Santiago Díaz

Santiago Díaz Cortés (Madrid, 1971) è un autore e uno sceneggiatore cinematografico e televisivo. Dopo aver scritto quasi seicento sceneggiature, esordisce come scrittore nel 2018 con il romanzo Talión, tradotto in diverse lingue e adattato come serie televisiva, che nel 2019 vince il Premio Morella Negra e il Benjamín de Premio Tudela.

La sua abilità di sceneggiatore è una caratteristica fondamentale che si ritrova anche nella sua scrittura, grazie all’incredibile caratterizzazione dei suoi personaggi, approfondita ma mai fagocitante, e allo sguardo attento e acuto nei confronti della realtà. Le trame ben congegnate sono supportate da descrizioni vivide e colpi di scena inaspettati che contribuiscono alla creazione di un ritmo perfetto. Lo stile fluido e mai banale completano il quadro di un autore che è stato definito, a ragione, una delle più interessanti voci della novela negra spagnola.

È Giunti, a febbraio di quest’anno, a portare la prima traduzione italiana del suo secondo romanzo, Il padre (lo abbiamo recensito QUI), che dà inizio a una nuova serie che ha come protagonista Indira Ramos, un’ispettrice di polizia con un disturbo ossessivo compulsivo che la costringe ogni giorno a fare i conti con il suo più grande nemico: i germi. Rispettata da tutti i suoi colleghi, entra presto nel cuore dei lettori e solidifica la sua presenza con Las otras niñas, il secondo libro della saga pubblicato nel 2022, ma non ancora tradotto in Italia.

Santiago Díaz ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

Il padre è un libro che richiede tempo, eppure si finisce in un paio di giorni, tanta è la voglia di arrivare alla fine. Come si concepisce un gioco di specchi di tale portata? È diabolico!

Grazie mille! Da un lato, è molto fastidioso che scrivere un romanzo con queste caratteristiche costi così tanta fatica e tanto lavoro—circa un anno— e che i lettori lo finiscano in poche ore, ma ciò significa che sono interessati e si stanno divertendo, che è la migliore notizia che potresti ricevere. Adoro quando i lettori mi dicono che ho rubato loro il sonno.

Tanta fantasia e bravura nella scrittura. Quanto lo sceneggiatore è parte di questo romanzo?

Ho passato quasi trent’anni a scrivere sceneggiature per il cinema e la televisione, alcune di serie famose in Italia come Il Segreto, e ho cercato di applicare ai miei romanzi tutto ciò che ho imparato: capitoli brevi, che l’azione deve sempre avanzare, buon lavoro sui personaggi, dialoghi credibili… Penso che questo sia il modo per coinvolgere in una storia sia gli spettatori che i lettori.

Cosa è nato prima, la trama o i personaggi? È la cronaca la sua fonte di ispirazione? È tutto estremamente realistico, la fotografia di quello che succede giornalmente.

Quando stavo cercando idee per questo romanzo, ho trovato un concetto che mi ha davvero attratto: un rapimento, ma non fatto per soldi. Ho iniziato a esplorare altre possibilità fino a giungere a quella che mi ha conquistato: “Un rapimento per la giustizia”. Da quel momento ho iniziato a lavorare sia sulla trama che sui personaggi, creando una biografia per ognuno di loro.

Quanto al realismo della narrazione, è una delle caratteristiche del giallo, che ci permette di scoprire luoghi che un normale cittadino non potrebbe mai frequentare, ma che sono molto più vicini di quanto immaginiamo. Penso che, per chiunque scriva romanzi gialli, la cronaca debba essere di ispirazione. Ricorda che la realtà supera spesso la finzione.

Anche i tuoi personaggi non sono eccessivi, Indira è simpatica. Non è “tossica”, ossia tormentata dal suo passato. Ha dei problemi ma, per così dire, smussano la sua rigidità. Una donna “convenzionale”. È una scelta giusta?

Indira funziona bene perché, nonostante sia insopportabile per il resto dei personaggi, i lettori sono divertiti dalle sue reazioni dovute al suo DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo n.d.r.). Come dici tu, i suoi problemi ammorbidiscono una storia molto difficile. È un raggio di luce in mezzo a tanta oscurità. Anche se non è un personaggio comico, mi diverto molto a scriverlo.

Chi è il tuo scrittore preferito? Cosa leggi quando non scrivi?

Leggo di tutto, ma di solito romanzi noir e storici. Per quanto riguarda il noir, i miei preferiti sono Jo Nesbo, Pierre Lemaitre, Andrea Camilleri, Mikel Santiago, María Oruña… E per quanto riguarda i romanzi storici, il mio attuale autore preferito è Santiago Posteguillo, che di solito scrive dell’Antica Roma, per me una delle tappe più affascinanti della storia dell’umanità.

Oltre al thriller, su cosa ti piacerebbe scrivere?

Il mio prossimo progetto, dopo aver finito di scrivere il terzo libro con Indira Ramos come protagonista (dopo Il padre e Las otras niñas – non ancora pubblicato in Italia n.d.r.) sarà un romanzo storico. Sono molto entusiasta di questo progetto. Inoltre, l’anno scorso ho scritto un romanzo per ragazzi intitolato Taurus, salvar la Tierra, che ha vinto il Premio narrativa giovanile Jaén 2021, ed è stata una grande gioia.

Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sarebbero?

Generoso, perfezionista e testardo.

Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?

Della lettura, dei miei amici e di giocare a golf di tanto in tanto.

Prima di salutarci e anzi, proprio per inaugurare un saluto di eccezione, che messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno dato una possibilità a Il padre. So che è molto difficile scegliere tra le tante offerte, quindi sono debitore a tutti loro. Lasciatevi semplicemente trasportare dalla storia, perché sono sicuro che, oltre a intrattenere, sollevi dei dilemmi morali.

Grazie mille per tutto!

El buen padre es un libro que lleva tiempo, sin embargo se termina en un par de días, tanto es el deseo de llegar al final. ¿Cómo concibes un juego de espejos de esta magnitud? ¡Es diabólico!

¡Muchas gracias! Por una parte, da mucha rabia que cueste tanto esfuerzo y lleve tanto trabajo escribir una novela de estas características —aproximadamente un año— y los lectores lo terminen en pocas horas, pero eso significa que les ha enganchado y lo están disfrutando, que es la mejor noticia que podría recibir. Me encanta que los lectores me digan que les he quitado horas de sueño.

Mucha fantasía y habilidad para escribir. ¿Qué tanto el guionista es parte de este romance?

He pasado casi treinta años escribiendo guiones para cine y televisión —algunos de series tan conocidas en Italia como Il Segreto—, y todo lo que he aprendido en ese tiempo he procurado aplicarlo en mis novelas: capítulos cortos, que la acción siempre avance, buen trabajo de personajes, diálogos creíbles… Creo que esa es la manera de lograr que, tanto los espectadores como los lectores, se enganchen a una historia.

¿Qué nació antes, la trama o los personajes? ¿Es la crónica su fuente de inspiración? Es todo extremadamente realista, la fotografía de lo que sucede todos los días.

Cuando buscaba ideas para esta novela, llegué a un concepto que me atrajo mucho: un secuestro, pero no por dinero. Empecé a explorar otras posibilidades hasta que llegué a la que me conquistó: “Un secuestro por justicia”. A partir de ese momento, empecé a trabajar tanto en la trama como en los personajes, creando una biografía para cada uno de ellos.

En cuanto al realismo de la narración, es una de las características de la novela negra, que nos permite conocer lugares que cualquier ciudadano normal jamás podría frecuentar, pero que existen mucho más cerca de lo que imaginamos. Creo que, para cualquiera que escriba novela negra, la crónica debe ser su inspiración. Recordemos que la realidad muchas veces supera a la ficción.

Incluso tus personajes  no son excesivos, Indira es simpática. No es “tóxica”, o atormentada por su pasado. Tiene problemas, pero, por así decirlo, suavizan su rigidez. Una mujer “convencional”. ¿Es una buena elección?

Indira funciona bien porque, a pesar de que resulta insoportable para el resto de personajes, a los lectores nos hacen gracia sus reacciones debido a ese TOC. Como bien dices, sus problemas suavizan un relato muy duro. Es un rayo de luz entre tanta oscuridad. A pesar de que no es un personaje cómico, a mí me divierte mucho escribirlo.

¿Quién es tu escritor favorito? ¿Qué lee cuando no escribe?

Leo de todo, pero habitualmente novela negra e histórica. En cuanto a negra, mis preferidos son Jo Nesbo, Pierre Lemaitre, Andrea Camilleri, Mikel Santiago, María Oruña… Y en cuanto a novela histórica, mi preferido actualmente es Santiago Posteguillo, que suele escribir sobre la antigua Roma, para mí una de las etapas más fascinantes de la historia de la humanidad.

Además del thriller, ¿sobre qué te gustaría escribir?

Mi próximo proyecto, después de terminar de escribir la tercera entrega protagonizada por Indira Ramos (después de “El buen padre” y de “Las otras niñas”) será una novela histórica. Estoy muy ilusionado con ese proyecto. Además, el año pasado escribí una novela juvenil titulada “Taurus, salvar la Tierra”, que ganó el Premio de Narrativa Juvenil Jaén 2021, lo que fue una enorme alegría.

Si tuvieras que indicar tres palabras que te representen, ¿cuáles serían?

Generoso, perfeccionista y terco.

Si tuvieras que elegir tres cosas de las que nunca podrías prescindir, obviamente excluyendo la escritura, ¿cuáles serían?

De la lectura, de mis amigos y de jugar al golf de vez en cuando.

Antes de despedirnos y precisamente para inaugurar un saludo excepcional, ¿qué mensaje o deseo le gustaría dejar a nuestros lectores?

Quiero agradecer a todos los que le han dado una oportunidad a “El buen padre”. Sé que es muy difícil que te elijan entre tanta oferta como hay, por lo que estoy en deuda con todos ellos. Después, simplemente que se dejen llevar por la historia, porque estoy seguro de que, aparte de entretenerles, hará que surjan en ellos algunos dilemas morales.

¡Muchas gracias por todo!

ThrillerLife ringrazia Santiago Díaz 

a cura di Nico e Nina Palazzini

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