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La mano del diavolo di Robert Bryndza

Copertina di "La mano del diavolo" di Robert Bryndza
Kate sentì il collega che urlava. Tutt'attorno, solo oscurità.

La mano del diavolo

Recensione di Monica Truccolo

Mentre è in ospedale dopo essere quasi annegata, l’investigatrice privata Kate Marshall stringe amicizia con Jean, un’anziana signora ricoverata nel suo stesso reparto. Durante la degenza, Jean le racconta che undici anni prima il suo nipotino Charlie è scomparso durante una vacanza in campeggio.

Una volta uscita dall’ospedale, Kate decide di indagare sul caso e aiutare la sua nuova amica a scoprire finalmente la verità. Insieme al fidato Tristan, la detective comincia a ripercorrere gli eventi che hanno preceduto la notte della scomparsa di Charlie, ma più guarda da vicino, più si rende conto che Jean non le ha raccontato tutto: nel suo passato c’è un segreto, qualcosa che potrebbe aver messo in pericolo il nipote.

Che cosa è successo davvero a Charlie? È stato rapito? O forse è scivolato nel Devil’s Way, il sinistro impetuoso fiume che scorre vicino al luogo della sparizione? Solo una cosa sembra certa: la risposta giace sepolta nel passato della famiglia del piccolo.

Recensione

La sabbia umida era dura e fredda sotto i piedi, lasciò l’asciugamano a qualche metro dalla riva ed entrò in acqua. Le onde le arrivavano alle ginocchia, ne sentiva la forza sulla pelle. Avanzò, prese un bel respiro, si tuffò. Capì che qualcosa non andava non appena risalì per prendere aria. Una corrente, come una mano dalle dita invisibili ma forti, la strattonava. E poi accadde tutto in fretta, si accorse del profondo canale di spuma bianca che scrosciava in mare aperto. Si sentì tirare dal basso e fu trascinata sott’acqua. Quando si rese conto di essere finita in una corrente di risacca mortale era troppo tardi

L’investigatrice privata Kate Marshall nuota ogni giorno in mare; una mattina, però, viene trasportata da una corrente anomala che la trascina sott’acqua.

Grazie al tempestivo intervento di due ragazzi, viene salvata e portata d’urgenza in ospedale dove fa amicizia con Jean, una signora ricoverata nel letto accanto al suo.

Jean è un’arzilla vecchietta che non ha avuto una vita facile, poiché ha vissuto nella povertà di un sobborgo malfamato di una grande città ed è stata colpita, undici anni prima, da un avvenimento tragico: la scomparsa di Charlie, il nipotino di soli tre anni, durante una gita in campeggio nel Dartmoor, un altopiano situato nella contea del Devon.

Il luogo è caratterizzato da una vegetazione rada e paludosa ed è famoso per i miti e le leggende di folletti, di un cavaliere senza testa e di un’enorme creatura nera conosciuta come la “Bestia di Dartmoor”.

L’anziana donna non si è mai rassegnata, poiché non sa se il suo Charlie sia stato rapito o sia caduto nel fiume in piena, il Devil’s Way, che scompare in una gola vicino a dove si erano accampati.

La protagonista viene incaricata di indagare per scoprire che fine ha fatto il bambino.

Kate e il suo partner Tristan cominciano questa nuova indagine che li porterà a investigare anche su altri casi del passato che sembrano non avere niente in comune; alla fine, però, tutto troverà una spiegazione e si arriverà alla conclusione dell’inchiesta.

In La mano del diavolo, non c’è la solita Kate, forte e sicura di sé, ma una persona fragile sia fisicamente che a livello psicologico, a causa dell’incidente che l’ha vista quasi morire affogata.

La donna dovrà fare più affidamento su Tristan nel corso di un’indagine dai tanti lati oscuri, in cui, passo dopo passo, verranno portati alla luce nuovi tasselli di quello che si rivela un puzzle apparentemente irrisolvibile.

Ne La mano del diavolo, lo scrittore è stato in grado di costruire un cold case e, allo stesso tempo, di mettere Kate di fronte a uno dei momenti più difficili della sua vita, mostrando le sue debolezze di donna appena dimessa dall’ospedale e subito tornata al lavoro.

Come in una caccia al tesoro ben architettata, dove sembra che la soluzione sia dietro l’angolo, ci si accorge di aver sbagliato e si deve riprendere l’indagine, facendo qualche passo indietro, per cambiare prospettiva e trovare la soluzione.

La narrazione de La mano del diavolo è serrata e lo stile di scrittura tagliente come una lama affilata, ma anche delicato nei momenti di maggiore coinvolgimento emotivo.

I personaggi, come nei romanzi precedenti, sono ben descritti e caratterizzati.

È facile scivolare tra le pagine de La mano del diavolo e immergersi nei loro pensieri, empatizzare con loro e immaginarli mentre corrono nel buio della notte, tra i prati e le rocce dell’altopiano del Dartmoor, oppure mentre indagano per scoprire i segreti più reconditi.

Bryndza riesce a caratterizzare molto bene anche i personaggi secondari come, ad esempio, la misteriosa assistente sociale che sembra prendere troppo a cuore lo stato di povertà della madre di Charlie e del bambino stesso, prima della sua scomparsa.

L’autore ci racconta tante storie parallele che potrebbero creare confusione nel lettore, invece rendono la vicenda più appassionante. 

Ne La mano del diavolo, la storia scorre velocemente, tenendo il lettore inchiodato alle pagine e, nonostante sia un cold case, o forse proprio per questo motivo, la narrazione è estremamente interessante fino alla conclusione, facilmente intuibile, ma ugualmente intrigante.

I libri della serie dell’investigatrice Kate Marshall sono tutti autoconclusivi, ma i personaggi principali, Kate, Tristan e le loro famiglie, evolvono nel corso dei romanzi.

Traduzione: Carlotta Mele
Editore: Newton Compton Editori
Pagine: 288
Anno pubblicazione: 2024

Robert Bryndza, dopo anni dedicati alla scrittura, si è conquistato una fama incredibile con il suo thriller d’esordio, La donna di ghiaccio (Newton Compton, 2017), che in pochi mesi ha venduto oltre 1 milione di copie.

È inglese e vive in Slovacchia con suo marito Jàn.

La mano del diavolo è il suo ultimo lavoro.

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