Uno spettacolo per pochi
Recensione di: Alessandro Quadri di Cardano
TRAMA:
Don Fausto si è costruito una nuova vita a Milano, nella parrocchia degli Angeli Custodi. È tormentato da ricordi impossibili da sedare, fatica a mettere in riga gli istinti peggiori e quel senso di colpa che riaffiora al pensiero degli errori di gioventù. Inoltre, ha un problema da risolvere: è sparita Skinny, una tossicodipendente che ha aiutato in più di una circostanza. Fausto sa che Skinny, per sbarcare il lunario, fa lavori particolari per gente poco raccomandabile; mansioni che rivelano la spiccata intelligenza della donna, in ogni caso attività che la espongono a dei pericoli.
Le tracce lasciate da Skinny sono davvero esigue: la scritta su un accendino, qualche parola al telefono catturata dalla coinquilina, la pista che conduce a un centro sociale. Don Fausto deve mettere insieme lo scarso materiale a disposizione per avventurarsi in un’indagine complessa. Anche Skinny ha un passato drammatico, ma c’è ancora qualcosa da salvare. Senza esitare di fronte alla prospettiva di doversi imbattere nel crimine più abietto. Lo spettacolo al quale nessuno vorrebbe mai assistere.
RECENSIONE:
Valentino Eugeni, con “Uno spettacolo per pochi” regala al pubblico un grande noir, dalle tinte scure, che cattura il lettore fin dalle primissime pagine e che non lo lascia finché non si arriva all’ultima pagina, dicendo “wow!”
Stupore ed emozioni in questo thriller mordente, pieno di sfumature nere, imbevuto di rimpianti e sentimenti vividi.
Il punto di forza del costrutto narrativo di Eugeni è sicuramente rappresentato dai suoi due protagonisti: Don Fausto e Skinny. Un’accoppiata all’apparenza lontanissima e improbabile, ma unita dalle stesse fragilità, che rende entrambi i personaggi umani e reali.
Un azzardo, quello di scegliere un prete come protagonista, ma una sfida che l’autore ha vinto a pieni voti. Don Fausto Melis è un uomo di chiesa a tutto tondo, vero, concreto, lontano da ideali e stereotipi. Un guerriero, ex ragazzaccio di periferia, ex pugile, cresciuto a pane e rabbia, che un giorno si è perso nelle pieghe del proprio cervello, tra i dubbi e i rimpianti e che lì, quando era a terra, pronto a gettare la spugna, ha incontrato Gesù, che gli ha teso la mano e l’ha preso con sé, con tutti i suoi difetti e le sue mancanze, ma anche con la forza nata da quelle esperienze dolorose.
Bello, questo personaggio centrale, perché è un prete di periferia, capace di mettersi in gioco, di rischiare in prima persona per salvare le pecorelle smarrite, ma anche per riscattarsi dopo l’esperienza terribile che ha avuto con sua sorella Marzia, morta di droga. Un sacerdote umano, terribilmente vero, a cui non ci si può non affezionare all’istante. Quanto servirebbero dei preti così!
La missione di Don Fausto, in “Uno spettacolo per pochi”, è quella di salvare Skinny, una sua amica tossicodipendente, fragile come un fuscello, ma con una mente vivida, sagace, capace di scovare chiunque. Ed è proprio questo dono che sembra averla messa nei guai. E allora Don Fausto parte a cercarla, contro tutto e contro tutti, infischiandosene dei pregiudizi, delle malelingue, dei “chissà cosa dirà la gente”. E lo può fare proprio perché fa parte di una Chiesa viva, reale, comprensiva, impersonificata dalla figura di Padre Aroldo, che lo incita a seguire il suo istinto. Una spalla e un appiglio, perché anche un prete ha bisogno di un amico.
Skinny sfuggevole, Skinny che non si fida di nessuno, ma che sembra aver deciso di correre ogni rischio pur di risolvere questo caso, pur di ritrovare una persona. Ma chi e perché non lo si capisce fin dopo la metà del romanzo, e allora eccoci appigliati alle pagine, come Don Fausto si aggrappa al volante della sua Panda sfasciata, a cercar di capire, a interpretare indizi, a parlare con la gente.
