Federica De Paolis

Federica de Paolis
Rome June 29, 2022. Federica De Paolis Credit Rino Bianchi

Federica De Paolis scrittrice, dialoghista e autrice televisiva, nasce a Roma e in cinquant’anni il cordone ombelicale con la sua città non si è mai strappato.

Insegna sceneggiatura e scrittura creativa per la scuola di Molly Bloom e si diverte a ricamare con le parole. Il giornalista Paolo Fallai la definisce “… artigiana delle parole

Studia al liceo artistico e si laurea in Storia dell’arte contemporanea con il massimo dei voti, nonostante sia rimasta bloccata per svariati mesi a causa di un’incidente in motorino.

Scrive di cinema per varie riviste e collabora con diverse testate giornalistiche, in particolare con La Stampa, dove veste il ruolo di “critico ” e recensisce romanzi di altri.

Nel 2006 ha esordito nella narrativa con il romanzo Lasciami andare, seguito a distanza di due anni dalla raccolta di racconti Via da qui e da altri 4 romanzi.

Con il romanzo Ti ascolto si è aggiudica il Premio Pavoncella alla creatività femminile nel 2011.

Federica De Paolis - Le distrazioni

Con Notturno salentino vince il Premio Internazionale di letteratura città di Como come “Miglior thriller”, ma è con lo pseudonimo Paola Punturieri, in omaggio alla madre scomparsa, che nel 2020 si aggiudica l’ambito Premio DeA Planeta con il romanzo Le imperfette.

Il settimo libro al suo attivo – Le Distrazioni – recensito QUI da ThrillerLife – parla di un percorso doloroso e vive di immagini e descrizioni intense.

" Federica de Paolis, compiendo un grande lavoro di introspezione psicologica, scava nei personaggi scandagliando le profondità della loro anima, mettendone a nudo ogni aspetto e ogni debolezza " - Claudia Pieri

Questa la cifra stilistica di Federica De Paolis che ha saputo confezionare un romanzo dal forte impatto emotivo e dalla sobria eleganza intellettuale.

Federica De Paolis ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande

1. Sembra che le distrazioni abbiano il potere di rovesciare la vita.”

Distrazioni, fatalità, coincidenze o semplicemente scelte dettate dal nostro inconscio?

Quanto c’è di casuale, secondo la tua opinione, in un evento come quello descritto nel   libro?

Non credo nella casualità, o meglio credo profondamente nell’inconscio. Penso che una distrazione sia dettata dalla necessità di andare via dal reale, per ragioni che chiaramente sono diverse per ognuno di noi. Proprio come i lapsus, dire una cosa al posto di un’altra non fa parte del caso, piuttosto di una parte interiore che “vuole”  venire a galla. Distrarsi significa sottrarsi, separarsi…

Nel caso dei miei protagonisti, sono presenti fisicamente ma in modo lapalissiano altrove, abbandonare un figlio: significa essersi già persi prima.

2. La ricerca ossessiva di una maternità negata e i meccanismi psicologici che s’innescano durante un percorso di fecondazione assistita possono creare una dissociazione tra mente e corpo. Come è nato il romanzo e in che modo ti appartengono queste tematiche?

Ho lavorato per un programma televisivo. Ho intervistato molte coppie che avevano fatto una fecondazione assistita, ho ascoltato molte storie felici e altre invece divisive. Parecchie coppie che erano riuscite ad avere il loro bambino, mi hanno raccontato di essersi allontanate durante il percorso, i padri si sentivano tagliati completamente fuori, le donne non sopportavano gli effetti collaterali degli ormoni, il sesso programmatico aveva minato l’amore. Due coppie si erano lasciate prima del parto. C’era una parte di pensiero (quello che in psicanalisi si chiama pensiero magico) che sembrava dire che dal momento che non riuscivano naturalmente, non erano fatti l’uno per l’altra. Eppure combattevano. Ho pensato che sarebbe stato interessante dare una voce a queste storie, ho lavorato sulle loro dichiarazioni, e così sono nati Paolo e Viola, e anche il piccolo Elia. 

3. “rifletteva non tanto sul ceto quanto sull’educazione sentimentale, che non si neutralizza con i buoni propositi, è sepolta dentro gli individui ed è destinata a presentare il conto”

Secondo te, quanto peso hanno le differenze socio culturali ed emotive in un rapporto sentimentale ? E si possono superare ? 

Nel brano faccio riferimento a “l’educazione sentimentale” che credo non sia tanto legata al ceto, o al background culturale, piuttosto penso sia dettata da come ci hanno cresciuti, come ci hanno amati o diversamente disamati. C’è un codice muto in una coppia che agisce, chiacchiera e si rivela nel corso di una storia. Non è necessariamente legato alla parte “buona”, anzi può fondarsi sulle nevrosi, le paure, i piccoli (grandi) traumi. Quando ci si riconosce, nel lungo raggio – se ci si riconosce – l’altro finisce per essere un’àncora di salvezza. Soprattutto quando si hanno figli, l’educazione sentimentale emerge in modo disarmante. Non si tratta di superare, ma di affiancarsi. 

4. Ultimamente le storie narrate propongono un modello maschile spesso demoralizzante o comunque intriso di quella Weltanschauung tipica del nostro tempo.

