Elizabeth
Recensione di: Giovanna Lauretta
TRAMA:
A quattordici anni, Elizabeth Cuttner non si fa illusioni sul mondo e su sé stessa. Il suo sguardo ipertrofico coglie con compiaciuta esattezza dettagli raccapriccianti e miserie private di chi le è prossimo – ed è una condanna senza appello. Dopo la morte dei genitori, cui forse non è del tutto estranea, viene accolta dalla famiglia paterna in un’antica dimora coloniale a Manhattan, a ridosso del porto in disarmo, dove i vecchi edifici e i simboli della città si trasfigurano in vestigia gotiche che resistono all’avanzata dei grattacieli.
Qui, in un’atmosfera impregnata di erotismo balthusiano, si consumano torbide relazioni e violenze spesso solo accennate, ma non per questo meno perturbanti, come la liaison venata di sadismo tra Elizabeth e lo zio James. Discendente diretta di una genìa di streghe, fornita di un piccolo ma efficiente armamentario di specchi, gatti, rospi, serpenti e incantesimi, oltre che di un fascino ambiguo e di una sapienza ancestrale, guidata dalle apparizioni di un’antenata che le svela i segreti dell’arte magica, Elizabeth eserciterà spietatamente i suoi poteri per procedere con freddezza verso un’affermazione di sé cui nulla e nessuno potrà resistere.
Romanzo anomalo e «innaturale», «Elizabeth» ci consegna un’eroina di raggelante sensualità, una Lolita gotica, cerebrale e sarcastica, che una prosa tagliente, allucinata ma del tutto razionale, rende straordinariamente verosimile.
RECENSIONE:
Entrate in camera vostra – magari a lume di candela -, e sedetevi da brave davanti al grande specchio: forse vedrete quello che ho visto io. State lì, tranquille, senza guardare né il vostro riflesso né lo specchio. Forse vi accorgerete che l’immagine non è la vostra, ma quella di una persona eccezionale vissuta in un altro tempo.
Gli specchi sono oggetti misteriosi e dal fascino d’altri tempi. Vi siete mai chiesti cosa mostrano davvero? Quello che vedono gli altri o quello che siete in realtà? In Elizabeth di Ken Greenhall vi imbatterete in parecchi specchi: riflessi di esistenze perdute, lame di luce che si tingono di oscurità e vite cristallizzate nel tempo.
Tra le pagine troverete anche l’esistenza spezzata della quattordicenne Elizabeth, che dopo la morte dei genitori, cui forse non è del tutto estranea, va a vivere dalla nonna, a Manhattan, in una casa del 1836 con 23 specchi. Sotto lo stesso tetto vive anche la famiglia dello zio James con cui Elizabeth ha una torbida relazione sessuale fin da quando era bambina.
Ma chi è davvero Elizabeth, indiscussa protagonista di questo romanzo dalle dark vibes?
Una ragazzina vittima di abusi e di una famiglia disfunzionale o una carnefice che abbraccia la sua oscurità, diventando essa stessa il Male?
Per Elizabeth, tutto nella vita è sacrificabile. Tutto, a parte se stessa. La sua esistenza l’ha portata a desiderare cose mostruose e a pensare all’amore come a qualcosa di instabile e pericoloso.
Ma come evadere da una realtà che non è come avrebbe voluto?
L’immaginazione la spinge a vedere, all’interno dello specchio, un’antenata accusata di stregoneria che le apre le porte verso un mondo di conoscenza e potere. Ma è davvero tutto solo nella sua mente?
Grazie allo specchio, il suo doppio può finalmente essere liberato ed Elizabeth, erede di una genia di streghe, si trasforma finalmente in ciò che vuole essere da sempre: una giovane potente che basta a se stessa.
Questo romanzo dalle atmosfere gotiche e cupe è abitato da specchi, rospi, serpenti e marchi di strega.
Tutto è intriso di simbologia: il doppio, la caduta del mondo delle fiabe, la morte e il male.
Non c’è amore o rabbia tra le pagine del libro, ma solo un asettico sentimento di rivalsa e una sensualità morbosa che impregna tutti i personaggi privandoli dell’innocenza.
Se cercate umanità, non ne troverete.
In Elizabeth di Ken Greenhall, scoprirete invece una scrittura ammaliante che vi catturerà fin dalle prime pagine, echi lontani delle fiabe classiche (in cui incantesimi e malefici avevano il potere di mutare le esistenze), e uno stile che vi ricorderà moltissimo (per poi sfumare pian piano tra le pagine) le atmosfere di Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson.
Il finale, ricercato e d’effetto, è condensato in poche righe e lascia il lettore affamato di risposte che, ahimè, non arriveranno mai.
C’è chi vedrà in Elizabeth la vittima di una famiglia disfunzionale e di due genitori che non hanno saputo proteggerla quando ancora erano in vita; chi amerà il lato gotico e stregonesco della narrazione, abbandonandosi all’elemento fantastico e misterioso che aleggia tra le pagine, e chi, infine, penserà a Elizabeth come a una ragazza che sceglie consapevolmente di abbracciare l’oscurità e di far trionfare il Male.
Se amate le vibes gotiche, le esistenze spezzate e il fascino del mistero, Elizabeth di Ken Greenhall fa proprio per voi.
Traduttore: Monica Pareschi
Editore: Adelphi
Pagine: 173
Anno edizione: 2024
AUTORE:
Ken Greenhall è nato a Detroit nel 1928, figlio di immigrati dall’Inghilterra. Si diplomò al liceo all’età di 15 anni, lavorò per un certo periodo in un negozio di dischi e fu arruolato nell’esercito, prestando servizio in Germania.
Si laureò alla Wayne State University e si trasferì a New York, dove lavorò come redattore di libri di consultazione. Greenhall aveva un interesse di lunga data per il soprannaturale e si congedò dal suo lavoro per scrivere il suo primo romanzo, Elizabeth (1976), un racconto di stregoneria pubblicato con il nome da nubile di sua madre, Jessica Hamilton. Seguirono diversi altri romanzi, tra cui Hell Hound (1977), che fu pubblicato all’estero con il titolo Baxter e adattato per un film francese del 1989 acclamato dalla critica con quel titolo. Greenhall è morto nel 2014.