“Uno spettacolo per pochi” è un grande thriller quello che ci offre Valentino Eugeni, scritto con stile mordente, veloce, ma capace di regalare anche delle belle immagini, delle ottime descrizioni e una profonda caratterizzazione dei protagonisti. Un grande noir che offre svariate riflessioni sulla vita, ma che regala soprattutto tanta umanità: fragile, forte, vera.
Editore: Sette Chiavi
Pagine: 236
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE:

Valentino Eugeni è nato nel 1975. Ha pubblicato La voce di Nero, Il cane rosso dell’imperatore, Giorni di polvere e Asterizontes. È autore di racconti, presenti in varie antologie, commedie e drammi. Nel 2020 è stato finalista al “Fassano Esperienze in Giallo” con il racconto Dalla casa di Emma e secondo classificato al “MystFest” con il racconto Skinny. Nel 2022 ha vinto il “Gran Giallo Città di Cattolica” con La llorona.

DOMANDE ALL’AUTORE:
- Presenta il tuo romanzo spiegandone l’approccio generale, la vicenda (senza fare spoiler), i personaggi e le particolarità che lo rendono unico.
“Uno spettacolo per pochi” nasce dal mio masochistico gusto per i contrasti forti. Mi piace costringere a collaborare personaggi fortemente in conflitto facendo scoprire loro, a poco a poco, che le relazioni umane sono più complesse di quel che sembrano. La primissima idea dei personaggi, in un racconto breve, arrivò seconda al Mystfest di Cattolica nel 2020. Così mi punse vaghezza di dar loro maggior spazio. E così Skinny, una geniale e misteriosissima ex tossicodipendente, e Don Fausto Melis, un prete dal passato violento e con grossi problemi nel controllo della rabbia, uniscono le forze per indagare su un “caso” molto doloroso, abietto e disturbante, lo spettacolo che nessuno dovrebbe mai vedere, un rapimento del quale la polizia non si occuperà. E come un improbabile Watson e una ancor più impossibile Sherlock, il duo indaga in maniera sporca, ingenua, a volte violenta, tra Milano e provincia, per salvare una piccola vita preziosa.
- Parlaci del (o dei) protagonista (isti). Descrivi caratteristiche, aspetti marcanti, punti di forza e difetti.
La protagonista del romanzo è Skinny, vero nome sconosciuto, origini sconosciute, età circa trent’anni. Ex eroinomane (così almeno dice lei), magrissima, biondiccia, vetero punk dei Navigli, dallo sguardo assente. Un personaggio del quale mi sono innamorato immediatamente. È fragile, dinoccolata, distratta, colleziona compulsivamente gli Happy Meal. Ma è un genio. Un genio intuitivo, lunare, un’anima che le brutture del passato non è riuscita a spezzare. Don Fausto, invece, è il cavaliere con molte macchie e tanta paura che nessuno vuole. Un piccolo criminale di provincia che ha collezionato scelte pessime, finché non ha preso a pugni il volto del Cristo. Da quel momento imbocca una sanguigna e penosa china di redenzione che non è ancora finita e ora, a 50 anni, è uno scomodo pastore di anime dalle mani callose, dallo schiaffo facile, dal cuore immenso.
- Presentati ai nostri lettori: chi sei e qual è il percorso che ti ha portato a scrivere dei romanzi? Perché hai scelto un romanzo thriller/giallo/noir? Quale elemento caratteristico di questo genere letterario ti sembra interessante?
Vorrei evitare una presentazione tipo Alcolisti Anonimi, (non che non ne abbia bisogno), ma credo non si possa fare di meglio. Ciao, sono Valentino, il vostro amabile scrittore di quartiere. Sono marchigiano doc, sono nel mezzo del cammin di nostra vita, e scrivo da quanto ero un nerdissimo adolescente perché? Perché sì, è istinto. È la cosa da fare. Qualsiasi altra spiegazione è solo populistica piaggeria. Essendo eclettico mi sono cimentato a scrivere di tutto finendo per essere coerente solo nell’incoerenza. Navigando negli anni sono approdato alle sponde del thriller/noir. È un genere che si presta molto a indagare le storture e le devianze e quindi, per affinità, mi trovo a sguazzarvi felice. Del noir adoro l’essenza surreale, il male pervasivo con il quale lottiamo giorno dopo giorno, in un Truman Show beffardo e malevolo. Non vi è ombra senza luce, dicono, io dico che una forte luce ti rende cieco quanto la notte più buia. Solo che mi muovo meglio in quest’ultima, siete avvisati.