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In principio era la Bestia di Omar Di Monopoli

In principio era...

In principio era la Bestia

Gennaio 1799, dintorni di Taranto.

Mentre ribollono i moti giacobini, viene ritrovato il corpo senza testa della vecchia Narda Stumicusa, mammana e fattucchiera.

Al delitto fanno seguito misteriosi avvistamenti di una creatura demoniaca – ululati raggelanti nel cuore della notte, feroci aggressioni ad animali – e, un anno più tardi, un’altra morte violenta: la carcassa mutilata di un viandante viene scoperta nel fitto della vegetazione.

Con il secondo omicidio nella comunità corrono le voci sull’esistenza di una pericolosa fiera e gli abitanti iniziano a barricarsi in casa, finché da Napoli una pattuglia di dragoni del re – accompagnati dal naturalista James Fenimonte – viene inviata in Terra d’Otranto per indagare.

Nel popolo c’è chi afferma di aver veduto la Bestia, una sorta di grosso lupo, qualcun altro invece dice che i fatti di sangue sono da ascrivere al brigante Malesano.

In una Puglia ancora stordita dai fumi della Repubblica Napoletana, divisa fra sostenitori giacobini e conservatori realisti, il gruppo inizia le ricerche e nei sotterranei della chiesa rintraccia ed esamina il corpo di Narda, semimummificato sotto uno strato di calce.

Quindi, conversa con i due fratelli che hanno scoperto il secondo cadavere, le cui spoglie sono state immediatamente bruciate sul posto.

L’indagine si rivela molto presto la scoperta di un mondo di profonde diseguaglianze in cui violenza, superstizione, sentimento del sacro ed esoterismo convivono con razionalità e rigore.

Attraverso gli occhi dei soldati forestieri giunti dalla capitale, Omar Di Monopoli disvela la straordinarietà di un territorio irrisolto: un viaggio affascinante e oscuro al termine dell’Illuminismo, in un Sud indomito e mannaro.

Avvistamenti della creatura colorarono i racconti d’ogni bettola e misteriosi attacchi a greggi e stabbi e pollai furono per mesi all’ordine del giorno.

L’estate successiva, stroncata nel sangue la ribellione dei repubblichini e restaurato il potere retrivo col ritorno sul trono del monarca borbonico, la Bestia tornò a colpire.

RECENSIONE

Il Sole, il mare e il vento.

O, se preferite: “lu sule, lu mare e lu ientu”.

Sulla Puglia, in particolare sulla parte più estrema della penisola, quella comunemente conosciuta come Salento (ma senza dimenticare l’Arco Ionico del tarantino) grava una sorta di dolce maledizione, quella che ha trasformato la Regione dove “la terra finisce” nella patria dell’estate, dei colori brillanti, della calura insopportabile che brucia la pelle e dona ai sensi il ristoro tipico del disimpegno, della vacanza ad oltranza, dei pensieri annebbiati dal cibo e portati a via dal vento che soffia gentile tra le onde spumose del mare.

In Puglia non sembra esserci spazio per le ombre, nemmeno sotto le volte barocche delle chiese più antiche o tra le fronde degli immensi ulivi secolari.

E se manca l’oscurità, quella impenetrabile in cui possono trovare degno rifugio orride creature e spietati assassini, come può la Puglia essere teatro di una rappresentazione gotica, di un giallo, di un horror, di una qualunque forma di narrazione che esige spargimento di sangue, paura e mistero?

La terra rossa degli infiniti filari di viti e fichi d’india è davvero destinata ad essere solo il palcoscenico di storie d’amore consumate in spiaggia, delle allegre tarantelle ritmate al calar della sera e degli epiteti urlati in dialetto dai rivenditori di frutta per attirare l’attenzione dei turisti agli angoli delle strade?

Per fortuna le cose non stanno così.

La nostra sete di storie oscure e raccapriccianti può trovare sollievo anche qui dove l’estate sembra non finire mai e l’odore del mare si mescola con quello della campagna arsa da un Sole esagerato.

Anche tra gli ulivi secolari, sulle spiagge inframmezzate dalle luccicanti scogliere che sembrano cesellate nel marmo e tra i profumi di una cucina che sa mescolare con sapienza la delicatezza delle verdure con i sapori intensi della carne possono accadere fatti terribili, che affondano le loro origini nelle tradizioni e nel folklore.

Storie mai davvero dimenticate, che continuano a riecheggiare nei racconti degli anziani o tra le pagine di antichi manoscritti.

Anche in Puglia l’orrore è di casa con i suoi mostri tradizionali e scriverne significa rievocare un passato ancestrale denso di mistero e fascino, che nulla ha da invidiare alle brughiere inglesi con i suoi mastini infernali, vampiri e mostri di ogni sorta.

Considerate, ad esempio, In principio era la Bestia di Omar Di Monopoli.

Un romanzo in perfetto equilibrio tra la ricostruzione storica e il thriller sovrannaturale, ambientato nella provincia tarantina di fine ‘700, quando l’illuminismo stava affrontando la sua sfida più grande, quella del ritorno di una superstizione radicata con ostinata determinazione nel credo popolare e sfruttata dai potenti per soggiogare e annichilire ogni velleità di riscatto dal basso.

