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Il sicario che non voleva uccidere di Isaka Kôtarô

Il sicario

Il sicario che non voleva uccidere

Kabuto è un assassino di professione che vorrebbe soltanto smettere di vivere una doppia esistenza e dedicarsi pienamente alla moglie e al figlio, a cui da anni nasconde la sua vera identità fingendosi un venditore di articoli di cancelleria.

A mettergli i bastoni tra le ruote però è il suo medico personale, che lavora per lui come intermediario e per nulla al mondo rinuncerebbe ai guadagni che Kabuto gli procura.
Tra goffi tentativi di non essere scoperto dalla famiglia, incombenze domestiche ed estenuanti missioni omicide ogni volta più pericolose, Kabuto dovrà trovare a tutti i costi il modo di abbandonare la scena criminale.

Dopo I sette killer dello Shinkansen, diventato un film con Brad Pitt, e La vendetta del professor Suzuki, l’ultimo capitolo della leggendaria trilogia dei killer.

Con questo romanzo, giunge al termine “la leggendaria Trilogia dei Killer” di Isaka Kōtarō – che si compone di I sette killer dello Shinkansen, La vendetta del professor Suzuki e, appunto, Il sicario che non voleva uccidere”.

I tre volumi della serie sono autoconclusivi e gustabili in sé, sebbene gli amanti dello stile di Isaka Kōtarō certamente gradiranno leggere tutti e tre i romanzi pubblicati da Einaudi poiché pervasi da un’impareggiabile ed irresistibile stile ironico – elemento chiave anche di quest’ultimo romanzo.

Kabuto è un fenomenale sicario, che ha ormai deciso di porre fine alla propria “carriera” e di andare in pensione.

Lungo tutta la sua vita professionale ha mascherato gli incarichi assunti dietro la facciata di un semplice venditore di articoli di cancelleria, al punto che né la moglie né il figlio hanno mai neanche sospettato la vita criminale del protagonista.

“Ma la tua famiglia sa che lavoro fai?”
“Ovviamente no! – era stata la sua immediata risposta – “Se sapessaro che il sostegno della famiglia lavora in un contesto simile, esposto a mille pericoli, sarebbero disperati, non credi? Nella vita di tutti i giorni come copertura faccio il rappresentante per una ditta di articoli di cancelleria”.

A non voler però accettare la decisione di “rassegnare le dimissioni” dal lavoro di sicario è il Medico, cioè l’intermediario che procura a Kabuto gli incarichi e che, a sua volta, maschera il proprio lavoro criminoso all’interno di un ambulatorio in cui svolge la professione di dottore.

Barcamenandosi tra gli impegni familiari (primo fra tutti il seguire l’attività scolastica di Katsumi, suo figlio), le nevrosi domestiche della moglie e gli incarichi che gli procura il Medico, Kabuto con fatica cerca il modo di abbandonare l’attività criminale.

In quel momento espresse intimamente un’ulteriore supplica: poter smettere al più presto con il suo lavoro. Il Medico, l’intermediario che gli procurava gli incarichi, non glielo voleva concedere a nessun costo

Tutta la prima parte del romanzo è dedicata a conoscere il protagonista e la sua celata attività criminale, il figlio Katsumi e la moglie – nonché a descrivere il rapporto che li lega essenzialmente dal punto di vista psicologico.

Katsumi ad esempio stima il padre ma

continuava a chiedersi se dovesse considerarlo un alleato, un nemico o un rivale

La moglie peraltro vive di continui rimbrotti e malcelata sopportazione alle manchevolezze di Kabuto (quali i ritardi nel rientrare a casa la sera, o la sua assenza alle riunioni scolastiche).

Spassosissime a tal riguardo le riflessioni di Kabuto, che spesso saggiamente preferisce non contraddire la moglie per evitare di prolungare le discussioni ad oltranza – riflessioni con le quali l’autore ci regala delle scenette di vita familiare davvero irresistibili per l’ironia che le caratterizza.

Arguto poi ogni scambio di informazioni tra il Medico e Kabuto – che fra di loro utilizzano un linguaggio in codice che riesce a celare alle infermiere ed agli altri pazienti presenti in ambulatorio i reali motivi degli incontri fra di loro.

Sulla cartella che teneva aperta davanti a sé erano riportati i dettagli relativi al bersaglio; il nome e l’indirizzo del soggetto “da operare”, le informazioni per individuarlo e le condizioni del committente; ‘operazione’ indicava un assassinio, e ‘maligno’ che il bersaglio era un altro professionista. ‘Le medicine le bastano?’ la domanda aveva l’intento di verificare se gli servissero delle armi

Ma ecco che giunti a metà romanzo c’è un inaspettato colpo di scena, e da lì in avanti tutto cambia ed il lettore viene trascinato in una nuova inattesa ed avvincente indagine che riguarda in modo completamente diverso Kabuto, Katsumi ed il Medico.

L’autore magistralmente ha posto per circa 200 pagine le basi per una nuova vicenda, e parimenti lo stile che inizialmente era un po’ lento ed essenzialmente descrittivo, diviene poi concitato, irresistibile e molto appassionante soprattutto da un punto di vista emotivo.

Se si empatizza con Kabuto nella prima parte del libro (riconoscendolo persino ridicolo nel terrore che prova nei confronti della moglie, benché sia al contempo un freddo e formidabile sicario), dalla seconda parte del romanzo in avanti è addirittura impossibile non commuoversi scoprendo ciò che gli accade e quale sia il profondo legame d’amore che lo ha legato per tutta la vita alla moglie ed al figlio.

Il lettore non potrà alternativamente non immedesimarsi prima nell’amore di un padre (Kabuto) e poi nella devozione di un figlio (Katsumi) – nonché provare odio per il personaggio del Medico.

Il ritmo incalzante e la struttura narrativa si affidano per la maggiorparte dei capitoli al discorso diretto, con flashback agli anni dell’attività di sicario di Kabuto alternati ora alle vicende della vita di Katsumi che, divenuto adulto, è sposato ed è padre.

Considerato all’interno del panorama dei thriller giapponesi – ai cui appassionati certamente questo romanzo si indirizza -, Il sicario che non voleva uccidere appare al contempo elegante, ben congegnato nell’analisi psicologica dei personaggi e scorrevole, con un intreccio in realtà abbastanza semplice sul quale il colpo di scena si inserisce risvegliando la curiosità e rendendo molto più complessa la trama.

A tale proposito anche il finale della vicenda, avendo la trama così inaspettatamente virato dopo più di 200 pagine, risulta originalissimo ed imprevisto.

Traduzione: Bruno Forzan
Editore: Einaudi
Pagine: 341
Anno pubblicazione: 2023

Isaka Kōtarō è uno dei piú celebri scrittori giapponesi di crime e non solo.

Nel corso della sua straordinaria carriera ha vinto tra gli altri lo Shincho Mystery Club Prize, il Mystery Writers of Japan Award, il Japan Booksellers’ Award e lo Yamamoto Shugoro Prize.

Per Einaudi ha pubblicato I sette killer dello Shinkansen (2021) e La vendetta del professor Suzuki (2022).

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