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Lo strano caso di Maria Scartoccio di Renzo Bistolfi

Lo strano caso di Maria Scartoccio

Lo strano caso di Maria Scartoccio

Sestri Ponente, novembre 1956. La palazzina di via D’Andrade ospita un campionario di umanità molto varia: la sarta laboriosa aiutata da una giovane apprendista timida e bella; l’oste truffaldino; la vedova insolvente con il figlio dalle spalle larghe, la vita stretta e poca voglia di faticare; la cinquantenne con tanti figli ma nessun marito…

Tutti sanno tutto – o quasi – di tutti. Alcuni sono amici, altri si sopportano, tutti si danno una mano per affrontare le ristrettezze.

E c’è una cosa che unisce indissolubilmente gli abitanti di via D’Andrade: l’odio per la loro padrona di casa, la Maria Scartoccio.

Ogni 5 del mese fa il giro degli appartamenti per riscuotere gli affitti e alla fine della giornata non c’è un inquilino che si addormenti con il sorriso…

Così, quando Maria Scartoccio viene trovata morta in casa sua, vittima di quello che sembra un grottesco incidente, tutta la palazzina tira un enorme sospiro di sollievo. Forse, però, non è stato un incidente…

RECENSIONE

A volte i romanzi nascono, come ci spiega Renzo Bistolfi:

semplicemente da un dettaglio, un piccolo ricordo.

Proprio da un suo ricordo, si materializza questa scacchiera di personaggi con spiccate caratteristiche.

Troviamo una sartina Iris, che sta imparando il mestiere, il Bistolfi racconta di come a quei tempi, siamo nel 1956, i soldi erano pochi e i vestiti si “rivoltavano.”

Che portavano a rivoltare per approfittare del buono stato della stoffa all’interno

La penna è astuta, lo si nota dal groviglio della trama, dai cuori palpitanti e dalle perfide ciarle.

Nemmeno il diavolo era riuscito a portarsela via

Chi era costei? Era la comare che ogni 5 del mese passava dai suoi affittuari a prendere la pigione.

A questo punto l’autore inizia un dedalo di pettegolezzi, che se letti con attenzione hanno sempre un filo logico.

Comincia a far ballare gli abitanti di queste catapecchie, site nella Sestri diroccata, tetra e devastata dalla povertà.

La narrazione ha un linguaggio rustico, ruspante, come quello che si sente per le strade.

Diretto e asciutto, il medesimo mezzo espressivo che usano gli abitanti di quei palazzi.

Tanto che a volte si trovano delle espressione molto particolari.

Non vorrei discorrere qui, dove ci sono più orecchie che scalini

Questa storia la si divora il tempo di una serata, grazie alla semplicità e schiettezza dei personaggi, sempre molto attivi nella storia.

La penna gradevole del Bistolfi riesce a trattare con leggera spensieratezza anche argomenti impegnativi.

L’intrigo della vicenda anche se non eccellente, lo diventa proprio per la naturalezza degli attori rendendolo godibile.

Quando l’arcano viene scoperto, grazie all’intuito del commissario Galanti, si rimane spiazzati, ma sfogliando ancora le pagine, si arriva proprio alla soluzione che lascia molto stupore.

AUTORE

Renzo Bistolfi è nato nel 1954 a Genova, dove è tornato stabilmente dopo aver vissuto a lungo a Milano per lavoro.

Dal 2007 ha cominciato a scrivere e pubblicare le storie che lo hanno sempre appassionato.

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