Mentre in lontananza il boato dei moti giacobini sta scuotendo quell’Italia che sa ancora da fare, nella Puglia baciata dallo Ionio una serie di morti raccapriccianti semina il panico tra le genti del volgo.

Narda la fattucchiera ha cessato di imprimere sui compaesani riti e amuleti e ora giace in un bagno di sangue, la testa separata dal corpo.

Nella notte, mentre ci si domanda chi sarà la prossima vittima, strani ululati e fugaci apparizioni creano il panico e alimentano una diceria che presto si fa certezza: c’è una creatura là fuori, un mostro, un demonio sputato fuori dall’inferno.

Le voci si rincorrono e giungono fino a Napoli, dove il Re decide di inviare un contingente armato, coadiuvato dal ricercatore di origini inglesi James Fenimonte, perché certe storie non vanno combattute solo con la spade ma anche con la forza della ragione.

Inizia così la ricerca della verità condotta secondo i principi dell’indagine scientifica in una terra che trasuda ancora di superstizione e magia.

Tuttavia il romanzo di Di Monopoli pubblicato da Feltrinelli non merita di essere ricondotto alla sola categoria del gotico.

Farlo significherebbe svilirne le innumerevoli stratificazioni che albergano al di sotto della trama principale, quella prettamente fantastica.

Tra le pagine di questo libro c’è molto di più, a partire da una ricostruzione storica che sorprende per la profonda accuratezza, degna di un saggio che con capillare attenzione intende raccontare anzitutto un tessuto sociale particolarissimo come quello del Sud sul finire del 1700.

Un’epoca fatta di contrasti, sommovimenti politici e culturali, con il divario tra il Nord e il Mezzogiorno del paese che inizia a manifestare quella dolente frattura che sembra ancora oggi insanabile.

Un’operazione tutt’altro che semplice, stante anche la mole pressoché sterminata di fonti da cui attingere.

Ma Di Monopoli dimostra competenza, senza tuttavia scadere nel didascalismo, riuscendo a mettere in scena una storia in perfetto e felice equilibrio tra il racconto del mistero e il romanzo storico, tanto che il lettore può facilmente accettare di buon grado che tutto quello che sta leggendo non è altro che il resoconto, abbellito dall’ottima prosa dell’autore, di fatti e personaggi realmente esistiti.

Un inganno certo, quello tipico del fine narratore che sa conquistare l’interesse di chi si pone al cospetto di un libro con un preciso desiderio, quello di essere trasportato altrove, verso terre ed epoche lontane nelle quali immergersi con la convinzione che sia tutto credibile, tutto assolutamente vero.

E poi c’è l’amore per la Puglia che, accanto a quello per la Storia, trasuda da ogni parola e si concretizza nei singoli personaggi.

L’uso di espressioni dialettali all’interno del romanzo non è mai respingente ma, semmai, aggiunge sfumature e colori a figure perfettamente definite, ognuna delle quali rappresenta nell’economia della trama un ingranaggio indispensabile, un pezzo di cui tenere conto per lasciarsi coinvolgere sempre di più dal fitto mistero che aleggia in attesa della giusta conclusione.

Ed è bellissimo il Sud raccontato da Di Monopoli, così come il periodo storico nel quale ha ambientato il romanzo.

Una bellezza talvolta radiosa, altre volte sudicia come certi anfratti in cui i maiali grufolano inebetiti dall’appetito.

Splendida quando il fantastico si mescola con la verosimiglianza di quegli accadimenti storici magari poco noti ma che, in definitiva, hanno plasmato questa fetta d’Italia, patria di contrasti, di luci ed ombre, profumi e cattivi odori, paesaggi incantevoli e bestie spuntate da chissà quale inferno per spargere sangue, morte e magia.

Se in un libro cercate tutto questo, In principio era la Bestia ve lo offre in poco meno di duecento pagine da leggere tutte d’un fiato, come si suol dire quando un libro è dotato di quel magnifico potere che ci impone di restare lì, lontani dal mondo, perduti in una dimensione fantastica eppure autentica, immaginata ma sincera.

Editore: Feltrinelli
Pagine: 160
Anno pubblicazione: 2023

AUTORE

Omar Di Monopoli, classe 1971, è uno scrittore italiano.

Dopo aver lavorato per un decennio come redattore e grafico all’interno di numerose piccole realtà editoriali del Salento, si è affacciato nel panorama culturale nazionale nel 2007 entrando a far parte del catalogo di autori delle edizioni milanesi ISBN.

Il suo primo romanzo è stato Uomini e cani (ISBN, 2007), seguito, l’anno successivo, da Ferro e fuoco (ISBN, 2008), una storia corale ambientata tra i nuovi schiavi della raccolta nei campi dello sperone del Gargano.

Nel 2010 per la medesima casa editrice è uscito La legge di Fonzi, terzo capitolo di questa ideale trilogia neo-western che narra di vicende ambientate in un paesino fittizio del brindisino stretto tra le maglie della Sacra Corona Unita.

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