Barbara Perna: la terza indagine di Annabella Abbondante

Barbara Perna è la graditissima ospite di oggi nel nostro spazio dedicato alle interviste.

Barbara Perna vive e lavora a Roma. Ci tiene a precisare che però lei è partenopea, nata a Napoli il 6.9.69 (avete letto bene). Il superamento del Concorso in Magistratura nel 1998 le ha brutalmente stroncato una (forse) brillante carriera come attrice teatrale comica. Ha svolto il ruolo di giudice tuttofare un po’ in giro per l’Italia ma il suo cuore è rimasto in Toscana nel piccolo Tribunale di Montepulciano dove ha lavorato per cinque anni prima di trasferirsi a Roma. Scrive per passione, lavora per dedizione, legge per autodifesa. E viaggia molto, soprattutto con la mente. Per Giunti ha esordito con il romanzo Annabella AbbondanteLa verità non è una chimera (2021) pubblicando poi Annabella Abbondante. L’essenziale è invisibile agli occhi (2022) – vincitore del Premio NebbiaGialla 2023 – e Annabella Abbondante. Il passato è una curiosa creatura (2024)

Vi presentiamo il terzo romanzo della serie:

Annabella Abbondante. Il passato è una curiosa creatura, letto e recensito Qui da Elide Stagnetti,

è l’ultimo caso della giudice Annabella Abbandonte, un’indagine personale, avvincente e avventurosa.

L’autrice ha gentilmente risposto alle nostre domande:

Thriller Life: La prima domanda riguarda un aspetto del libro che mi ha colpita molto, cioè l’ambientazione ‘sorrentina’. I tuoi lettori, sin dal primo volume, hanno conosciuto i luoghi in cui vive la famiglia Abbondante, ma questa volta hai spostato il grosso delle vicende a Piano di Sorrento e hai indugiato nelle descrizioni dei colori e degli odori locali.

Da dove viene questa scelta e come ha favorito lo sviluppo della narrazione?

Barbara Perna: La scelta era obbligata, perché questo è un romanzo di “svolta” nell’evoluzione del personaggio Annabella. La nostra eroina in questa avventura affronta il suo passato e per farlo non può che tornare alla terra di origine, la sua amata costiera, dove molti sono i nodi da sciogliere. Non solo sentimentali, ma anche familiari.

T.L.: Hai introdotto nel libro diverse nuove figure femminili, come Rosalia, la sosia di Annabella; Perla, la giornalista ‘sempre sul pezzo’ o Gea, l’instancabile pm: tutte donne di carattere, pronte a rischiare, intelligenti e determinate; tutte donne che, per questi aspetti, somigliano alla protagonista, la quale, in effetti, non entra mai in competizione con loro, perché ne riconosce e apprezza le qualità. Se aggiungiamo queste figure a quelle già note (come Alice o Calpurnia), emerge un quadro molto confortante dell’universo femminile nei tuoi libri.

Cosa hai voluto comunicare? Quali sono le doti che apprezzi di più nelle tue amiche o colleghe di lavoro?

B.P.: E’ vero. Annabella non entra in competizione con le altre donne perché sente di essere una categoria “fuori concorso”, un pezzo per amatori. Prendere o lasciare. Per quel che riguarda le figure femminili presenti nel mio romanzo posso dirti che ho cercato di parlare di donne vere, di persone che ho ammirato e che ho conosciuto nella vita. Le tante donne coraggiose e determinate che sono il tessuto connettivo della nostra società. Le trovi ovunque, basta saper guardare. C’è un intero universo di donne così. Nelle donne apprezzo soprattutto la capacità di ironizzare su se stesse, la consapevolezza del proprio valore che non si trasformi in egocentrismo. 

T.L.: Grande protagonista de “Il passato è una curiosa creatura” è la famiglia Abbondante. Per quanto ingombrante e invadente, per Annabella tutto il gruppo di zie, cugini e nipoti vari è un porto sicuro, un rifugio e una certezza. Eppure, purtroppo, non sempre la famiglia riveste questo ruolo né nella vita reale né in letteratura.

Che peso assume attualmente nel mondo del crimine?

B.P.: Non conosco abbastanza il mondo del crimine, avendo svolto sempre le funzioni di giudice civile. Posso immaginare che la mancanza di una solida famiglia alle spalle, la mancanza di una educazione civica che provenga dalla famiglia, possa esporre un ragazzo più facilmente alla tentazione della criminalità organizzata.

T.L.: Parliamo di Annabella. Questa volta non la proverbiale curiosità, ma un profondo coinvolgimento sentimentale la spinge ad entrare nel cuore dell’indagine. La vediamo a volte angosciata (rifiuta anche un cannolo, per la preoccupazione!), spesso nostalgica; anche se indubbiamente mantiene tutte le caratteristiche che le sono proprie da sempre, si ha l’impressione che sia “maturata”.

Come si sta evolvendo il personaggio? Hai già in mente qualcosa per il suo futuro?

B.P.: In ogni romanzo che scriverò Annabella sarà un po’ meno “personaggio” e un po’ più persona. Le sfaccettature della sua personalità vengono fuori un po’ alla volta, come è giusto che sia.  Per Annabella ho già tracciato un percorso di evoluzione personale, salvo che lei non decida diversamente. I personaggi hanno sempre l’ultima parola.

T.L.: Calpurnia è uno dei personaggi ai quali sono più affezionata, per la sua dolcezza, ma anche per il modo dignitosissimo con cui vive il dolore della scomparsa di suo figlio. Benché in questo volume sia molto meno presente che nel precedente (in cui ha fatto il suo ingresso nella serie), le sue apparizioni sono sempre molto significative, quasi simboliche.

