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RISCOPRIAMO I CLASSICI

Charles Antoine Frédéric Dard

Frédéric Dard

Mi sto accorgendo, proprio perché mi ci sto dedicando, di quanto sia complicato scrivere una “monografia” su questo autore.

Innanzitutto sarebbe più corretto, a mio parere, chiamarla “plurigrafia”, non solo perché la sua produzione è talmente ampia che “mono” sarebbe riduttivo, ma anche, e soprattutto, perché nel tempo, lui utilizza vari pseudonimi.

Si potrebbe, quindi, scrivere una monografia per ognuno di loro, che però è sempre lui… un grande scrittore ma non solo…

È considerato l’erede del suo amico Simenon e già questo fa di lui un personaggio incontenibile.

Oltre ad aver scritto più di trecento romanzi, è anche uno sceneggiatore e, ovviamente, anche in questo campo la sua produzione è prolifica.

La sua produzione si colloca fra gli anni ’40 e la fine degli anni ‘90…

Cinquant’anni in cui i suoi noir fanno la storia: rinfoltiscono le basi gettate da Simenon e le “Dardizzano”, creando dei (piccoli) grandi capolavori.

Io non ne conosco nemmeno la terza parte eppure voglio parlare di lui, perché è da qualche anno che vengono ristampati alcuni suoi romanzi che mi sono capitati sottomano e che meritano menzione.

Primo fra tutti (a mio avviso) Il montacarichi, un breve puzzle perfetto.

Quando si arriva alla fine, ci si guarda intorno con inquietudine, perché la vicenda è assolutamente verosimile, e talmente precisa che il protagonista Albert non ha scampo… e nemmeno il lettore.

Senza voler svelare nulla, quello che va assolutamente citato è la complessa semplicità dell’ingranaggio narrativo.

Il lettore (così come il protagonista) non si immagina nemmeno per un istante come potrebbe andare a finire la vicenda, perché l’autore, semplicemente, non ci dà indizi.

Probabilmente, anzi sicuramente, il suo intento non è sfidare il lettore ad arrivare alla soluzione, ma accompagnarlo alla fine e “godersi” la sorpresa e lo sgomento.

Siamo quindi davanti al noir classico, da cui chiunque si avvicina al genere, dovrebbe imparare.

Una caratteristica curiosa di tutti i (pochi) libri suoi che ho letto, è il ruolo centrale e nero della figura femminile.

Da I bastardi vanno all’inferno a Gli scellerati fino a Prato all’inglese e Negli occhi di Marianne passando per il sopracitato Il montacarichi, il protagonista maschile subisce la dominanza del personaggio femminile fino al punto di svolta, mai il contrario.

Quello che stupisce in questi romanzi è la purezza con cui l’autore dipinge i suoi uomini.

Possibile che non si renda conto che qualcosa non quadra?

Possibile che lei abbia così potere su di lui? Possibile che nonostante tutto lui sia lì per lei?

È incredibile come una lettrice donna passi da una compassione divertita per la totale ingenuità degli uomini nella prima parte del romanzo, ad una fastidiosa critica verso le donne all’incirca a metà, per poi inevitabilmente tornare sugli uomini provando addirittura ammirazione per loro.

I personaggi maschili vengono completamente ripuliti agli occhi del lettore, mentre quelli femminili no… perché?

La mia è una provocazione, ovviamente, ma credo che la risposta sia in parte da ricercare nel periodo storico in cui questi romanzi si collocano.

Come accade per tutti i grandi scrittori della letteratura, è bene contestualizzarli per evitare di perdere particolari o affrettare conclusioni, errate, sul perché di certe scelte.

Un altro bel particolare che ho trovato nei suoi romanzi è la “teatralità” delle vicende.

Essendo lui uno sceneggiatore, tutti questi libri potrebbero potenzialmente essere rappresentati a teatro, perché le scene sono ricche di dialoghi pregnanti e le vicende si svolgono quasi sempre e solo in un ambiente, o pochi.

Un’ultima considerazione, che non può essere tralasciata, per questi titoli citati, è l’amore.

Dard addolcisce i suoi noir con l’amore: è il motore universale delle sue storie, che quindi diventano anche, a mio avviso, delle lectio magistralis di vita vissuta.

I romanzi che ho citato in questa breve chiacchierata su di lui li consiglio tutti…

Il mio preferito? Il montacarichi

Il più romantico? Negli occhi di Marianne

Il più subdolo? Prato all’inglese

Non dimenticate la serie sul commissario San Antonio!

In Italia ne sono stati pubblicati solo un centinaio e non sono neanche la metà.

Sarà un viaggio lungo anche per me, ma sono sicura che non ne resterò delusa.

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