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Pas de Sicile di Domenico Cacopardo

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Pas de Sicile

Incaricato dal comune di Candora (immaginario evocativo del candore) Domenico Palardo, magistrato in pensione, deve coordinare il volume celebrativo dei 100 anni della Costituzione del Comune stesso e scrivere il saggio di apertura dedicato al personaggio che ha dato il via allo sviluppo del paese con le aziende da lui fondate, Siro Sieroni.

Ma la storia di Sieroni cela qualche segreto che le figlie cercano di rendere impenetrabile. Indagando e scavando in paese, interpellando il figlio nato da una relazione del Sieroni, Palardo viene a conoscenza di segreti accuratamente sepolti nella famiglia.

Minacce, danneggiamenti e un delitto sono la cornice di questa indagine del tutto privata e legittima. Nata per elogiare la memoria di Siro Sieroni, si conclude appunto con un omicidio, il cui autore sarà scoperto dall’intuito del dottor Palardo.

Basta Sicilia per Domenico Palardo, il magistrato in pensione che dalla Trinacria approda in Pianura Padana, nell’immaginario paese di Candora dove, scopriremo, di candido c’è ben poco.

Qui Palardo aveva vissuto e lavorato come segretario comunale per sei anni e ora, in occasione del centenario della Costituzione del paese in Comune autonomo, sono previsti festeggiamenti e numerose iniziative.

Per la sua cultura, per le conoscenze e per la stima che gli abitanti nutrono nei suoi confronti, gli viene chiesto di preparare il saggio di apertura su Siro Sieroni,

colui che ha preso Candora e il Tielino all’età della pietra e li ha condotti nella modernità industriale

Il magnate, negli anni della seconda guerra mondiale, era riuscito a mettere in piedi numerose attività, costruendo, negli anni a venire, un’immensa fortuna, creando posti di lavoro e donando lustro al paese.

Il Sindaco e la Giunta chiedono dunque il suo intervento

abbiamo bisogno di radici, ci sono, le stiamo valorizzando, le custodiremo

Il protagonista apprende le prime informazioni dai vecchi amici, tra un bicchiere di vino e il buon cibo locale, riuscendo a compilare l’albero genealogico, in modo da prendere contatti con gli eredi.

Scopre così che non scorre buon sangue tra le figlie e i nipoti, ma che, anzi, tutti nascondono parecchi scheletri negli armadi.

Le sue ricerche gli procurano minacce verbali e fisiche, la famiglia chiusa a riccio non vuole vengano messi in luce certi aspetti alquanto disdicevoli del loro capostipite.

Ma non sono le prevaricazioni, la scaltrezza, la violenza nei confronti della giovane segretaria di allora a suscitare la curiosità di Palardo, ormai improvvisatosi detective, quanto un aspetto del passato che, ricostruendo tessera dopo tessera, darà forma ad un puzzle dalle tinte scure

Con i suoi sforzi aveva messo allo scoperto il turpe segreto dei Sironi

Un passato abietto, occulto e meschino.

Un vergognoso episodio che l’autore usa come “pretesto” per portare a conoscenza, o forse per rendere conosciuto ai più, un fatto storico sepolto nella polvere della memoria: il caso dei beni sottratti alle comunità ebraiche nel 1938, l’anno dell’approvazione delle leggi razziali, e mai resi ai proprietari o agli eredi.

Non a caso l’autore ci dice che ha iniziato a lavorare al romanzo il 27 gennaio, giorno della Memoria.

Dopo 18 opere ambientate in Sicilia, Domenico Cacopardo porta la sua narrazione in un paesino della Pianura Padana, terra della famiglia materna, per ambientarvi una storia intessuta di segreti, rancori, sotterfugi, violenze.

È un giallo dalle connotazioni molto intime che è insieme una denuncia: come poter celebrare un personaggio che si è macchiato di un grande crimine contro i suoi simili?

E come in ogni giallo che si rispetti c’è un omicidio, ci sono segreti che emergono dal passato, ombre che minacciano il presente in chi cerca la verità, colpe sepolte in profondità e misteri di cui nessuno vuole parlare.

C’è una certa pomposità lessicale che però non guasta né rallenta la lettura, la scrittura è colta e raffinata, elegante e arguta.

Le frequenti incursioni storiche e gli aneddoti del passato mettono in risalto la formazione culturale dell’autore e la sua esperienza personale così come la passione per la cultura, l’arte e la buona tavola.

Ogni capitolo si apre con un verso delle poesie di Ungaretti, come a voler sottolineare l’eleganza e la profondità di ciò che andremo a leggere.

Editore: Ianeri collana “Le dalie nere”
Pagine: 232
Anno di pubblicazione: 2023

Domenico Cacopardo nasce a Rivoli (TO) il 25 aprile 1936.

È un magistrato con una preziosa carriera istituzionale alle spalle.

Trascorsa l’infanzia a Letojanni si è laureato e dopo un’esperienza in uno studio legale romano, è entrato nell’Amministrazione dei lavori pubblici ed ha ricoperto l’incarico di presidente del Magistrato delle acque di Venezia.

Nominato consigliere di Stato nel 1980 è andato in pensione nel 2008. Vive a Parma. Prima di esordire come romanziere ha pubblicato numerose monografie di carattere giuridico e alcune raccolte di poesie fra cui “L’implicito sublime” che gli ha valso l’asegnazione del Premio Pedrocchi.

L’attenzione di pubblico l’ha ottenuta con “Il caso Chittè”, romanzo ambientato a Messina, col successivo “L’endiadi del dottor Agrò” ha preso forma uno dei suoi più fortunati personaggi, il sostituto procuratore Italo Agrò, alter ego dello sciatore e protagonista di diversi gialli editi da Marsilio.

Il successo dei suoi romanzi lo hanno reso uno degli autori più apprezzati nel panorama letterario contemporaneo.

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