine: 312
Anno pubblicazione: 2023

Francesco Abate è giornalista professionista per l’«Unione Sarda» e DJ nei club dell’isola col nome di Frisco.

Come scrittore pubblica nel 1998 Mister Dabolina il suo primo romanzo, edito da Castelvecchi.

Nel 2003 pubblica Il cattivo cronista edito dal Maestrale.

Nel 1999 vince il premio Solinas con il soggetto Ultima di campionato, che verrà pubblicato sotto forma di romanzo nel 2004, edito dal Maestrale.

Il quarto romanzo solista: Getsemani per Frassinelli-Il Maestrale, è del 2006.

Sempre nel 2006 inizia la collaborazione con Massimo Carlotto pubblicando Catfish.

Nel 2007 pubblica Il cattivo cronista (Il Maestrale), e insieme a Massimo Carlotto Mi fido di te (Einaudi).

Nello stesso anno escono i libri I ragazzi di cittàMister Dabolina remix, mentre nel 2008 il suo sesto romanzo solista Così si dice.

Nel 2009, insieme a Massimo Carlotto, pubblica L’albero dei microchip e nel 2010, con Saverio Mastrofranco, Chiedo scusa

Pubblica poi Un posto anche per me (Einaudi 2013) e Mia madre e altre catastrofi (Einaudi 2016).

È fra gli autori dell’antologia benefica Sei per la Sardegna (Einaudi 2014).

Il corregidor (Piemme 2017, con Carlo A. Melis Costa) è il suo primo romanzo storico.

Nel 2018 ha pubblicato, sempre per Einaudi, Torpedone Trapianti.

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