La coincidenza
Spazio a cura di: Sharon Lattanzi
Domande a cura di : Federica Cervini

Autore: Edoardo Zambelli è nato nel 1984 a Città del Messico. Ora vive a Cassino. Nel 2016 pubblica “L’antagonista” e nel 2018 “Storia di due donne e di uno specchio”.
ThrillerLife: ciao Edoardo, grazie per aver accettato questa intervista! Iniziamo subito con le domande. Massimo, il protagonista del tuo noir, è un uomo che vive di coincidenze e proprio a causa di esse si trova coinvolto nella morte di Roberto. Alla domanda di Roberto se sia felice (della sua vita, del suo attuale lavoro) risponde “sono felice, a campare mi basta e va bene così”; non desidera di più ma alla morte dell’amico cerca una risposta, cerca un colpevole e probabilmente sta cercando sé stesso; come nasce l’esigenza di cercare risposte ed al contempo cercare il proprio posto nel mondo?
Edoardo Zambelli: Massimo è, per molti versi, un personaggio immobile. Si limita a esistere, senza pretendere troppo da sé stesso, dalla vita in generale. L’inizio del romanzo lo trova in un momento particolare, ancora ferito da una relazione sentimentale finita da poco e finita male. Almeno per lui. È un uomo che ha accettato l’idea che la vita possa essere poca cosa, senza grandezze o miserie esagerate. Galleggia, ha un lavoro che gli permette di campare, ha almeno un’amicizia vera e preziosa, quella con Claudio, e questo gli basta.
Ciò che gli piomba addosso, alla morte di Roberto, suo amico ma nemmeno tanto, è la possibilità dell’avventura, l’opportunità di vivere una storia romanzesca. È quasi un gioco, per lui, questo entrare in una dimensione che del mondo “vero” ha poco. Poi le cose vanno come vanno, e questa è un’altra storia. Alla fine, qualcosa ne ricava ma niente di particolarmente consolatorio. Mi piaceva l’idea di avere un protagonista che nel suo cercare fosse mosso dalle stesse motivazioni che muovono un lettore – non so se valga per tutti i lettori, sicuramente vale per me: abitare una vita che non gli appartiene, dimenticare sé stesso, sognare.
ThrillerLife: “Non so se fosse proprio gelosia. Non direi. Era piuttosto una sensazione di inadeguatezza, mi sentivo fuori posto”: Massimo sta parlando della fine della sua relazione con Sara.
Vuoi descriverci il loro rapporto ed il senso di inadeguatezza che rappresenta una delle caratteristiche del protagonista?
Edoardo Zambelli: Il rapporto tra Massimo e Sara si consuma nell’arco di pochi mesi, e occupa una dimensione fisica molto ristretta: una camera d’albergo, dove periodicamente si incontrano, e i dintorni della stazione Termini a Roma, dove qualche volta passeggiano. Il più, comunque, è nella camera d’albergo. È una storia, la loro, piena di cose taciute, di silenzi, di paure inespresse, è quasi un incontro di fantasmi. Abitano un mondo fragilissimo, basta poco – una parola di troppo, un gesto sbagliato, un pensiero fuori posto – e tutto si sbriciola. Sara rimane, fino alla fine, qualcuno di cui poco si sa e poco si capisce.
È un personaggio che mi piace molto forse proprio perché non l’ho capita fino in fondo nemmeno io. Per quel che riguarda la seconda parte della domanda, credo che il senso di inadeguatezza di Massimo – per lo meno nella storia con Sara – nasca da una specie di sentimento di perdita in anticipo. Mi spiego. Massimo sa che la sua storia con Sara è destinata a finire, e lo sa da subito.
Non si concede nemmeno per un attimo la fantasia di un amore che possa durare, un amore che possa sopravvivere al di fuori di quel piccolo perimetro che si sono inventati. E difatti, Massimo ha pochissima parte attiva nella loro relazione. È Sara che la inizia, è Sara che la conclude. Massimo si limita a lasciarsi attraversare, prendendo quello che può, ma senza grandi speranze. Questo, ovviamente, non lo protegge dal dolore. Ne esce schiantato, e parte del romanzo è il suo tentativo di recuperare una qualche stabilità.
