La velocità della tartaruga
Recensione di Alessandra Boschini
TRAMA
Il commissario Carlo De Vincenzi, detto “il poeta del crimine”, non ha mai amato la velocità: all’ossessione della sua epoca per i ritmi forsennati ha sempre preferito le placide camminate a piedi e la lettura di un buon libro. Forse per via di un incidente a cui ha assistito da ragazzo o forse perché, con il tempo, ha imparato che la pazienza è fondamentale per risolvere i casi più intricati. A volte servono anni per mettere in relazione eventi apparentemente distanti.
Ma ne vale la pena. Soprattutto se si tratta di svelare verità che hanno a che fare con la rocambolesca sparizione della Gioconda dal Louvre di Parigi e con un misterioso furto che, vent’anni dopo, tocca da vicino proprio il Vate, Gabriele D’Annunzio. Il paradosso, però, è che per risolvere una delle indagini più complesse della sua carriera, De Vincenzi avrà bisogno dell’aiuto di un’icona della velocità: Tazio Nuvolari. Tra una Parigi di inizio Novecento in cui Apollinaire e Picasso sono scambiati per pericolosi ladri e una Milano in cui è sempre più difficile sfuggire al controllo del regime, la ricerca di De Vincenzi ricostruirà un puzzle di storie tanto straordinarie quanto vere.
RECENSIONE
Vi aspettereste mai di trovare l’asso della velocità, Tazio Nuvolari ed il Vate, Gabriele D’Annunzio coinvolti in un giallo?
È quello che Luca Crovi ci propone con La velocità della tartaruga.
In poco più di 200 pagine, l’autore è riuscito a condensare così tanti fatti storici, all’apparenza senza nessun collegamento, ma che riusciranno a trovare la giusta collocazione dandoci la sensazione del fluire del tempo.
Come un mosaico che si compone di tante tessere, la narrazione parte da una Parigi di inizio 1800, in cui Napoleone Bonaparte regala, alla consorte Josephine, la Gioconda di Leonardo Da Vinci. Per arrivare, un secolo dopo, con la Monna Lisa trafugata dal Louvre in circostanze poco chiare. Infine, in un’Italia anni ’30, ecco che la Gioconda ricompare tra le mani di Gabriele D’Annunzio, tanto che ne scrisse un racconto, pensato come soggetto cinematografico per Eleonora Duse.
È proprio il famoso quadro il fil rouge di questa storia che vede coinvolti tantissimi personaggi illustri. Ma, visto che si parla di giallo, il primo attore di questa storia è il commissario Carlo de Vincenzi, giunto alla sua quarta indagine.
Il personaggio, che Luca Crovi ha attinto da Augusto De Angelis dandogli nuova vita, è un detective atipico che “nel mestiere di investigatore sente la poesia”, legge Platone, Sant’Agostino, Dante e Petrarca e per questo viene chiamato “il poeta del crimine”. Ha un animo sensibile e si avvale di metodi che il regime non approva, tanto più che lui è apertamente antifascista, senza darlo troppo a vedere.
Il clou de La velocità della tartaruga, dove l’azione non manca, prende avvio nel terzo atto: come in una tragedia i due grandi attori rubano la scena. Sono Tazio Nuvolari, il mantovano volante, ed il Comandante Gabriele D’Annunzio. La loro amicizia, la reciproca stima e ammirazione, regalano a questa lettura un quid davvero intrigante.
Negli anni ’30, in pieno Futurismo, mentre il progresso sta accelerando ad un ritmo vertiginoso, D’Annunzio è ammaliato da tutto ciò che possiede un motore per cui in Tazio Nuvolari trova un degno compagno di velocità. Gli dona così una piccola spilla che avrà un grande significato nella trama e la storia di quel gioiello sarà la rappresentazione di una stima reciproca.
Luca Crovi ci porta in viaggio tra Milano e Parigi, tra Gardone Riviera e Castel D’Ario perennemente in corsa tra auto e moto e ci fa conoscere Pascoli e Picasso, Apollinaire e Toscanini, tutti, chi più chi meno, coinvolti in questa vicenda o semplicemente comparse che donano colore alla storia.
Leggendo La velocità della tartaruga colpisce la grande ricerca e la profonda ricostruzione storica che Luca Crovi ha apportato al suo romanzo, si deduce un attento studio che non lascia nulla al caso perché tutte le tessere del mosaico creino lo scenario perfetto, tanto che la parte di giallo della storia passa quasi in secondo piano.
La sua sembra più una ricostruzione storica documentata che un’avventura poliziesca, ma ciò non toglie nulla alla lettura che non ne risulta appesantita, anzi, si è coinvolti nelle rocambolesche fughe così come nelle sfuriate di Toscanini alla Scala di Milano oppure persi tra i pensieri di D’Annunzio in estasi davanti alla Gioconda.
Il pulito e lineare stile di scrittura di Luca Crovi risulta molto piacevole, non ci si annoia mai, coinvolti anche noi lettori nella corsa verso la modernità e presi dai ritmi forsennati dell’era moderna.
Non mancano l’ironia e le battute dialettali che regalano un tocco di leggerezza e rendono la lettura piacevole.
EDITORE: Rizzoli
PAGINE: 204
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE:

Luca Crovi è redattore alla Sergio Bonelli Editore, dove cura le serie del commissario Ricciardi e di Deadwood Dick. Collabora con diversi quotidiani e periodici, ed è autore della monografia Tutti i colori del giallo (2002) trasformata nell’omonima trasmissione radiofonica di Radiodue. Per Rizzoli ha pubblicato L’ombra del campione (2018) e L’ultima canzone del Naviglio (2020).