Cosa rappresenta questa figura all’interno della serie?

B.P.: Calpurnia è la figura materna e allo stesso tempo il grillo parlante per Annabella. In questo terzo romanzo molti personaggi consueti di Pianveggio e Lucca sono stati inevitabilmente meno presenti, ma ritorneranno in auge nel quarto romanzo che sarà ambientato di nuovo interamente a Pianveggio.

T.L.: Altra domanda ‘seria’: Ferruccio Landi (il meraviglioso Ferruccio Landi), il collega – amico – quasi fidanzato di Annabella, soffre di crisi epilettiche.

Perché hai pensato di caratterizzare in questo modo il personaggio e perché hai optato proprio per questo tipo di patologia?

B.P.: Ho un caro amico che soffre di questa patologia. Mi è sembrata un’operazione di comunicazione efficace conferire ad un protagonista maschile una sua “fragilità” che però non toglie nulla alla sua virilità, al suo fascino. Ferruccio ci piace anche se è fragile, anche se ha bisogno degli altri, anche se si fa salvare da Annabella.

Credo che sia importante costruire un nuovo concetto di virilità, che favorisca la costruzione della relazione uomo/donna lontano dagli schemi asfittici del passato.

T.L.: A partire dal titolo, il libro è pieno di riferimenti letterari e ricchissimo di citazioni. Che lettrice è Barbara Perna? Quali testi sono alla base della tua formazione e quali hanno influenzato la scelta di dedicarti alla scrittura?

B.P.: Sono una lettrice onnivora. Mi faccio guidare dalle esigenze del momento. Credo molto nel potere curativo della scrittura. Come Ella Berthoud e Susan Elderkin (le autrici di Rimedi letterari per ogni malanno) penso che Lawrence avesse ragione: i libri sono davvero il rimedio per ogni malessere. La mia formazione letteraria è molto classica. Ho studiato letteratura latina e greca e in quegli anni di liceo ho letto moltissimi classici, soprattutto i russi.

Ma la mia passione però sono sempre stati i romanzi di Agatha Christie. A otto anni, nella mia casa al mare, c’era una bella libreria, creata di mia zia, però potevo scegliere solo tra romanzi di Liala e di zia Agatha e, per fortuna, scelsi la Christie. Da allora questa passione non mi ha mai abbandonato, anche se i miei maestri ispiratori sono Camilleri e Fruttero e Lucentini.

T.L.: Il cozy crime è parte della grande famiglia del genere giallo, che sta riscuotendo sempre più successo di pubblico e maggiori consensi. A tuo parere, si configura come genere di puro intrattenimento o può farsi portavoce di tematiche di rilievo?

B.P.: Io credo leggere sia sempre un intrattenimento. Se dovesse diventare una sofferenza, lo scrittore in questione avrebbe molte domande da porsi. A mio parere i libri si suddividono in due sole categorie. I libri scritti bene e quelli scritti male. Punto.

La definizione di romanzi gialli “cosycrime”, che io stessa ho spinto e diffuso negli ultimi due o tre anni, costituisce solo una operazione di chiarezza e trasparenza verso il lettore. Nasce dalla necessità di identificare un certo modo di narrare il crimine, che si discosta dalla crudezza del noir o dalla componente ansiogena del thriller.

Un genere di narrazione che conduce il lettore alla soluzione del giallo, lungo un percorso rilassante, spesso accompagnato da note di ironia e umorismo, fino alla fine della storia. Molti libri di questo tipo affrontano in realtà tematiche importanti. L’ironia e l’umorismo sono spesso solo un registro narrativo, non necessariamente indicano “disimpegno sociale” o “superficialità”.

Ma anche laddove un autore compia la scelta di non utilizzare il giallo come “nuovo romanzo sociale” e invece di concentrarsi sull’indagine psicologica, introspettiva o preferisca costruire una satira sulle dinamiche familiari o del mondo lavorativo, io credo che non possa necessariamente giungersi alla conclusione che la produzione di questo autore sia, di per sé, di minor valore o pregio. 

T.L.: Hai mai pensato di metterti alla prova con un crime “non cozy”?

B.P.: Non avrei problemi a scrivere un crime non cosy (preferisco la dicitura british english, rispetto a quella american english). La parte più difficile dei miei romanzi è proprio la componente umoristica e ironica. Scrivere un romanzo crime tradizionale sarebbe più semplice. Ti dirò di più. Io già lo faccio. Per mio diletto ho scritto molti racconti dal tono molto noir. Resteresti stupita da quanto duri essi siano.

T.L.: Vedresti i tuoi libri trasformati in una serie tv? Quale attrice potrebbe interpretare la protagonista?

B.P.: Certo, Annabella Abbondante si presterebbe molto a essere trasposto in una serie TV. E chi lo sa? Mai dire mai. No, non saprei indicare chi potrebbe interpretare Annabella. Ci sono moltissime brave attrici in Italia, il problema è individuarne una che sia disposta a diventare più… “Abbondante”.

T.L.: Prima di salutarci, quale messaggio o augurio vuoi inviare ai lettori di Thriller life?

B.P.: Spero che ci sia sempre spazio, sui loro scaffali, per la narrativa umoristica. L’ironia e l’umorismo sono uno scudo imponente contro le avversità, la depressione, la stupidità e il qualunquismo.  Ma soprattutto, auguro loro di trovare sempre il libro giusto al momento giusto.

Thriller Life ringrazia Barbara Perna per la cortesia e la sua disponibilità.

A cura di Elide Stagnetti, Alessia Chierico e Claudia Pieri

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