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Quello che ti nascondevo di Marina Di Guardo

Quello che

Quello che ti nascondevo

Da quando la moglie Allegra è morta, precipitando da un dirupo affacciato sul lago di Como, Giacomo, imprenditore e titolare di un brand di gioielli, si trascina tra mattine grigie e pomeriggi interminabili, nell’attesa del momento in cui finalmente arriverà a casa e potrà chiudere fuori il mondo.

Dopo essersi versato un bicchiere del whiskey preferito, il suo unico desiderio è passare la serata a riascoltare dalle casse dello stereo i vocali che la moglie gli ha mandato negli anni, e aggrappandosi a quella voce illudersi di averla ancora accanto.

È proprio in una di quelle serate solitarie e intrise di malinconia che Giacomo, d’un tratto, coglie nella registrazione un dettaglio che prima gli era sempre sfuggito: in uno dei messaggi, per una frazione di secondo, dietro la voce di Allegra se ne distingue un’altra. Una voce che lui non conosce.

Una voce che appartiene a un uomo. Divorato da un dubbio angosciante, Giacomo comincia a setacciare il computer della moglie, finendo per scoprire un segreto per lui inimmaginabile. Forse, la morte di Allegra potrebbe non essere stata una tragica fatalità.

Rifletté su come ognuno di noi sia portato ad affidare la propria felicità, realizzazione e buona parte dell’esistenza agli altri

Gli altri, ovvero le persone che amiamo incondizionatamente, senza riserve e che pensiamo di conoscere intimamente, i compagni di vita che ci camminano al fianco, dormono e si svegliano con noi e che crediamo di rendere felici.

Ma cosa succede quando tutto questo viene messo in discussione?

Quando ci accorgiamo di non conoscere affatto chi abbiamo tanto amato?

È questo l’interrogativo che emerge prepotente dalle pagine di questo romanzo e che (s)travolge la vita di Giacomo.

Il protagonista, già provato dalla morte di Allegra, sua moglie, si trova a fare i conti all’improvviso con qualcosa di segreto e inaspettato che lo porta a diventare, suo malgrado, un investigatore.

L’ambientazione tra lago di Como, dove è morta Allegra, e lago Maggiore, dove si concentrano le ricerche di Giacomo, riflette le luci e le ombre di questa storia.

Si alternano cupezza a sprazzi di luminosità, grazie all’abilità descrittiva dell’autrice che rende vivide e reali le immagini dei luoghi, con uno stile di scrittura elegante e attento ai particolari.

Il libro, con il suo ritmo incalzante e il pathos crescente, ha cucito addosso l’abito del thriller, ma nelle sue pieghe si trova anche tanto altro.

Attraverso Giacomo, Marina Di Guardo accompagna il lettore in un lungo ed emozionante viaggio alla ricerca della verità sulla morte della sua compagna.

Contemporaneamente, lo porta ad affrontare una serie di tematiche profondamente attuali che riguardano l’animo umano e le sue fragilità: la paura dell’abbandono, quasi sempre figlia di una famiglia disfunzionale e di traumi infantili, l’incapacità di affrontare il distacco, fisico ed emotivo, l’elaborazione del lutto, la proiezione delle proprie aspettative di realizzazione su chi ci sta accanto.

Un inferno mascherato da idillio preconfezionato, che puzzava di marciume e dolore a chilometri di distanza.

è il quadro di violenza domestica che emerge ad un certo punto delle indagini e che colpisce Giacomo, e con lui il lettore, come un pugno allo stomaco.

A sorreggere tematiche così importanti è un impianto narrativo ben strutturato e una trama ben congegnata, svolta in maniera coerente, accompagnato da un grande lavoro di caratterizzazione psicologica di tutti i personaggi, in particolare di Giacomo, il protagonista.

L’autrice dimostra di possedere una grande sensibilità che la porta a calarsi in panni maschili, consegnando ai lettori un uomo che suscita una forte empatia, proprio per quei tratti di fragilità e forza che emergono dalle pagine e che lo fanno sentire vicino a chi legge:

ci fanno più male le persone cui siamo più attaccati, quelle che non avremmo mai pensato potessero procurarci dolore

un dolore palpabile, autentico, che arriva fino ai lettori.

Un thriller che si legge tutto d’un fiato, coinvolgente emotivamente e che fa riflettere sulla caducità dei sentimenti e delle relazioni.

Editore: Mondadori
Pagine: 276
Anno pubblicazione: 2023

Marina Di Guardo, di origini siciliane, ma cremonese di adozione, ha lavorato molti anni nella moda prima di dedicarsi alla scrittura.

Tra i suoi libri: L’inganno della seduzione (Nulla Die 2012), Non mi spezzi le ali (Nulla Die 2014), Bambole gemelle (Feltrinelli), Com’è giusto che sia (Mondadori 2017) e La memoria dei corpi (Mondadori 2019).

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