Il pappagallo muto
Recensione di: Alessandro Quadri di Cardano
TRAMA:
Al parco, seduti su una panchina vicino ai bambini che giocano, potrebbero sembrare due innocui vecchietti, Sara Morozzi e Andrea Catapano. Nessuno indovinerebbe che sono stati per anni i migliori agenti sulla piazza. A sorpresa, ora, i Servizi hanno di nuovo bisogno della donna invisibile e del cieco dalle straordinarie doti investigative. Si tratta di un’operazione in cui non possono usare mezzi tecnologici, solo l’intercettazione personale alla vecchia maniera, che i due maneggiano come nessun altro.
Decidono di accettare: se hai fatto quel lavoro, ti resta nel sangue, non riesci a tirarti indietro nemmeno dopo anni. Ma Sara e Andrea capiscono presto di aver sbagliato a rimettersi in attività. L’incarico potrebbe portarli a rischiare grosso, stretti in un ingranaggio troppo più grande di loro. Per fortuna non è sola, Mora: Teresa è sul piede di guerra, e ci sono i fidatissimi Pardo e Viola, oltre al Bovaro del Bernese Boris, a vegliare sul suo destino incerto e su quello di Andrea, in un’indagine che rivelerà, una svolta dopo l’altra, un intricato groviglio di interessi segreti.
RECENSIONE:
In questo settimo capitolo intitolato “Il pappagallo muto”, l’inconfondibile Maurizio De Giovanni regala una nuova giovinezza alla sua Sara.
L’uscita del romanzo avviene in contemporanea con la presentazione, il 17 maggio 2025 al Salone del libro di Torino, della serie “Sara – La donna dell’ombra” che uscirà su Netflix il 3 giugno 2025 per la regia di Carmine Elia, con protagoniste Teresa Saponangelo (Sara) e Claudia Gerini (Teresa).
In questo nuovo capitolo della saga di De Giovanni, la spia dai capelli bianchi (vedi il nostro speciale ) viene richiamata in servizio da Bianco, che propone ai Servizi di usare i vecchi metodi di un tempo per fronteggiare una sfida che neanche le più moderne tecnologie riescono ad affrontare. Perché, in un mondo retto dall’intelligenza artificiale e dai droni, due vecchietti arzilli come Sara e Andrea sono un azzardo che nessun computer potrebbe prevedere.
Quella che nasce come una missione quasi di routine, si trasforma presto in qualcosa di molto più serio, perché per uno strano gioco del destino Sara e Andrea incontrano una persona osservata tanti anni prima, quando la squadra era ancora diretta da Massimo Tamburi. Così s’imbattono in un vero e proprio innominato, ribattezzato “Il contadino”, che metterà i due amici in pericolo di vita.
Per uscire da una situazione potenzialmente mortale, Sara dovrà fare affidamento sul proprio “cerchio magico”, ossia la sua famiglia: Viola, Pardo e Nico. Ma come ai vecchi tempi, nulla si sistema se la Bionda e la Mora, le due gemelle molto eterozigote (vedi “Sorelle”), non lavorano in armonia.
Sullo sfondo di una Napoli meravigliosa e ricca di colori, il romanzo tratta molte tematiche importanti.
Innanzitutto la vecchiaia, impersonificata da Sara e Andrea, ma anche la loro voglia di essere qualcosa di più che “un anziano”. Perché le esperienze, la conoscenza e la dinamicità non smettono quando si arriva alla terza età. Ecco allora che Sara vuole lasciare i panni della nonna per ritrovare quelli della donna avventurosa che è sempre stata. Ma i limiti ci sono, perché il fisico non è più quello di allora, e te lo ricorda in modo crudele.
Importante anche il tema della famiglia, che non è fatta solo di legami di sangue, ma che è soprattutto affetto. Le amicizie, quelle vere, ma anche i legami che nascono tra chi ha amato una stessa persona sono il fulcro di ogni esistenza.
Non manca una certa critica sociale verso un capitalismo sempre più privo di scrupoli dove, alla morte delle antiche ideologie, è rimasto solo il Re denaro a governare un mondo sempre più vuoto e manipolabile.
Infine, la lettura è colorata di momenti di pura ironia, come le passeggiate di Pardo e Boris (o viceversa) che ricordano le performance di sci cittadino dell’architetto Melandri quando portava fuori Birillo in “Amici miei”.
In sintesi, De Giovanni riesce a dare un nuovo slancio al suo personaggio, regalando ai lettori un messaggio di speranza in cui l’età non è un fatto anagrafico, ma è quella che ciascuno si sente addosso.
Pagine: 252
Anno di pubblicazione: 2025
AUTORE:

Maurizio De Giovanni nasce a Napoli il 31 marzo 1958.
Dopo aver frequentato il liceo classico ed essersi laureato in Lettere classiche, ha lavorato per anni come impiegato di banca.
Nel 2005 partecipa ad un concorso riservato ai giallisti emergenti ideando un racconto ambientato nella Napoli degli anni trenta che poi diventerà la base del romanzo “Il senso del dolore”: è l’inizio della serie di inchieste del commissario Ricciardi.
Fandango nel 2007 pubblica il suo primo romanzo “Il senso del dolore, l’inverno del commissario Ricciardi” il primo di una serie che, ad oggi, è arrivata a 13 romanzi.
Nel 2012 l’autore si cimenta nel noir ambientato nella Napoli pubblica e contemporanea e pubblica per Mondadori “Il metodo del coccodrillo” che vede protagonista l’ispettore Lojacono.
Nel 2013 torna in libreria con il romanzo “I bastardi di Pizzofalcone” ispirato al 87’ distretto di Ed Mc Bain segnando il passaggio dal noir al police procedural.
L’anno 2017 vede la pubblicazione di una nuova trilogia di libri del genere misteri chiamata “I guardiani”, nel 2018 arriva il ciclo di romanzi sull’agente segreto Sara con “Sara al tramonto” e nel 2019 quelli sull’assistente sociale Mina Settembre con “Dodici rose a settembre”.
Nel 2021 l’Università degli Studi di Napoli gli ha conferito la laurea honoris causa in filologia moderna.