Loriano Macchiavelli

Loriano Macchiavelli nasce a Vergato, in Emilia Romagna, nel 1934. È scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e autore di pièces teatrali. Dal 1974 si dedica al genere poliziesco, e oggi è uno degli autori più letti in Italia. Ha pubblicato più di 60 tra romanzi, romanzi brevi e racconti, tre graphic novel e più di 10 raccolte. Nel 1997 inizia una collaborazione letteraria con Francesco Guccini, con il quale scrive diversi romanzi, ultimo dei quali Che cosa sa Minosse (2020).

Tra i suoi più famosi personaggi troviamo Sarti Antonio, un questurino umile e onesto, e Rosas, eterno studente dalla mente arguta. I due formano una coppia iconica della letteratura poliziesca, tanto da essere finita più volte su schermo: dal romanzo Passato, presente e chissà (1978) è stato tratto lo sceneggiato televisivo Sarti Antonio brigadiere, andato in onda su Rai Due nel 1978. Sempre su Rai Due, nel 1991 è andata in onda L’ispettore Sarti – un poliziotto, una città, una serie di 13 telefilm replicata nel 1993.

Vince moltissimi premi, tra gli ultimi il Memorial Santini – Serravalle noir  e  il Premio letterario Nazionale città di Vigevano alla carriera, in memoria di Lucio Mastronardi, entrambi nel 2011.

Moltissime delle sue pubblicazioni sono state tradotte all’estero, in paesi come la Spagna, l’Ungheria, il Giappone, la Cecoslovacchia, l’Unione Sovietica, il Portogallo, la Francia, la Germania e la Romania. Collabora con quotidiani e periodici, e nel 2001 ha recitato in una serie di sei minidrammi intitolata Bologna in giallo, insieme a Carlo Lucarelli. I due tornano sullo schermo l’anno successivo, nel 2002, questa volta per una serie di dodici minidrammi chiamata Corpi di reato. L’Arma contro il crimine.

Instancabile e prolifico, non ha mai avuto paura di esprimere i propri pensieri e di dedicare la propria vita alle sue passioni più grandi. Ciò ha contribuito a renderlo un punto di riferimento per i lettori, ai quali si rivolge chiamandoli “i miei 27”, seppur in realtà manchino diversi zeri a quel numero. Ha sempre dichiarato di credere nel potenziale del poliziesco italiano, e nel fatto che non abbia nulla da invidiare all’acclamato straniero. Ce lo ha dimostrato più volte, e non smette di farlo neanche oggi.

Nel suo ultimo romanzo, La stagione del pipistrello, pubblicato a marzo di quest’anno, ritroviamo l’amata coppia Sarti-Rosas in una Bologna sporca e violenta, irriconoscibile a seguito dell’epidemia di Coronavirus. QUI la recensione.

Loriano Macchiavelli ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

In un’intervista a Repubblica e nelle altre che sono seguite, hai dichiarato che il noir ha abdicato al ruolo di denuncia e destabilizzazione della società, diventando un genere consolatorio e che per questo non ne scriverai più. Questo romanzo, necessario e per niente rassicurante, prova il contrario. La tua voleva essere una provocazione?

Non è il genere che ha abdicato, siamo stati noi, gli autori, che lo hanno tradito. Le motivazioni sono tante e comprensibili. Te ne dico una: è più facile vendere un romanzo che contiene ciò che il lettore si aspetta che un romanzo che “disturba” e “turba” il lungo sonno del lettore.

Lasciamolo dormire tranquillo. Quando si sveglierà, troverà una poco piacevole sorpresa. O gradita, a seconda di come vorrebbe questo mondo nel quale c’è persino chi ha riesumato cadaveri di mostri che hanno insanguinato la storia.

Bologna è la grande protagonista della serie di Antonio Sarti. Bologna la rossa non solo per il colore dei palazzi, governata dal partito comunista fin dal dopoguerra ma che ha dato i natali a grandi gerarchi fascisti. Una città teatro di violenza di natura eversiva. In La stagione del pipistrello è una città sporca, dove ha sede un’ambigua multinazionale del farmaco e che ospita una fiera neonazista. Una città che non ha più nulla della Bologna “capace d’amore”, che ha dimostrato solidarietà dopo le stragi che l’hanno ferita. Questa mutazione è già in atto e non ce ne rendiamo conto?

Fin dal primo romanzo seriale, e cioè dal 1974, per me (e anche per il lettore, avrei voluto) Bologna è stata la rappresentazione ideale del paese Italia. Un luogo che ha saputo risorgere dalle macerie della seconda guerra mondiale, che ha ricostruito case popolari, scuole, asili… Che ha avuto tempo anche per la cultura con iniziative che hanno segnato la cultura nazionale. Il tutto grazie ai politici che i cittadini avevano eletto. Uno per tutti? Giuseppe Dozza. Insomma l’isola felice che l’Italia invidiava.

Purtroppo altri politici, venuti dopo, non hanno saputo guardare avanti, hanno vissuto di rendita e l’isola felice è diventato un luogo come il resto del mondo.

Nei miei romanzi Bologna continua a essere la metafora del nostro paese con tutti difetti (tanti) e i pregi (non saprei dire quali) che connotano la nostra miserabile vita quotidiana.

Nel romanzo analizzi le similitudini tra i risvolti sociali delle due grandi pandemie, la spagnola di inizio novecento e il Covid, “carogna virus” di Settepaltò, di oggi. La storia si ripete, pensi che oltre a una crisi economica sempre più simile a quella seguita al crollo delle borse del ’29, rischiamo una deriva autoritaria?

Direi che non “rischiamo”: ci siamo dentro fino al collo, cari lettori, e se non ci credete, guardatevi attorno. Non solo in Italia. E fatelo con occhi privi dei pregiudizi di parte.

Sarti Antonio si rifugia nell’Appennino, simbolo della resistenza emiliana proprio alla vigilia della vittoria delle destre alle elezioni. Diventerà partigiano?

Francamente non so se stiamo vivendo tempi nei quali, una mattina ci svegliamo e decidiamo di fare i partigiani. So che, se mai accadesse, Sarti Antonio sarebbe fra i primi a salire in montagna. O a diventare gappista in città, magari a Bologna.

Apri il romanzo con una citazione di Bertold Brecht sulla popolarità del romanzo poliziesco, poi aggiungi: “Non so spiegarvi perché dovreste leggere questo romanzo. So perché l’ho scritto.” Vuoi spiegarcelo?

Oggi, con la terza guerra mondiale alle porte di casa nostra, con il mostro nazista che sta tornando e con una cultura che diventa sempre più pensiero unico, non è necessario spiegare perché ho scritto un romanzo noir anomalo, con un personaggio, Sarti Antonio, sergente, più anomalo ancora e con una storia per nulla consolatoria.

Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sarebbero?

Posso indicare tre parole che vorrei mi rappresentassero. Mi piacerebbe essere una persona onesta; vorrei avere la cultura necessaria per poter indicare al prossimo una via verso la pace; da grande mi piacerebbe essere uno scrittore.

Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?

I libri che sono il sangue della mia vita; la montagna che è lo spirito della mia vita; l’olio extra vergine di oliva che, per il sottoscritto, è il cibo degli dei.

Prima di salutarci e anzi, proprio per inaugurare un saluto di eccezione, che messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?

Che la pace sia con voi. Sarà una frase un po’ troppo ecumenica, ma la pace è la cosa più importante che dobbiamo cercare di ottenere oggi.

ThrillerLife ringrazia Loriano Macchiavelli

a cura di Monica Pedretti e Nina Palazzini

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