ThrillerLife: nel tuo noir si può dire che ci sia “una storia nella storia”: mi riferisco ai capitoli dedicati a Maria e Mirco. La loro è una “vera” storia d’amore, a differenza di quella tra Massimo e Sara (o quella tra Roberto ed Anna). Vuoi parlarci dei differenti tipi di rapporti esistenti tra queste tre coppie?
Edoardo Zambelli: Le tre relazioni mi sembrano, in realtà, molto più simili di quanto possa apparire a un primo sguardo. Sono, almeno ai miei occhi, tre variazioni attorno a un unico tema di fondo: l’amore perduto. La perdita si verifica di volta in volta in maniera differente, questo sì. E certamente l’amore tra Maria e Mirco è quello più “puro”. D’altronde è un amore giovanile, il loro, vissuto con tutta la forza e l’intensità che è propria di una certa stagione della vita: la giovinezza, appunto.
Gli altri sono amori più complicati, più adulti e in un certo modo anche più violenti e sbagliati. L’amore, un po’ da tutti i personaggi, è vissuto come un qualcosa che ferisce da cui si esce pesti e pieni di lividi. Non ci avevo mai pensato prima ma mi rendo conto adesso, rispondendo alla domanda, che il tema delle relazioni sentimentali, nel mio romanzo, è fortemente connesso a un altro tema: l’impossibilità di capire l’altro, di conoscerlo fino in fondo. Tutti gli amori – non parlo in generale, mi riferisco solo a quelli che nelle mie pagine nascono e muoiono – finiscono perché c’è sempre qualcuno che va a sbattere contro la zona buia di qualcun altro.
ThrillerLife: parliamo di coincidenze e di destino: tu credi che la nostra vita si costruisca di coincidenze (o sliding doors, imprevisti e situazione insolite) o credi in un destino già predeterminato?
Edoardo Zambelli: L’idea di un destino predeterminato non mi è mai stata particolarmente simpatica. Mi piace di più pensare che la vita sia il risultato di tante circostanze imprevedibili, di coincidenze, piccole e grandi, di strade che misteriosamente si incrociano.
ThrillerLife: vuoi parlarci dell’Historiale – il museo multimediale della guerra presente a Cassino?
Edoardo Zambelli: Dell’Historiale non so molto più di quello che c’è nel romanzo. L’ho visitato una sola volta, quasi dieci anni fa, e mi è sembrato un posto davvero molto bello e suggestivo. Racconta bene la tragedia che è stata la Seconda guerra mondiale nella zona di Cassino. A differenza di quel che ne dico nel romanzo, però, il museo è ancora aperto – chissà perché, nella mia testa, un museo abbandonato è più affascinante di uno in funzione.
ThrillerLife: moltissimi sono i libri citati da Massimo in “La coincidenza”: “L’ultimo vero bacio” di James Crumley, “La promessa” di Friedrich Durrenmatt, “Le braci” di Sandor Marai, e tantissimi altri. Quali sono i 3 libri che sono stati più importanti per la tua formazione di scrittore e ai quali sei maggiormente legato?
Edoardo Zambelli: Senza esitare, rispondo: Sessanta racconti di Dino Buzzati, L’ombra abitata di Alberto Ongaro e Notturno indiano di Antonio Tabucchi. Sono, tutti e tre, libri che leggo e rileggo ormai da anni. Pur conoscendone interi passaggi a memoria, ancora mi parlano, ancora mi sorprendono. E, cosa più importante, ancora mi insegnano qualcosa.
ThrillerLife: quale messaggio vuoi lasciare ai lettori di Thriller Life?
Edoardo Zambelli: Ai lettori di Thriller Life che leggeranno le mie parole dico solo una cosa: grazie.
La redazione di Thriller Life ringrazia Edoardo Zambelli per la disponibilità.