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I protagonisti: Corso Bramard

Corso Bramard, copertina per I protagonisti

Rubrica a cura di Katia Fortunato
Articolo a cura di Rita Annecchino

Sono partita un po’ di tempo fa con l’intenzione di descrivere al meglio Corso Bramard, ma poi, man mano che rileggevo i libri di Davide Longo a lui dedicati, mi rendevo conto che non è possibile descrivere Bramard senza parlare di Arcadipane.

Loro sono come lo Jin e lo Jan, non esistono, sulla carta, l’uno senza l’altro e perciò anche qui ci saranno entrambi.

Si erano intesi come un cavallo e un bue attaccati allo stesso giogo

ci dice Longo ne Il caso Bramard per parlare di loro, anche se, all’inizio della storia, solo uno dei due lavora ancora in polizia.

Cesare Arcadipane, commissario lucano di stanza a Torino… braccio destro di Bramard vent’anni prima.

Ai tempi, però, del primo libro della serie, Bramard ci appare come un uomo distrutto, solo, che cerca di chiudere il suo unico caso irrisolto, quello che gli ha tolto in un colpo solo Michelle e Martina.

In realtà non può farlo direttamente perché non è più un poliziotto.

Ma il commissario Arcadipane non è disposto a lasciarlo solo e lo aiuta a suo modo, che poi è l’unico che Bramard accetterebbe.

Il Bramard che incontriamo per primo abita da quindici anni in una cascina come tante altre: pianta a L rivolta a mezzogiorno con le stanze sul lato corto, stalla e fienile su quello lungo.

Prima ancora, però di vederlo in casa, lo incontriamo in montagna.

È Lei a guidare i suoi passi da molti anni a questa parte.

La montagna decide che Bramard al momento non può morire, perché ha qualcosa da fare… qualcosa di importante, anzi di fondamentale.

E Arcadipane?

Sebbene il viso mostrasse uno per uno i suoi anni, negli occhi sembravano brillare ancora le insolenze della gioventù

Mi piace andare a cercare le espressioni esatte dell’autore per descriverli, perché anche se brevi sono molto eloquenti.

Bramard mangia sucai… Anche Arcadipane, ma solo perché ha preso il vizio da Corso.

Qui mi sono dovuta documentare, perché non sapevo cosa fossero i sucai e l’autore ci dà qualche indizio sporadico senza specificare nulla.

Ci dice in più di una occasione che non si trovano più così frequentemente, quindi qualsiasi cosa siano, si mangiavano una volta.

E quindi Bramard è un abitudinario.

Ci dice che stanno in una tasca quindi qualsiasi cosa siano, sono piccoli.

E Bramard, anche se stazionano in tasca da chissà quando, li mangia comunque…

E Arcadipane pure, nonostante incipienti problemi di stomaco che forse sono causati da un insieme di situazioni che pian piano scopriamo.

E quindi cosa sono i sucai, da cui Bramard non si separa mai?
Sono piccole caramelle gommose alla liquirizia ricoperte di zucchero, che si vendono sfuse. E le tasche dei due non ne sono mai sprovviste.

Tornando a Bramard, perchè si chiama Corso?
Lasciamo che sia lui stesso a dircelo:

Mio padre era nella X Mas. Pochi giorni dopo la fine della guerra, i comunisti vennero a prenderlo per metterlo al muro. Il fratello, che era stato badogliano lo salvò. Non si erano mai parlati e continuarono così anche dopo, ma mio padre gli disse che in cambio poteva chiedergli qualcosa. Mio zio gli fece promettere che avrebbe scelto lui il nome al primo figlio e quando sono nato mi ha fatto chiamare come un compagno che i fascisti avevano fucilato.

Ricapitolando:

Bramard era commissario e ora non lo è più

Aveva una famiglia e ora non ce l’ha più

Bramard aveva i suoi metodi per indagare… e ora è ancora indispensabile a risolvere i casi.

Arcadipane è un commissario giovane

Arcadipane ha una famiglia traballante: una moglie professoressa, Mariangela e due figli, Loredana, giudiziosa e studiosa, e Giovanni, che gioca a calcio mica tanto male.

C’è anche Trepet, il suo cane, con tre zampe, che non vuole nessuno.
Il compagno ideale insomma.

Arcadipane ha anche una psicologa che lo segue, ma se apriamo il capitolo Ariel non ne usciamo più!

La lectio magistralis di Bramard per Arcadipane?

Sei casi su dieci possono essere risolti grazie a qualcosa che sa una puttana

Non vorrei spoilerare troppo ma questo dovevo proprio dirlo, non sono riuscita a tenerlo per me!

Se continuo a parlare di loro svelo troppo, ne sono certa.
Posso dire che ne Il caso Bramard l’incontro con i due, per il lettore, è una sorta di onda d’urto, perché non scommetteresti una lira bucata su nessuno dei due e invece…

Posso aggiungere che ne Le bestie giovani facciamo incontri ravvicinati con la famiglia di Cesare Arcadipane.

In La rabbia semplice vediamo Cesare sbiadirsi fino a ritrovarsi e ne La vita paga il sabato è Corso a doversi ritrovare, all’ombra di qualcosa di grave…

E infine in Requiem di provincia finalmente torniamo all’inizio… finalmente tutto quello che abbiamo solo sentito dire, accade.

E Bramard beve… e non smette… e Arcadipane gli fa da angelo custode… tanto a quei tempi Mariangela ancora non c’è… o quasi…

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