Paolo è invece un personaggio positivo. Una sorta di riallineamento di genere o un omaggio ad una persona conosciuta?

No, Paolo è nato sulla pagina. È un uomo straordinariamente luminoso, un principe azzurro del quotidiano. Ma io non faccio distinzioni di genere con i miei personaggi, nel libro precedente c’erano due figure maschili pessime (accentratori, opportunisti, narcisi), qui c’è un uomo fortissimo che ha imparato dai suoi genitori (per tornare all’educazione sentimentale) che la famiglia, la famiglia che ha “scelto” con Viola, va protetta, amata, difesa.

5. Famiglie imperfette, coppie in crisi, un forte desiderio di prendere coscienza con l’interiorità del proprio vissuto, sono meccanismi narrativi che tu tratti con particolare naturalezza. Quanto ha influito su questa caratteristica il tuo lavoro di insegnante di sceneggiatura e dialoghista cinematografica?

Questi temi provengono senz’altro dal mio vissuto, vengo da una famiglia complicata, sono anni che lavoro anche sulla mia storia per fare chiarezza. C’è una frase di Christa Wolf che dice: “una famiglia è un’accolita di persone di età e di sesso diversi tese ad occultare rigorosamente imbarazzanti segreti”, la trovo sensazionalmente vera e assoluta. Non c’è nucleo più esplosivo di quello famigliare. Quanto alla sceneggiatura mi ha insegnato a dividere il libro in tre atti, far accadere le cose con una certa tempistica, non lasciare mai il lettore solo, anzi cercare di tenerlo agganciato il più possibile. Dai dialoghi ho imparato che i personaggi quando parlano, devono essere verosimili, reali (anche con dei tik linguistici, o inflessioni, sporcature) e dire cose che fanno progredire la storia. Una battuta deve essere “parlata” e contenere molte informazioni. 

6. “I figli pagano il prezzo della vita dei genitori. Bisognava essere immensamente adulti per averne: strutturati, forti.”

Viola non dà questa impressione, tant’è che durante la gravidanza si appoggia tantissimo alla sua amica/ostetrica Dora, tanto da scatenare la gelosia di Paolo che si sente tagliato fuori 

Che importanza e che ruolo dai all’amicizia nella vita di una persona e c’è differenza tra un rapporto di amicizia tra due uomini e quello tra due donne ?

Penso che i rapporti di amicizia siano importantissimi, accompagnano la nostra infanzia, ci aiutano a misurarci con il mondo. Quelli che abbracciamo nella vita adulta fanno parte delle vere scelte. Gli amici sono (anche) la famiglia che “costruiamo”. Non voglio dire banalità su come sia l’amicizia maschile e femminile, mi sembra che le donne siano più quotidiane, più presenti… ma insomma le grandi amicizie – in entrambi i sessi – sono legami fondanti. 

7. Genitorialità nel tempo. È innegabile che il rapporto con i figli abbia avuto un’evoluzione nel corso delle varie generazioni; dalle famiglie patriarcali dai ruoli ben definiti, si è approdati ad una concezione figlio-centrica,  in cui ogni scelta riguardante la prole assume un valore etico e psicologico a volte spropositato. Qual è la combinazione perfetta per essere un buon genitore secondo Federica De Paolis ? 

Io credo che da un certo punto in poi, una sorta di muscolo sociale sia andato verso un risarcimento della nostra generazione, i bambini un tempo erano confinati nel loro spazio, ora giustamente come dici tu, sono al centro del mondo. Anche io ho messo i miei figlie lì, tutto ruota intorno a loro. Non conosco la ricetta della combinazione perfetta, posso dirti che una cosa molto importante è la consapevolezza. E mantenere salda la propria identità. 

8. In una ipotetica trasposizione cinematografica del romanzo, a chi affideresti i ruoli di Viola e Paolo e perché ?

Mi fanno spesso questa domanda e rispondo sempre che non lo so. Tre dei miei libri sono stati acquistati per il cinema. Io ho un’idea interiore di Paolo e Viola, come tu avrai la tua e ogni lettore disegna la propria, che poi è la magia della letteratura. Scolpire dei personaggi a cui ognuno dà una fisionomia. Io spero che arrivi un bravo/a regista che trovi degli attori che sposino la sua proiezione, e che incontrino il favore del pubblico.

9. Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sceglieresti?

Sono dedicata (alla scrittura, ai miei amori, alle cose che mi interessano). Una grande ascoltatrice. Mio padre ti direbbe, una persona troppo sensibile. Detta così sembra un pregio, delle volte non lo è.

10. Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?

Leggere, camminare, bere una birra alle sei. (Parliamo di cose, vero? Perché non posso fare a meno dei miei figli)

11. Prima di salutarci e anzi, proprio per inaugurare un saluto d’eccezione, che messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai  nostri lettori?

Intanto buone vacanze. Spero che leggiate “le distrazioni” con la stessa intensità con cui l’ho scritto. Tutto d’un fiato. La cosa che mi rende più felice è quando un lettore mi dice: “non riuscivo a staccarmi”,  e sta succedendo. 

ThrillerLife ringrazia Federica De Paolis

a cura di Patty Pici e Claudia Pieri (Leggerefabene)

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